22. Eliane

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Eliane Gellerson riusciva fortunatamente a tenere tutti i preparativi del matrimonio sotto controllo

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Eliane Gellerson riusciva fortunatamente a tenere tutti i preparativi del matrimonio sotto controllo. Cercava spesso di restare calma quando impartiva ordini, che diventavano sempre più importanti mano a mano che il gran giorno si avvicinava.

Quel pomeriggio, Juliet aveva appena salutato Louise e Andie, che erano venute a farle visita e se ne stavano andando, quando si accorse di essere rimasta da sola nella sala da tè. E lo stanzino delle stoviglie era là, incustodito. Jonathan non c'era, era uscito per la prova dell'abito, ed Eliane era nelle sue stanze. Nessuno l'avrebbe disturbata.

Juliet sospirò, passando entrambe le mani sulla gonna verde chiaro, ed entrò nello stanzino. Guardò la porta della vecchia stanza di Agatha per un po', quando sentì un rumore provenire dall'antico mobile delle stoviglie. Afferrò la maniglia della porta, ed entrò nella camera proprio mentre il mobile si spostava.

Lasciò la porta socchiusa quel tanto che le bastava per vedere cosa stesse succedendo. Il mobile venne spostato a destra da qualcuno, e il maggiordomo che l'aveva cacciata con scortesia la volta in cui aveva rotto la carta da parati, uscì da un'apertura grande come una porta. Dunque era così che poteva entrare nello stanzino senza essere visto. C'era un'entrata segreta dietro il mobile.

Juliet si spostò dalla porta, temendo che il maggiordomo potesse vederla. Ma non servì granché. Infatti un istante dopo la porta venne aperta, e la ragazza si trovò il maggiordomo davanti, che la guardava con un cipiglio molto severo.

«Signorina, vi avevo detto chiaramente che a voi è vietato venire in questa stanza» la rimproverò. «E adesso, per ordine della padrona, lei deve venire con me.»

«Cosa?»

Il maggiordomo spostò la mano sinistra da dietro la schiena, rivelando un sacco. Con la mano libera afferrò il polso di Juliet con forza, e le infilò la testa nel sacco, bloccandole le braccia e spingendola.

«Lasciatemi!» esclamò lei.

«Non ora; la signora vuole conversare con voi.»

La signora...

Juliet venne condotta dal maggiordomo attraverso il passaggio segreto che si celava dietro il mobile delle stoviglie. Non riusciva a vedere alcunché, quindi inciampò diverse volte e il maggiordomo, fortunatamente, non la fece rovinare per terra.

Lei sentì che cambiavano luogo, infatti perpecì un forte odore di fragola che la nauseò. Il maggiordomo continuò a spingerla, e la fece sedere su quella che sicuramente era una poltrona, dato il comodo cuscino, lo schienale e i braccioli ai lati, imbottiti.

Dopodiché le sfilò il sacco dalla testa. Davanti a lei, sul grande letto a baldacchino dai colori rosati, sedeva Eliane Gellerson, le mani giunte in grembo e una serietà che mai Juliet le aveva visto dipinta in viso.

Il maggiordomo lasciò rapidamente la stanza, non prima di aver fatto un veloce inchino alla padrona di casa, andandosene attraverso una porticina aperta che doveva portare alla stanza delle stoviglie.

«Volevo parlarvi» disse Eliane, fissando la futura nuora.

«Be', scusatemi allora se non ho desiderio di ascoltare ciò che avete da dirmi!» esclamò Juliet, furibonda, con le guance rosse di rabbia. «Non è questo il modo di trattare la gente.»

«Oh, Juliet, non potevo permettere che tu vedessi attraverso quale delle tante vie il maggiordomo ti ha condotta qui!»

«Perché? Temete forse che io possa passare per esse e trovare un'altra porta segreta?»

Eliane sorrise, ma non come faceva sempre. Quel sorriso aveva qualcosa di sinistro, inquietante.

«Mi è giunta... voce, che tu abbia trovato la stanza di Agatha.»

«Per voce intendete il maggiordomo?»

«Non ha importanza» disse Eliane, facendo un veloce gesto con la mano.

Poi fece un sorriso furbo.

«Quello che importa è che Jonathan non dovrà mai sapere di questo.»

«Questo cosa?» fece Juliet.

«Tutto. Della porta di Agatha e di quello che ti sto dicendo.»

«Perché non dovrebbe sapere della porta di Agatha? Non lo sa già?»

«Oh, ma certo che lo sa. Solo che... non voglio che si ricordi, Juliet. Il suo dolore è stato il mio dolore. Qualcosa di... terribile. Oh, ma tu non sai nemmeno chi era Agatha. L'unica cosa che devi fare è non parlare di lei con mio figlio, non devi lasciare che il passato torni a tormentarlo.»

L'unica cosa che Juliet riuscì a pensare ascoltando quelle parole fuoriuscite dalla bocca di Eliane Gellerson, era che c'era qualcosa di troppo strano. Veniva portata dalla futura suocera con un sacco in testa, anche se ormai sapeva dei passaggi segreti, e costretta a non rivelare niente a Jonathan perché altrimenti il passato lo avrebbe tormentato. A Jonathan bastava poco per ricordare Agatha, Eliane forse non voleva far sapere al figlio come aveva trattato la futura nuora.

«Inoltre, Juliet» continuò Eliane «non devi più avvicinarti a quella porta.»

Il suo tono di voce era cambiato, passando da madre preoccupata a suocera minacciosa.

«Smetti di tornare in quella stanza. Smetti di indagare su Agatha. Smetti di pensare al passato di mio figlio.»

Juliet non poté fare altro che annuire.

«Va bene. Farò come desiderate.»

Ecco la grande bugia che aveva pronunciato. Il comportamento di Eliane era troppo strano per non indagare ulteriormente. E Juliet non era una che lasciava perdere i suoi obiettivi solo perché le era stato detto di farlo. Cosa sarebbe potuto succedere se avesse continuato?

Niente di cui preoccuparsi, di certo.

La ragazza si congedò, e uscì dalla stanza. In quel momento, la sua unica vera certezza era che non avrebbe smesso di cercare le risposte ai quesiti che l'avevano assalita sin dal proprio arrivo a Villa Gellerson.

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