Capitolo 9

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Aitor

"Allora, Aitor è pronto? Fede ci sta aspettando in macchina" 

"Si, è di sopra." Xavier sospira, si sente che è preoccupato per qualcosa. E non sono l'unico ad accorgermene.

"Che succede?" Mi nascondo dietro il muro, consapevole del fatto che se entrassi ora nel salone, lui si bloccherebbe. Non si fa mai vedere scosso davanti a me, così come Jordan. È come se si impegnassero a fondo per farmi sempre pensare che vada tutto bene.

"Posso farti una domanda?" Sento qualcosa che striscia, probabilmente stanno portando la valigia vicino alla porta d'ingresso. "In realtà... volevo chiedertelo da un po', dalla cena a casa vostra."

"C'è qualcosa che ti preoccupa?"

"È che... Non dirlo a Jordan, perché anche lui ci sta male. L'altra sera abbiamo notato come Fede non si facesse problemi a chiamarvi 'papà', nonostante non foste i suoi genitori biologici. Aitor non è così... Lui... Aitor non ci ha mai detto che ci voleva bene, non ci ha mai chiamato 'papà'. È solo.." Fa una piccola pausa, in cui il silenzio più assoluto è interrotto solo dal battito del mio cuore che non riesce a stare fermo. "Perché Aitor non ci riesce? È da anni che è con noi, lo abbiamo adottato che ne aveva sei e a volte mi chiedo se sia stata la scelta giusta."

"Ti stai pentendo di aver adottato Aitor?" Il cuore mi salta, Xavier non mi vuole più come figlio?

"Cosa? No! No, assolutamente! Aitor mi ha colorato la vita! La mia e quella di Jordan. Amo mio figlio. Ma è proprio questo il punto. Io lo considero a tutti gli effetti mio figlio. Lui non riesce neanche a dirci che ci vuole bene. E lo vedo che ci prova, solo che poi si trattiene. Come se pensasse che non fosse giusto. Io mi chiedo soltanto se lui sia felice con noi, se non avrebbe preferito qualcun altro. Se non avrebbe preferito i suoi veri genitori..." La sua voce si affievolisce sulla fine e io vorrei solo avere il coraggio per corrergli incontro e abbracciarlo. Ma sono un codardo e non ci riesco. Non ci riesco. Perché non riesco a farlo?

"Aitor vi vuole bene, Xavier. Ve lo assicuro. Lo so perché vedo come vi guarda. Lo vedo. Con voi si sente protetto, come non si sente con nessuno. Il fatto che non riesca a mostrarvi a parole i suoi sentimenti, non significa che non ne provi. Fede è diversa. Lei, fin da piccola, è stata una bambina espansiva. Quando l'abbiamo presa con noi, non faceva altro che trotterellare in giro per casa. Fede corre da noi anche se si buccia un ginocchio. Aitor, da quel poco che ho visto, è più il tipo da correre via e disinfettarsi da solo, senza farsi scoprire, perché ha paura che anche una semplice ferita possa essere un peso, per voi. Lui fa di tutto per non farvi pentire di averlo preso con voi."

"Ma lui non potrebbe mai essere un peso, per noi! E io non so come farglielo capire."

"Sapete perché io e Mark non lo abbiamo sostituito, alla fine del primo tempo? Perché sapevamo che voi due eravate sugli spalti. Siamo stati sicuri nel tenerlo in campo, ma non per questione di favoritismo. Lui doveva essere lì perché lo voleva. Lo voleva così tanto. Il suo non è solo un giocare a calcio. Il suo è metterci cuore e passione nel dimostrare il vostro calcio. Quello che tu e Jordan gli avete insegnato. E, nonostante l'errore, abbiamo capito che lui doveva rimanere in campo per riscattarsi. Perché se fosse uscito, non avrebbe avuto occasione di rimediare all'errore e vi avrebbe delusi, nella sua testa. Voi dovevate vederlo giocare al massimo, in una vera squadra, perché è ciò che lui aveva bisogno di farvi vedere. È così che vi dimostra quanto vi vuole bene. Quanto è fiero di essere vostro figlio."

"Io vorrei solo che sapesse che noi ci siamo, sempre. Per lui, per ciò di cui ha bisogno. Non sarà un calcio ad un pallone, o una partita a renderci fieri di lui. Noi lo siamo già." Sospira, mentre io mi asciugo con il polso della felpa la lacrima sfuggita ai miei occhi. "Sei sempre stato un bravo osservatore, Jude. Grazie per le tue parole, mi servivano."

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