Mi rialzo, un po' stordita, un po' impaurita. Non credo sia Orfeo... Si sarebbe avvicinato a me, non avrebbe ruggito.
Raccatto quei due sputi di coraggio ormai rimasto, e tremando mi avvicino al suono. Passo dopo passo diventa assordante e non riesco a percepire da dove provenga. Nel mentre mi addentro nel labirinto. Per mia fortuna non c'è tutto quel freddo da farmi formicolare il corpo.
«Okay, adesso non si gioca più. Sono stufa di tutti questi scherzi! Drago! Chiunque tu sia, mostrati!».
Pianto i piedi a terra, spavalda. Quel rumore si è placato, e ci sarebbe stato un silenzio di tomba se dopo aver pronunciato quella frase con fierezza non fossi caduta a terra, come un pollo per colpa del pavimento gelato. Ci metto un po' a realizzare. Pavimento gelato??! Cosa!? Mi rialzo –per la seconda volta–, e cercando di non scivolare, mi avvicino, lentamente, “all'uscita”.Speravo lo fosse.
«UN VICOLO CIECO? STAI SCHERZANDO SPERO!». La mia calma mi porta a buttare un urlo. Detesto i posti stretti, i labirinti, I VICOLI CIECHI SOPRATTUTTO. Devo essere paziente e non allarmarmi, anche se questo disco rotto ha ricominciato a stordirmi. Okay, adesso basta pensare, iniziamo ad agire Chiara, è solo un'altra prova d'addestramento più realistica no? Sei forte.
Torno indietro. Inizio a camminare, un piede davanti all'altro, striscio la spalla sinistra contro il muro di pietra per avere un sostegno. Giro a sinistra, a destra, dinuovo a destra, sinistra. Continuo così per un po' di tempo.
«Huh?» Smetto di camminare, e continuo «Non sento più quello strano rumore.» Mi ricompongo e mi guardo attorno in cerca di... Non lo so, qualcosa. Inizio a vagare fra le altre vie. Ad ogni angolo un brivido mi attraversa tutto il corpo, esito a guardare oltre. In uno di questi “vicoli” intravedo una luce sbucare dal nulla, trasalisco. Devo seguirla vero? Tsk, d'accordo, penso. Mi avvicino cautamente allo spiraglio di luce. Non è una luce solare, è più una luce da focolare. «OH TI PREGO!» Altro vicolo cieco. «Adesso sono stanca di girare in tondo. La mia pazienza ha un limite». Mi avvicino alla parete e inizio a toccarla, a spingere. Invano. Colpisco il muro con un pugno. Un'altra volta. Un'altra volta ancora. Mi cade una lacrima, faccio fatica ad accorgermene. Inizio a capire di star piangendo quando cado a terra e delle gocce d'acqua bagnano il terreno. «Perché?» Singhiozzo. «Perché? Perché? PERCHÉ?!» Ho perso la mia pazienza, non succedeva da molti anni.
«Sono stanca, volevo solo ritrovare i miei amici. I miei draghi. Il mio piccolo Sputacarne». Faccio una pausa fra un singhiozzo e l'altro. «Il mio piccolo cucciolo.» Non riesco a ragionare lucidamente, non trovo niente di positivo a cui aggrapparmi. La mia mente sta proiettando dei vecchi ricordi di me e lui: la prima volta che lo vidi, il primo compleanno passato con lui, il primo Snoggletog passato da sola insieme a Fior Di Latte e Sputacarne. Non riesco a pensare ad altro. Mentre ripenso a tutti questi momenti mi accorgo che la mano è gelida, non capisco il motivo. Il pavimento non è freddo. Giro la testa a destra e a sinistra. Poi sento qualcuno ridere.Quel qualcuno è Sputacarne, posizionato sopra la mano che mi sorride.
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«𝓛𝓪 𝓵𝓮𝓰𝓰𝓮𝓷𝓭𝓪 𝓭𝓲 𝓑𝓮𝓻𝓴»
FanfictionQuesta è Berk. È dodici giorni a nord di disperazione e pochi gradi a sud di morire di freddo, si trova esattamente sul meridiano della miseria. Il loro villaggio, in una parola: solido, ed è qui da sette generazioni, ma ogni singola costruzione è n...