-III-

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MOREAU ADRIEN

A quanti uomini, presi nel gorgo d'una passione,
oppure oppressi, schiacciati dalla tristezza, dalla miseria,
farebbe bene pensare che c'è sopra il soffitto il cielo, e che nel cielo ci sono le stelle.
Anche se l'esserci delle stelle non ispirasse a loro un conforto religioso, contemplandole,
s'inabissa la nostra inferma piccolezza, sparisce nella vacuità degli spazi,
e non può non sembrarci misera e vana ogni ragione di tormento.

Che sia il tuo mondo a crollare o tutto il resto, c'è solo una ragione che terrebbe in piedi un essere umano ed è lo sguardo della persona che ama.

Così Adrien perse la ragione, non comprese più nulla, solo un obiettivo si era predisposto: andarlo a riprendere e riportarlo a casa.

Se non sarai tu a restare, sarò io a venire da te

Non dovette rifletterci molto su come potesse fare, bastò andare da Elijah, chiedergli la lettera di arruolamento, tranquillizzarlo dicendogli che ci avrebbe pensato lui e procurarsi i documenti falsi da Daniele per compiere la trasgressione più pericolosa e folle della sua vita.

«Sei tu che hai dato i documenti a Jack con sopra il mio nome?» chiese bruscamente, quando il maggiore dei Martinelli gli aprì la porta della sua nuova dimora. Era ampia e Adrien se la ricordava dai tempi del ballo in maschera. Certo ci era tornato, in quel posto, ma mai era stato bello come la prima volta, quando lui e Jack si erano inoltrati nella biblioteca e al cospetto del silenzioso giudizio di Jane Austen si erano amati.

«Credi che io avrei mandato in guerra mio fratello piuttosto che te? Ti sbagli» lo tenne sull'uscio, non voleva farlo entrare in casa con quella rabbia, ma soprattutto Daniele non voleva che Edoardo venisse a sapere che il fratello era in un campo di addestramento, quando a lui era stato proibito in tutti i modi. Il fatto che vivessero in un'abitazione non loro aveva permesso a entrambi i ragazzi di non esser rintracciati, così, quando non si erano presentati alla convocazione per l'arruolamento, nessuno aveva saputo dove cercarli.

«Allora, se vuoi che lo riporti indietro, procurami dei documenti falsi»

«Con che nome?»

«Elijah Garnier» Adrien usò un tono che non ammetteva eccezioni.

«Entro domani te li spedirò»

Si voltò per andarsene, ma quando era quasi al cancello sentì Daniele rivolgergli ancora la parola.

«Riportalo a casa»

Non avvertì nessuno, né sua madre, né suo padre e nemmeno Carl. Partì di notte, con solo uno zaino in spalla e si diresse al treno con una bicicletta che abbandonò sulla banchina.

Non gli vennero poste domande, lui era a tutti gli effetti Elijah Garnier, un soldato pronto a morire per la patria.

Lo incontrò, Jack. Si faceva chiamare Moreau, non per nome, perché non voleva macchiarglielo, e quando lo vide in quel posto, così pericoloso e pieno di rumori assordanti, Jack non poté fare a meno di sgranare gli occhi e trattenere il fiato. Per un istante, un brevissimo istante, si convinse di star sognando, di aver desiderato talmente tanto di poterlo vedere un'ultima volta da crearsi un'immagine quasi reale davanti agli occhi. Ma era lì, fisicamente.

«Che ci fai qui?» gli urlò contro, con la disperazione che gli serrava la gola e gli prosciugava le lacrime ancor prima che potessero venir versate. Gli avrebbe lanciato contro dei sassi, come un tempo facevano insieme sulle sponde del lago per contarne i balzi, ma si trattenne perché la rabbia si scontrava prepotentemente con l'irrazionale gioia di poterlo vedere ancora una volta.

Segreti in mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora