Capitolo 14

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Aitor

Quando mi sveglio sento un vociare confuso che proviene dal piano di sotto. Mi giro verso il letto di Lucian, trovandolo vuoto. La sveglia suona, segno che sono appena scattate le nove di mattina. 

Sbadiglio e scalcio le lenzuola dal letto. Mentre scendo di sotto incrocio Riccardo e Eugene che invece salgono le scale.

"Buongiorno, Aitor"

Faccio un cenno, ancora mezzo addormentato e raggiungo la cucina. Trovo Fede e Gabi seduti al tavolo che parlottano tra di loro. 

"Buongiorno Ait! Come stai stamattina?" 

"Bene" prendo una tazza, la riempio di latte freddo e mi siedo di fronte alla mia migliore amica, cercando di evitare di guardare alla sua destra. 

Sento gli occhi di Gabi addosso ma, dopo ciò che è successo ieri, non voglio parlargli.

Dio, sono stato patetico. Non sono pronto alla sua pietà.

"Che fine hai fatto poi ieri? Dopo pranzo non ti ho più trovato."

Alzo le spalle. "Dormivo"

"Hai sprecato l'unico giorno libero per dormire?" Sento lo scetticismo nella sua voce e la preoccupazione le tinge le iridi verdi.

Annuisco, mettendo in bocca un biscotto. 

"Tutto bene, Aitor? Sei strano" Alzo nuovamente le spalle e non rispondo, limitandomi ad inzuppare un nuovo biscotto nel latte. Forse avrei dovuto riscaldarlo.

Lei guarda Gabi, poi lascia perdere. 

"Vado a cambiarmi, dovreste muovervi anche voi. Tra mezz'ora inizia l'allenamento."

Rimasto da solo con Gabi, una strana ansia inizia a salirmi. La gamba inizia a tremare e la mano non riesce più a tenere saldamente il biscotto, che si spezza e cade nella tazza schizzando il latte ovunque.

Mi alzo di botto, ma nel farlo la mia gamba sbatte contro il tavolo, che trema. Il latte si versa su tutta la superficie, mentre Gabi si sposta leggermente indietro con la sedia e mi guarda sbalordito.

Un idiota, Aitor! Così penserà che tu sei veramente un idiota!

Mi mantengo il ginocchio, che fa male nel punto in cui ho sbattuto, e mi allungo verso il mobile per prendere due tovaglioli. 

"Stai bene?"

"MhMh" Annuisco, e evito ancora di incrociare il suo sguardo. 

"Vuoi che ti aiuti?" Scuoto la testa. "Sei sicuro che vada tutto bene?" Annuisco.

Parlagli, Aitor. Così sembri stupido!

Apro la bocca, per dire qualsiasi cosa, ma non emetto un fiato. Le guance mi si accaldano e sono sicuro di essere diventato rosso. Abbasso la testa, coprendomi il volto con i capelli.

"È per ciò che è successo ieri?" La mia mano si blocca, ma continuo a non parlare. "Dopo che ci siamo abbracciati sei corso dentro e non ti ho più visto."

"Io..." Deglutisco, ma non riesco a dire altro dall'imbarazzo.

Andiamo, Aitor! È Gabi: la Big Babol gigante! Non puoi imbarazzarti con lui.

A quanto pare però il mio corpo non ne vuole sapere di ascoltare il mio cervello, tanto che dopo aver messo la tazza nel lavandino, scuoto la testa e scappo al piano di sopra.

"Aitor!" Sento che mi chiama ma io mi chiudo nella stanza. 

Mi cambio e, quando arrivo al campo, vedo che ero l'unico ancora assente.

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