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Vediamoci stasera in giardino, nell'orario che più preferite. Io sarò lì ad aspettarvi
Sinceramente vostro,
JonathanJuliet continuava a pensare a quel bigliettino di pergamena che aveva trovato davanti alla porta della propria stanza. Era uscita con l'intento di dirigersi nella sala per la colazione, e l'aveva trovato sul pavimento, insieme a due petali di una rosa gialla che invece aveva scoperto essere sulla propria sedia della sala da pranzo.
Jonathan sarebbe stato fuori tutto il giorno a causa di alcuni preparativi del matrimonio di cui aveva deciso di preoccuparsi in prima persona.
Juliet non riusciva a capacitarsi di come fosse cambiato il fidanzato dal loro primo incontro fino ad allora. Era diventato una persona completamente diversa, e questo le faceva battere il cuore, perché significava essere importante per lui dato che era riuscita a penetrare nella corazza in cui era chiuso dalla scomparsa di Agatha.
Agatha... povera ragazza. Il fatto che Eliane avesse ordinato alla futura nuora di evitare di indagare ancora, aveva accresciuto la fiamma sempre accesa della curiosità che era in lei. Di certo non avrebbe fatto come richiesto - anzi, comandato - dalla futura suocera.
Al matrimonio mancavano ormai pochissime settimane, e a Juliet sembrava incredibile che stava finalmente per sposarsi. Con Jonathan.
Si era resa conto di provare un sentimento per lui, scambiato ingenuamente - o volutamente - per simpatia e apprezzamento. Ma in realtà c'era molto di più.
Quella sera, caratterizzata da un cielo scuro, arrivò senza fretta. Juliet si rese conto di avere il batticuore, mentre indossava un abito color oro, dai nastri gialli e la gonna ampia, perfetto per poter brillare come una stella luminosa nell'oscurità.
Mentre acconciava i capelli, immaginò e desiderò di toccare quelli scuri di Jonathan. Di passarvi le dita, sfiorarli, carezzarli. E le mani di lui... strette lì, attorno alla vita, ove il corsetto di cui bramava liberarsi le toglieva il respiro. Arrossì subito dopo, rimproverando se stessa per aver fatto pensieri così poco inappropriati su un uomo che ancora non era suo marito.
In quell'epoca, a coloro che non erano sposati bastava un semplice bacio in pubblico per condannarli a un matrimonio il prima possibile. Ciò per non gettare all'aria la reputazione delle fanciulle, per non disonorarle. Ma Juliet era fidanzata, e avrebbe convolato a nozze poco tempo dopo.
Lei si scoprì capace di poter far vagare la mente su quello che sarebbe potuto succedere quella sera, al fianco di Jonathan... pensieri che mai aveva liberato dalla gabbia in cui erano tenuti chiusi. Fantasticherie che non aveva mai voluto ammettere a sé stessa, rivelandosi piena di piacere immaginando esse.
Si diede un'ultima occhiata allo specchio, aggiustando i capelli. Aveva deciso di portare le ciocche che le ricadevano davanti al viso sulla nuca, fermandole con delle forcine.
Sembrava un appuntamento dei nostri tempi, quello che i nostri protagonisti si erano dati.
E Juliet si era curata particolarmente del proprio aspetto proprio perché credeva - e sperava - che fosse una serata speciale da passare con Jonathan. Non appena fu pronta, scese precipitosamente le scale, e si posizionò davanti al portone d'ingresso. Mosse piano le mani sui fianchi per sistemare il corsetto, poi passò le dita sulla gonna dorata, e fece un cenno al maggiordomo.
Lui chinò rapidamente il capo, poi aprì il portone. Juliet fu invasa dalla fresca brezza di quella tarda e tenebrosa serata, e inspirò profondamente, sorridendo impaziente. Ringraziò il maggiordomo, e si inoltrò nel grande giardino di Villa Gellerson. Camminava facendo i conti con il batticuore, che sembrava non volerla lasciare, anzi si accentuava, mano a mano che il suo sguardo si avvicinava al luogo in cui doveva trovarsi Jonathan.
Era seduto sul prato. Bello, affascinante, perfetto. E si stava rigirando una rosa gialla tra le mani grandi. Alzò gli occhi azzurri proprio quando lei lo vide. Sembrava che avesse percepito la presenza di ella, o forse le sue iridi color cioccolato fisse su di lui.
Jonathan si alzò lentamente. L'unica cosa che mancava, lì, era la luce della Luna, estremamente romantica e dal tocco dolce e soave.
Tese la rosa a Juliet, e la fissò come si ammira il più prezioso e splendido dei tesori. Lei si stupì di non essere intimorita da quello sguardo che aveva tanto aspettato per tutta la giornata. Prese la rosa e la portò al viso, beandosi del suo profumo intenso, tipico dei fiori appena sbocciati, vivi.
Jonathan strinse la mano destra di Juliet nelle sue.
«Venite» disse, prendendola sotto il braccio. «Seguitemi.»
Lei sorrise. Jonathan la guidò fuori dalla villa, dal suo giardino, ove una carrozza elegante attendeva solo loro. Salirono e sedettero l'uno accanto all'altra.
Quell'improvviso sentimento era arrivato tutto insieme. O forse c'era sempre stato, ma loro non avevano mai avuto modo di dimostrare l'affetto e l'amore. E quella sera avevano la possibilità di rimediare a tutti i giorni persi, passati a parlarsi quasi a malapena e solamente quando strettamente necessario. Ma se andiamo a indagare sui due mesi passati, scopriamo che l'affetto e l'amore sono stati sempre seminascosti dietro le loro azioni. Alle volte hanno provato anche a salire a galla, ma sono stati spinti di nuovo a celarsi, a causa del timore di queste nuove sensazioni.
Quella sera sembravano persone che si conoscevano da tempo. Innamorati da tanti anni. Da tutta la vita. Da sempre.
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If You Really Love Me
Chick-LitIN REVISIONE! Londra, 1817. Juliet Lowe è una ragazza dell'alta società, ricca, bellissima e cosparsa di pretendenti. La scelta del suo futuro marito è decisa dal legame che sembra esserci tra il pretendente e il padre defunto della signorina Lowe...