Il direttore si mette le mani in tasca e risponde: <C'è stata una specie di cospirazione contro Baker>. Mi manca quasi il respiro che cosa cavolo gli hanno fatto?!
<Sì ma che ferite ha? Che cosa gli hanno fatto?> chiedo un po' velocemente. Mi massaggio il collo e il direttore risponde: <Beh...lo hanno picchiato in 7. Ha tre costole rotte e...>. Il mio cuore tra poco esce dal petto. Me lo sento.
<E cosa?> chiedo facendo finta di niente, come se fossi solamente curiosa e non preoccupata.
<E i 7 prigionieri hanno strappato delle lenzuola, le hanno annodate l'una sopra l'altra rendendola tipo una corda e lo hanno frustato alla schiena> dice il direttore.Spalanco gli occhi trattenendo il respiro affannato.
<In fin dei conti, credo che da una parte se lo sia meritato per quello che ha fatto a mio figlio.> dice quest'ultimo con tutta fierezza.
A quel punto alzo subito lo sguardo verso di lui e arrabbiata gli chiedo: <Non le basta il fatto che sia qui dentro?! Non si vergogna?!>.Comincio a incamminarmi verso l'infermeria mentre trattengo le mie lacrime. <Signorina Mills!> mi chiama, ma lo ignoro e guardando alcuni cartelli arrivo alla mia destinazione.
Entrata in infermeria inizio a cercarlo ansiosa, preoccupata e sempre con quel nodo alla gola che mi impedisce di urlare tutto quello che sto provando.
Mi scontro con un'infermiera. <Mi scusi...Ryan Baker?> chiedo mentre mi accarezzo le braccia.<Oh...è dietro quella tenda.> risponde l'infermiera.
Annuisco e mi dirigo lentamente verso di lui.
Apro la tenda e lo vedo disteso di lato che sta dormendo. Appoggio immediatamente una mano sulla bocca per come gli hanno conciato la schiena.Chiudo la tenda mi avvicino a lui.
Gli accarezzo una guancia. <Hey...> sussurro mentre mi accovaccio. Avvicino il mio viso al suo.
Ryan apre gli occhi. <...Eva...?> sussurra stanco con fatica. <Sì...sono io...> rispondo intanto che gli accarezzo i capelli.<...Il direttore...> sussurra mentre apre e chiude lentamente gli occhi. Confusa gli chiedo: <Cosa il direttore?>. Fa per alzarsi ma lo fermo all'istante dicendo: <No...devi riposare>.
Ryan piano piano si riappoggia di lato sul lettino e continua dicendo: <Lui...ha architettato...questo>.Deglutisco dicendo: <Stai...facendo delle...grosse accuse Ryan, sei...sicuro?>.
Espira dicendo: <Sicurissimo...me lo hanno detto...loro mentre mi picchiavano...e-...lui era lì che guardava senza fare...o dire niente>.Stringo i pugni e faccio per andare dal direttore ma Ryan mi ferma dal polso dicendo: <Lascia perdere...resta qui...>. Scuoto la testa velocemente con gli occhi lucidissimi e dico: <N-No...non è giusto...>.
Lui mi fa un piccolo sorriso rispondendo: <Lo so...ma vincono...sempre quelli come lui...>.<Sì ma lui ti fa torturare per un crimine che non hai commesso! T-Tu...non hai ucciso i-il figlio del direttore...> dico piangendo silenziosamente.
<Avvicinati...> mi sussurra intanto che mi massaggia il polso.Lo guardo negli occhi e piano piano faccio come richiesto. Mi accarezza il collo, successivamente la guancia e fa sfiorare le nostre labbra, sto per allontanarmi perché ho paura che possano scoprirci.
Mi ferma dicendo: <Tranquilla...non ci scopriranno...>.Gli guardo le labbra.
Mi avvicino di più con il viso al suo e lo bacio delicatamente. Ryan ricambia senza pensarci due volte e mi tira di più a se dalla nuca.
Ridacchio un pochino tra le sue labbra e lo rendo a poco a poco più passionale.Porta una sua mano tra i miei capelli iniziando a farmi i grattini. Dopo un po' mi stacco dalle sue labbra sempre tenendole vicino alle sue e gli accarezzo la mascella e il mento.
<Perché sei mancata tre giorni? Che cosa ti è successo?> mi chiede mentre gioca con una ciocca dei miei capelli.<Io e Adam abbiamo fatto un incidente ma alla fine è andato tutto bene, lui sta bene e io ho di nuovo mio padre...vi ringrazio a entrambi.> dico sorridendo sempre mentre lo guardo dritto negli occhi.
<Non c'è di che...era il minimo...non credi?> chiede e dopodiché mi da bacio a stampo.Gli sistemo i capelli, in seguito prendo un panno e gli asciugo il viso dal sudore. <Quando ho sentito...tutto quello che ti hanno fatto mi sono...sentita sprofondare...> dico abbassando la testa.
Ryan mette due dita sotto il mio mento, di conseguenza mi fa alzare viso e dice: <Non ti devi preoccupare di questo...io starò bene>.
Mi passo una mano tra i capelli, guardo altrove e quest'ultimo dice: <Hey...> dice ma io gli blocco dicendo: <Sì certo, ho visto come starai bene. Qui ti massacrano...>.<Eva...> dice ma io faccio segno di negazione con la testa strizzando di poco gli occhi. <Deve pagare per quello che ti ha fatto, devi denunciarlo e se non lo farai tu sta tranquillo che lo farò io.> dico seria e arrabbiata.
<Mhm...non sapevo che fossi anche vendicativa.> dice tutto fiero scherzando.<Ryan sono seria. Non voglio vederti mai più in questo stato.> dico posando il panno sul comodino.
<E che hai intenzione di fare sentiamo? Come vuoi denunciarlo senza avere nemmeno una prova plausibile? A un detenuto come me non crederanno mai. Penseranno che l'ho accusato perché mi colpevolizza della morte di suo figlio.> dice per poi guardare verso il soffitto.<Farò parlare gli artefici di questo. Farò parlare gli stronzi che ti hanno picchiato, in un modo o nell'altro.> dico temerariamente parlando con una tonalità precisa, senza sbavature.
Fa un cenno leggero con la testa come per dirmi di fare come mi pare.E ovviamente così farò.
Non permetterò ancora una volta che qualcun altro possa picchiarlo, ferirlo fino a ridurlo uno straccio. <Sei arrabbiato?> gli chiedo timorosa. Torna a guardarmi rispondendo: <Sì, perché non voglio che combatti le mie battaglie. Sono in grado di sapermela cavare da solo Eva. Io->.Non finisce di parlare che subito dico: <Allora neanche tu dovresti combattere le mie! Tu-...non vuoi farti aiutare però sai benissimo che ne hai bisogno! Io sono qui per te! Per farti capire che->.
Non mi lascia continuare a parlare che mi urla: <BASTA!!!>. Faccio un balzo sul posto spalancando leggermente gli occhi, per poi guardare le mie mani. <Ok...io vado...> dico facendo un respiro profondo contenendomi.
Ryan chiude per un secondo gli occhi inspirando dal naso dicendo: <Eva...>.Prendo la mia borsa guardando altrove, apro la tenda che ci copre dagli altri e vedo...
Continua...
Angelica Liliana Saitta
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𝑻𝒉𝒆 𝒎𝒂𝒅 𝒎𝒂𝒏
ChickLitEva Mills, laureata da poco decide di lasciarsi il passato alle spalle. Si trasferisce a New York, la città delle opportunità per inseguire uno dei suoi più grandi sogni e diventare psichiatra. Riesce a trovare lavoro in uno dei penitenziari più con...