Epilogo

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Londra, 1827

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Londra, 1827

Juliet Gellerson sedeva comoda sull'ampio dondolo bianco, sistemato nello spazioso giardino della villa. Si accarezzava piano il ventre, che diventava sempre più grande mano a mano che il tempo passava.

Sospirò. Essere nel settimo mese di gravidanza per la quarta volta non era il massimo, ma il risultato valeva la più grande sofferenza.

David era stato concepito durante la prima notte di nozze, e aveva dieci anni. Seguivano poi Leonard, di sette anni, e Hannah, di cinque. La piccolina doveva essere l'ultima figlia, secondo i programmi di Juliet e Jonathan, invece... be', era successo per la quarta volta.

Lei se lo sentiva, era una femmina. Ne era sicura. Aveva quel sentore femminile che una mamma acquisisce durante la fase più avanzata della gravidanza.

L'odore delle rose gialle attorno a lei era molto piacevole, quindi chiuse gli occhi. La quiete, però, non durò quanto sperato.

«Mamma! Mamma!»

Juliet strinse i denti e sospirò. Suo malgrado aprì gli occhi, e fissò sua figlia correre verso di lei, con Leonard alle calcagna.

«Mamma!»

Hannah arrivò davanti alla madre, e salì con un pochino di difficoltà sul dondolo.

«Leo mi ha tirato i capelli!» esclamò con la sua vocina dolce che molto spesso ingannava.

Doveva essere vero, perché le ciocche scure della bambina erano arruffate, e il fiocco sciolto.

«E tu che cosa gli hai fatto?» chiese allora Juliet, in quella che era la quotidianità.

«Mi ha dato uno schiaffo!» intervenne Leonard, con il fiato corto.

Si posizionò alla destra della madre, sporgendosi a sinistra per guardare la sorellina oltre il pancione di Juliet, mostrandole la linguaccia.

«Ma tu mi hai preso la bambola!» strillò Hannah, scoppiando poi in un pianto esagerato.

Spesso la bambina veniva sottovalutata, a causa della sua tenera età: in realtà la piccola Gellerson era molto intelligente, nonostante avesse da solo un paio di mesi festeggiato il quinto compleanno.

Infatti, conoscendola meglio di chiunque altro, Juliet non si intenerì, come Hannah invece sperava. Asciugò le lacrime della figlia passandole la mano sul viso, e si preparò a sentire la controbattuta del figlio.

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