18- My battles

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Il direttore si mette le mani in tasca e risponde: <C'è stata una specie di cospirazione contro Baker>. Mi manca quasi il respiro che cosa cavolo gli hanno fatto?!

<Sì ma che ferite ha? Che cosa gli hanno fatto?> chiedo un po' velocemente. Mi massaggio il collo e il direttore risponde: <Beh...lo hanno picchiato in 7. Ha tre costole rotte e...>. Il mio cuore tra poco esce dal petto. Me lo sento.

<E cosa?> chiedo facendo finta di niente, come se fossi solamente curiosa e non preoccupata.
<E i 7 prigionieri hanno strappato delle lenzuola, le hanno annodate l'una sopra l'altra rendendola tipo una corda e lo hanno frustato alla schiena> dice il direttore.

Spalanco gli occhi trattenendo il respiro affannato.
<In fin dei conti, credo che da una parte se lo sia meritato per quello che ha fatto a mio figlio.> dice quest'ultimo con tutta fierezza.
A quel punto alzo subito lo sguardo verso di lui e arrabbiata gli chiedo: <Non le basta il fatto che sia qui dentro?! Non si vergogna?!>.

Comincio a incamminarmi verso l'infermeria mentre trattengo le mie lacrime. <Signorina Mills!> mi chiama, ma lo ignoro e guardando alcuni cartelli arrivo alla mia destinazione.

Entrata in infermeria inizio a cercarlo ansiosa, preoccupata e sempre con quel nodo alla gola che mi impedisce di urlare tutto quello che sto provando.
Mi scontro con un'infermiera. <Mi scusi...Ryan Baker?> chiedo mentre mi accarezzo le braccia.

<Oh...è dietro quella tenda.> risponde l'infermiera.
Annuisco e mi dirigo lentamente verso di lui.
Apro la tenda e lo vedo disteso di lato che sta dormendo. Appoggio immediatamente una mano sulla bocca per come gli hanno conciato la schiena.

Chiudo la tenda mi avvicino a lui.
Gli accarezzo una guancia. <Hey...> sussurro mentre mi accovaccio. Avvicino il mio viso al suo.
Ryan apre gli occhi. <...Eva...?> sussurra stanco con fatica. <Sì...sono io...> rispondo intanto che gli accarezzo i capelli.

<...Il direttore...> sussurra mentre apre e chiude lentamente gli occhi. Confusa gli chiedo: <Cosa il direttore?>. Fa per alzarsi ma lo fermo all'istante dicendo: <No...devi riposare>.
Ryan piano piano si riappoggia di lato sul lettino e continua dicendo: <Lui...ha architettato...questo>.

Deglutisco dicendo: <Stai...facendo delle...grosse accuse Ryan, sei...sicuro?>.
Espira dicendo: <Sicurissimo...me lo hanno detto...loro mentre mi picchiavano...e-...lui era lì che guardava senza fare...o dire niente>.

Stringo i pugni e faccio per andare dal direttore ma Ryan mi ferma dal polso dicendo: <Lascia perdere...resta qui...>. Scuoto la testa velocemente con gli occhi lucidissimi e dico: <N-No...non è giusto...>.
Lui mi fa un piccolo sorriso rispondendo: <Lo so...ma vincono...sempre quelli come lui...>.

<Sì ma lui ti fa torturare per un crimine che non hai commesso! T-Tu...non hai ucciso i-il figlio del direttore...> dico piangendo silenziosamente.
<Avvicinati...> mi sussurra intanto che mi massaggia il polso.

Lo guardo negli occhi e piano piano faccio come richiesto. Mi accarezza il collo, successivamente la guancia e fa sfiorare le nostre labbra, sto per allontanarmi perché ho paura che possano scoprirci.
Mi ferma dicendo: <Tranquilla...non ci scopriranno...>.

Gli guardo le labbra.
Mi avvicino di più con il viso al suo e lo bacio delicatamente. Ryan ricambia senza pensarci due volte e mi tira di più a se dalla nuca.
Ridacchio un pochino tra le sue labbra e lo rendo a poco a poco più passionale.

Porta una sua mano tra i miei capelli iniziando a farmi i grattini. Dopo un po' mi stacco dalle sue labbra sempre tenendole vicino alle sue e gli accarezzo la mascella e il mento.
<Perché sei mancata tre giorni? Che cosa ti è successo?> mi chiede mentre gioca con una ciocca dei miei capelli.

<Io e Adam abbiamo fatto un incidente ma alla fine è andato tutto bene, lui sta bene e io ho di nuovo mio padre...vi ringrazio a entrambi.> dico sorridendo sempre mentre lo guardo dritto negli occhi.
<Non c'è di che...era il minimo...non credi?> chiede e dopodiché mi da bacio a stampo.

Gli sistemo i capelli, in seguito prendo un panno e gli asciugo il viso dal sudore. <Quando ho sentito...tutto quello che ti hanno fatto mi sono...sentita sprofondare...> dico abbassando la testa.

Ryan mette due dita sotto il mio mento, di conseguenza mi fa alzare viso e dice: <Non ti devi preoccupare di questo...io starò bene>.
Mi passo una mano tra i capelli, guardo altrove e quest'ultimo dice: <Hey...> dice ma io gli blocco dicendo: <Sì certo, ho visto come starai bene. Qui ti massacrano...>.

<Eva...> dice ma io faccio segno di negazione con la testa strizzando di poco gli occhi. <Deve pagare per quello che ti ha fatto, devi denunciarlo e se non lo farai tu sta tranquillo che lo farò io.> dico seria e arrabbiata.
<Mhm...non sapevo che fossi anche vendicativa.> dice tutto fiero scherzando.

<Ryan sono seria. Non voglio vederti mai più in questo stato.> dico posando il panno sul comodino.
<E che hai intenzione di fare sentiamo? Come vuoi denunciarlo senza avere nemmeno una prova plausibile? A un detenuto come me non crederanno mai. Penseranno che l'ho accusato perché mi colpevolizza della morte di suo figlio.> dice per poi guardare verso il soffitto.

<Farò parlare gli artefici di questo. Farò parlare gli stronzi che ti hanno picchiato, in un modo o nell'altro.> dico temerariamente parlando con una tonalità precisa, senza sbavature.
Fa un cenno leggero con la testa come per dirmi di fare come mi pare.

E ovviamente così farò.
Non permetterò ancora una volta che qualcun altro possa picchiarlo, ferirlo fino a ridurlo uno straccio. <Sei arrabbiato?> gli chiedo timorosa. Torna a guardarmi rispondendo: <Sì, perché non voglio che combatti le mie battaglie. Sono in grado di sapermela cavare da solo Eva. Io->.

Non finisce di parlare che subito dico: <Allora neanche tu dovresti combattere le mie! Tu-...non vuoi farti aiutare però sai benissimo che ne hai bisogno! Io sono qui per te! Per farti capire che->.

Non mi lascia continuare a parlare che mi urla: <BASTA!!!>. Faccio un balzo sul posto spalancando leggermente gli occhi, per poi guardare le mie mani. <Ok...io vado...> dico facendo un respiro profondo contenendomi.
Ryan chiude per un secondo gli occhi inspirando dal naso dicendo: <Eva...>.

Prendo la mia borsa guardando altrove, apro la tenda che ci copre dagli altri e vedo...

Continua...

Angelica Liliana Saitta

𝑻𝒉𝒆 𝒎𝒂𝒅 𝒎𝒂𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora