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"Harry fai preparare il distillato a me" Sbraitò Hermione.
"Lo farò io, ma sotto la tua guida"
Hermione sospirò affranta, incapace di replicare.
"Va bene" Sussurrò, incrociando le braccia.
Poi Harry si voltò verso Draco, che era entrato nella stanza furtivamente.
"Ho un compito anche per te Draco" Disse Harry. Il biondo si preparò all'ascolto.
"Dimmi pure"
"Devi dire alla professoressa McGranitt, al professor Lumacorno e Vitious di preparare la cupola difensiva"
"Perché?"
"Perché quando saremo pronti a combattere, lo farò entrare nella mia mente. Ci sarà una battaglia di eguali proporzioni della precedente, e sono sicuro che Voldemort è più spietato di prima. Mi dispiace dirlo e pensarlo, ma neanche questa volta Hogwarts sarà immune" Ad Harry faceva male quella verità. Ci sarebbero stati di nuovo morti e feriti.

Ron, Ginny e Luna radunarono nella Stanza delle Necessità gli studenti più grandi, mentre la professoressa McGranitt scriveva lettere ai genitori degli studenti del primo e secondo anno, per far ritirare i bambini da una cosa così grossa.
Persino Hagrid mise a disposizione la sua moto, per accompagnare in ogni dove quei bambini, seppur fossero pochi.
"Bene ragazzi," iniziò titubante Ron, "forse non molto conosceranno l'Esercito di Silente."
I ragazzi scossero la testa. "Al quinto anno era un'organizzazione segreta, dove ci esercitavamo per la difesa. Harry in persona ci insegnò tutti gli incanti."
Ginny continuò. "Noi saremo l'Esercito del Bene, perché è per questo che combattiamo."
"Qualcuno sa spiegarmi cos'è uno Schiantesimo?" Interruppe Luna.
Un ragazzo dagli occhi azzurri e dai capelli castani parlò. "È una pratica per appunto «schiantare» l'avversario. Si usa con Stupeficium."
"Ottimo, tu sei?" Domandò Luna, con un sorriso sul volto.
"Beh, mmh.... Scamandro, nipote di Newt." Luna era incredula. Il nipote del più famoso naturalista era lì ad Hogwarts!
Draco, sbirciando, notò un sorriso che Luna sfoderava solo con lui. E lo faceva al nipote del naturalista, parlando incessantemente. Forse ciò che avevano loro era sbagliato. Di sbagliato forse niente, ma di scelte sì.
Draco entrò furioso dentro, cercando di essere il ragazzo di qualche minuto prima.
"Ron, stasera faranno la cupola. Dobbiamo affrettarci."
"Ed Harry? Sta preparando il distillato?"
"Sì, con la Granger." Ron storse le labbra, stringendo i pugni.
"Si chiama Hermione." Scandì.
Draco si scusò, non voleva offendere. La rabbia era molta, non solo per un fatto sentimentale: avrebbe combattuto contro suo padre.

"Il calice è spento?" Domandò per la millesima volta Hermione.
"Sì"
"Allora iniziamo." sospirò, "Versa cautamente la fiala di acqua pura."
Harry eseguì, ed un pizzicolio si fece strada nel suo petto. già, chi la facevo doveva metterci le ossa. ma la avrebbe fatta con Hermione quindi non sarebbero morti. O almeno così sperava. Ora toccava alla ragazza.
"Mescoliamo con magia." Sentì indebolirsi le gambe, ma resistette.
"E la Rosa, ti porterà via." Concluse Harry, sentendosi debolissimo. Non riusciva ad alzarsi.
Un lampo di luce sbucò dal calice, ed illuminò di arcobaleno tutta la stanza.
Era pronto.
Ma Harry ed Hermione erano troppo esausti per finirlo. Hermione allungò la bacchetta su se stessa, pronunciando "Wingardium Leviosa".
Anche Harry fece lo stesso, e si auto-portarono nella Stanza delle Necessità.

Ron alla vista di Hermione così pallida, così fragile e debole, le andò incontro. Aveva capito di amarla più della stessa sua vita.
Accanto a lei Harry riuscì ad intravedere una figura che gli teneva la mano, accarezzando i suoi capelli.
Il tocco delicato era di Ginny. La sua Ginny. Sapeva che ben presto non sarebbe stata più una Weasley, ma una Potter.
Tutti stettero a guardare. "Questo è l'amore, ecco per cosa dobbiamo lottare. Per chi ci ama, perché noi amiamo il bene." Proferì parola Luna, lasciando di stucco tutti.
"Esattamente." Sibilò Harry con una voce fioca. "Chi è con me?"
Un gridò si sollevò nella stanza, lasciando impresso un sorriso sul volto di Harry.

La famiglia Weasley, Xenophilius Lovegood, Kingsley, e molti altri volontari arrivarono ad Hogwarts. Un volteggiare di colori comparì nell'aria. Vitious, Lumacorno e gli altri professori stavano costruendo la cupola difensiva. Quasi, e tutto sarebbe scomparso di nuovo.

La cupola era stata fatta, i ragazzi erano stati addestrati dopo una mezz'oretta da Harry ed avevano imparato gli incantesimi più famosi.
Sarebbe giunto il momento ben presto.

Harry rifletté finché non fosse certo che sarebbe stato pronto a morire pur di salvare tutti. Ma come faceva bere il distillato al suo nemico?

Mentre pensava a tutto questo incessantemente, un'ombra oscura lo attraversò come uno spettro. E lo vide, forse nella sua mente. Voldemort.

Ora niente lo avrebbe più fermato, perché sapeva che era nella scuola. E avrebbe combattuto sicuramente, Harry era soltanto una pedina per poter fare scacco matto. Ed Harry questo non lo sopportava. L'avanzata nemica avanzava, spietatissima. Ma loro avrebbero contrattaccato, perchè erano l'Esercito del Bene.

Harry rinsavì tra gli sguardi preoccupati di tutti, che lo fissavano. Era svenuto, poichè la testa gli faceva un dolore lancinante. "Ci siamo." sussurrò, mentre un grido di preoccupazione uscì da una ragazza dal volto sconosciuto.

"Mantenete la calma." vociò la McGranitt, con il viso corrugato in un'espressione stanca. ma la calma era poca, perché Colui-Che-Non-Deve-Essere-nominato sarà vicino a loro, ed allora il suo nome non farà più paura. La sua vista, lancerà brividi glaciali per chi ha vissuto e chi deve vivere la Terza Battaglia.


*Capitolo corto, mi scuso. E' un capitolo di transizione: nel prossimo ci sarà la Battaglia.*

Harry Potter e La Rosa Argentea.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora