Il mondo di Ada

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12 febbraio 2015, 11:10 del pomeriggio
Andrea ancora non torna. E io ormai sono rassegnata, non tornerà.
I miei giorni sono sempre uguali, uno dopo l'altro. Passano ed io neanche me ne accorgo, ormai sono quattro mesi. Come potrei credere in un ritorno, dopo così tanto tempo?
«non tornerà»
Aurora era stata secca e fredda quel martedì a ginnastica, mi guardava negli occhi. Cercava di farmi ragionare e tornare a galla; ma a me piace sguazzare nel fondo, nessuno mi tirerà su. Ne mia mamma, ne Aurora, nonostante siano le persone più importanti e alle quali credo di più. Tolto la mia veggente personale, Ada.
L'ho sempre vista sullo stesso piano di Agnese, perché entrambe più grandi, entrambe bocciate, ed entrambe le ho conosciute il primo giorno di scuola. O almeno, le ho stretto la mano, per la prima volta.
Ada, non la conoscevo in effetti, ma quanto la odiavo. Non ho mai maledetto ed invidiato tanto una ragazza. Ada era la fidanzata di Met, il mio primo amore. Lei, giuro, é la ragazza più bella, mai nessuna come lei. Ha i capelli sempre a posto, le mani (la cosa più bella in lei): dita magre e affusolate, con anelli impeccabili, alta, magra, sopracciglia perfette, occhi nei quali ti perdi, labbra stupende, carnose e strane, il che le rende ancora più interessanti. Non ho istinti lesbo, ma lei é così ultraterrena che andava descritta. Ada é subito stata gentile con me quando mi ha vista, mi ha stretto la mano dicendomi
«va beh io e te ci conosciamo già più o meno» sono sbiancata in quel momento, credevo si riferisse agli anni in cui non facevo altro che desiderare Met, ancora il suo attuale ragazzo
«ti vedo sul pullman ogni tanto»continua lei, probabilmente incerta a causa del mio silenzio.
«ahh, si é vero» 'Menomale che mi vede sul pullman e non altro' pensai e tornai a sedermi. Ma pensavo solo a lei, avevo davvero stretto la mano e fraternizzato -per quanto possibile- con la ragazza che ho odiato ed evitato per anni? Ed era stata gentile e pacata, mi aveva sorriso, mostrando i suoi dannati dentini, ovviamente inimitabilmente belli.
Per qualche settimana i miei pensieri su di lei rimasero
"Ma tra tutti i posti in cui doveva andare ad abitare, proprio nel mio paese doveva venire?
Poi la bocciano e tra tutte le scuole sceglie la mia, ma non solo, pure nella mia classe.
Questo é il fato.
Lo so, lo so che é il destino che mi lancia dei segnali"
Poi però, cedetti al suo charme, alla sua posatezza e calma nei confronti di tutti e di tutto. In più, il suo unico appiglio in quella classe ero io, segretamente la sua acerrima nemica, ero l'unica persona che aveva già visto. Piano piano, si avvicinava sempre di più a me ed io coglievo quei momenti per capire il perché Met avesse preferito lei a me, tenendosela sempre stretta. Era chiaro che era estremamente bella, ma la bellezza é tutto e niente: un sasso può essere decorato magnificamente ed essere quindi bellissimo, ma rimane un sasso e se cerchi di instaurare un dialogo con esso, nonostante tutta la sua bellezza non potrà risponderti. E presto ti stuferai di ammirare la sua bellezza. Deve pur avere un qualcosa in più, o uno strepitoso cervello o scopa da dio.
Quindi, Ada, era un'essere speciale, dovevo solo capire come o in cosa. Ed io, mi stavo realmente avvicinando e aprendo con lei; mi piaceva.
Primo punto che potei inserire nella mia lista mentale: dal lato umano é una persona posata, piacevole e disponibile. Era un persona come dire, ok.
Iniziammo ad uscire a pranzo assieme, io lei e Agnese. Era lo strano periodo in cui io, asociale e irrelazionabile rasta, avevo legato a tempi record con entrambe le nuove compagne. Però, Ada, vedeva del male, aqualcosa di strano in Agnese e tutta la sua compagnia. Tanto che, il giorno che ci fermarono all'uscita della nostra scuola, per farci la perquisa, mentre tutti i perfettini ci guardavano con aria superiore e i fattoni con il lutto in volto; Ada mi scrisse dei messaggi strani su Facebook: "stai attenta alle persone con cui giri, fidati", roba del genere. E io mi chiedevo il perché .
Ada abitava a 700 metri da casa mia e un giorno mi invitó a prendere una pizza in un locale che aveva aperto dopo la gestione dei suoi genitori durata un annetto. Lei, quindi, conosceva bene il personale. Ci sedemmo in un tavolo isolato, ed essendo entrambe single da poco, iniziammo a parlare di questo. Dentro di me pensavo che in quel momento avrei finalmente sentito parlare di lei e Met, avrei visto il ragazzo che avevo amato con i suoi occhi. Ero curiosa e immersa nel discorso. Ada non accettava la vita mondana di Met e spesso lo paragonava a me e al mio modo di essere. Per questo motivo lei gli aveva dato un ultimatum non rispettato da lui, che aveva fatto si che lei si convincesse a lasciarlo.
«Sono Samuele e gli altri che lo portano sulla cattiva strada» mi raccontava dei suoi amici, che io conoscevo e temevo.
«Quando torno a casa lui fa finta di niente, ma io sento tutti gli odori e capisco. Però lui dice di no, che hanno fumato solo gli altri. 'Met guarda che hai gli occhi rossi' gli dicevo, ma lui 'no ma ho fatto solo un tiro'. Ed era sempre così.» un vortice di parole, aveva voglia di raccontare, si vedeva. Continuando a parlare, metteva in luce il suo evidente disappunto sulle droghe. La conversazione continuava e prende una piega più triste, ci sta male per la rottura, mi mostra perifino, lasciandosi andare, un taglio sull'avambraccio. Si era tagliata una volta, per provare, ma non faceva per lei. Durante la loro relazione non erano sempre stati fedeli, in realtà lei aveva passato un breve periodo solamente senza scriversi o farsi altri ragazzi. Dopo aver mangiato le pizze e bevuto uno shottino al banco, offerto dalla casa, ci incamminiamo verso casa sua. Lungo la strada mi chiede di farci una foto per la prima volta, 'il diavolo e l'acqua santa'. Quando a settembre c'era festa per il nostro patrono, io alla giostre tenevo d'occhio Met e lei e notavo che si indirizzavano verso una stradina; ma quale casa fosse precisamente non lo sapevo. Avevo visto su Facebook foto dei suoi cani e di sua mamma, dentro casa. Ma come fosse realmente non lo sapevo ancora.
Appena entrai dal cancelletto, mi si avvicinarono e mi annusarono i vestiti i suoi famosi cani, con i nomi dei personaggi dei miei cartoni preferiti. Entrai in casa salendo le scale, dove mi accolsero sua mamma e una casa calda. L'ingresso era ampio e vedevo il celeberrimo divano, bellissimo. Ampio e colorato, di fronte un'enorme televisione che trasmette distrattamente un canale musicale.
«vieni andiamo su»
Attraversiamo l'entrata e passiamo una porta, per poi salire le scale. La sua camera era carina, verde. Il suo colore preferito; il mio. Il letto matrimoniale con cuscini verdi in cima. Ci sediamo e continuiamo a parlare. Guardandomi introno vedevo i muri colorati, impronte di mani e scritte; proprio come prima che dessimo il colore a casa mia. Rincominciammo a parlare di Met e poco dopo mi mostrò la scatola dei loro ricordi: regali e lettere dolci che lui le aveva regalato in quasi tre anni. Ero colpita, le dedicava così tanti regali e bellissime parole, che io in confronto mi sentivo la meno amata al mondo.
«secondo me tra te e lui c'è qualcosa» sorrideva rimpicciolendo gli occhi a mezza luna
«no ma figurati» ero imbarazzata e stupita dalla sua affermazione «no, ci sentiamo solamente per cagate»
«eh intanto vi sentite!» le si era accesa una luce negli occhi, aveva alzato le sopracciglia.
In ogni mia frase lei trovava qualcosa per sostenere la sua tesi nei riguardi di Corrado. Ma io non ci credevo, diceva così perché non conosceva la situazione da dentro,
Era tutto normale, per me. Tutto a posto.
Le sue idee riguardo ad Andrea mi facevano diventare il cuore grande. Lei era certa che lui sarebbe tornato, che gli mancavo. Ed io davanti alla sua sicurezza e i suoi 'fidati', mi lasciavo cullare dal pensiero di riaverlo con me.
Mi gustavo anticipatamente per qualche secondo un ipotetico ritorno della persona che amavo di più al mondo. Era bello, una soffiata di venti freschi.
La settimana dopo, uscimmo di nuovo, ma invece che andare al locale dell'altra volta, prendemmo una pizza sotto casa mia e salimmo a mangiarla. Fumavamo sigarette, una dopo l'altra. Era contro ogni droga, ma venti sigarette al giorno non le riteneva un problema. Notavo la differenza tra me e lei, io buttavo il mozzicone lasciando che morisse da se lentamente nel posacenere; mentre lei spegneva la sigaretta premendo fino all'ultimo respiro e poi lasciava il mozzicone a mezz'aria. Il filtro rimaneva verticale, quale stregoneria. Tutti i suoi mozziconi rimasero dritti e fermi fino a che non svuotai il posacenere. Passavano le ore e noi parlavamo, c'era contatto visivo e ci ascoltavamo a vicenda. Lei si apriva, minuto dopo minuto. Fino ad arrivare a parlarmi dei suoi problemi più intimi. Già una volta mi aveva confidato la sua ossessione per la pulizia. Lei era maniacale nei confronti della sua igiene personale. Arrivava a farsi più docce al giorno e a cospargersi interamente il corpo con l'amuchina per eliminare ogni residuo di sporco. Sua mamma, difronte ai problemi epidermici di Ada, dovuti a questa mania, si spaventó e le diede un netto ultimatum: o smetteva di impazzire per la pulizia o avrebbe preso dei provvedimenti. Lei intimorita e messa di fronte al problema, con calma aveva diminuito la sua ossessione, fino a tornare ad avere una vita normale, seppur molto devota alla pulizia. Ecco spiegato il suo essere sempre impeccabile, passava le sue giornate a rendersi perfetta. Non usciva mai. Casa sua era il suo covo. Aveva un'amica vera con la quale aveva sempre mantenuto rapporti, ma abitava lontano da qualche anno e una vita qui non se l'era mai veramente creata Ada. Incontrava Met a casa e di rado si concedeva delle passeggiate, ma sempre lontane da occhi indiscreti e da strade popolate. Il suo peso qualche anno fa era un problema per lei. Era lievemente in sovrappeso e secondo il suo parere, non andava affatto bene. Eppure io non avevo mai notato il suo peso, era già perfetta. Nell'arco di un anno si era impegnata a fondo per dimagrire, con risultati, ovviamente, impeccabili. Era in perfetta forma. Adesso che era di nuovo sola, senza Met, tornava a rinchiudersi in casa e la sua fobia tornava a farsi sentire più che mai.
Ada passava i pomeriggi distesa sul letto, a pancia in su, ad occhi chiusi. Pensava. Una vera e propria scaletta dei pensieri si apriva nella sua mente appena riusciva a ricavare del tempo per se. Cosa che ribadiva più volte nel corso del discorso
«ho bisogno di tempo per me» diceva e portava la mano al petto nel mentre. Era sulla mia sedia da scrivania rossa -mi piaceva tanto e l'avevo ricevuta per natale da mia zia perché quando ero piccola e andavo a trovarla nell'ufficio di mio nonno amministratore,mi mettevo sulla sua sedia e giravo per ore. Quindi ho voluto la sedia per poter continuare a girare per ore ma in camera mia-. Aveva la maglia gialla con dei blue jeans, scarpe sportive e i capelli lisci. Spesso passava una mano sulla frangetta per lisciarla.
Quando trovava il tempo di pensare si dedicava solamente a quello. Lasciava perdere anche il telefono. Aveva uno psicologo che le aveva diagnosticato una forma di schizofrenia. Ma lei non era patologica, perché riconosceva di avere un problema; si rendeva conto di stare viaggiando troppo con la mente. Si creava un intero mondo nella sua mente e ci si perdeva.
«tu ed io adesso non siamo proprio amiche, ci stiamo conoscendo» ero stra contenta che lo avesse detto, perché anche io prima di chiamare amica una persona ho bisogno di tempo «quindi anche te entri nel mio mondo. Quando conosco una persona quella entra nel mio mondo»
Quando una persona, ad esempio io, veniva a contatto con Ada, lei iniziava a pensare anche a quella persona. Questo mi colpì profondamente, anche io lo facevo. Sempre.
«e passo i pomeriggi così. Mi immagino un sacco di cose e quando magari qualcuno mi parla entro di nuovo in questo mondo e mi viene da dirgli "si ma aspetta un attimo che ho da fare"» alludeva con un movimento della testa ad un entità, come se avesse l'altro mondo sulla spalla destra.
Uno schiaffo queste parole. Mi appiattí contro lo schienale del letto, ero intimorita. Era la stessa identica cosa per me! Quando mi chiamavano e dovevo avere relazioni sociali mettevo in pausa i miei pensieri e a fine conversazione tornavo dov'ero.
Mi sentivo sballatissima, vedevo un muro di immagini veloci davanti a me. Le sue parole avevano provocato un effetto strano. D'un tratto mi sentivo patologica. Prima di salutarci abbiamo fatto una foto e l'ha messa su Facebook con scritto 'sarà che ci facciamo viaggi ma é sognare che ci rende saggi'. Perché lei viaggiava troppo con la mente e io viaggiavo troppo con le canne e jax era il nostro punto comune. Gli Articolo e 'Solo per te', la più giusta canzone per la fine di una storia d'amore, che entrambe stavamo vivendo. Nella mia mente affianco ad ogni periodo storico della mia vita delle canzoni, a questo ovviamente 'Solo per te'.
Dopo tre settimane é sparita. Le ho scritto su whatsapp e ha visualizzato ma non ha risposto. A scuola l'abbiamo segnata assente per due settimane poi una compagna ci ha detto che si era trasferita al sud, in Calabria. Non aveva detto niente a nessuno, solo a Rachele che é l'unica che mantiene rapporti con lei. A noi 27 restanti della classe ci ha bloccate su whatsapp e si é tolta da Facebook.
Dissolta nel nulla.

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