Era finita la sessione estiva. Io ed una amica ci eravamo visti per andare ad un bar.
Sul terrazzo, dopo aver parlato un po', lei mi dice: "Ora che però non abbiamo più esami, io vorrei vederti almeno una volta a settimana", ed io rispondo con molta calma: "COSA?!", come se mi avesse detto qualcosa di folle.
Mi imbarazzo totalmente, mi scuso, lei risponde ridendo che ormai mi conosceva, sapeva che non lo avevo detto con cattiveria.
In quella mia esclamazione, c'è tutta la mia esistenza; come erano i miei rapporti e come sono ora.
Non ho mai avuto quel tipo di relazione che una persona qualunque potrebbe definire "sana"; certamente ho avuto un migliore amico per buona parte della mia adolescenza, qualche rapporto sano c'è stato (e continuano tutt'ora), ma per il resto, non è andato tutto bene.
Nel corso del tempo, molte amicizie che avevo erano superficiali e, specialmente nella post-adolescenza, erano anche tossiche per alcune ragioni: perché erano persone tossiche e perché io ero una persona tossica.
La loro tossicità stava nel sentirli oppressivi; dovevo seguire certi comportamenti, altrimenti venivo trattato come una persona strana nel migliore dei casi, nel peggiore mi rompevano le palle. Il complimento più dolce che avevo avuto era: "Ma sei proprio un ricchione", detto garbatamente, con quel pizzico d'affetto che un maschio alpha non può permettersi di mostrare.
La mia tossicità stava nel provare rancore e risentimento verso qualsiasi cosa; ogni persona non mi andava a genio, mi lamentavo di tutte le mie disgrazie e guai a chi mi voleva aiutare, volevo solo azzeccarmi. Ancora poca forza e molta codardia per reagire a quelle pressioni.
Il rapporto con la mia vecchia migliore amica andò andato male proprio perché ero così dipendente da lei che ad un certo punto, era quasi un'ossessione. Il distacco fu devastante, perché non appena mi resi conto della tossicità della situazione, staccai completamente, ferendola non poco.
Non ne parliamo per le relazioni amorose, perché ne avevo avute poche, ed anche lì, avevo mostrato il peggio di me.
Insomma, le relazioni, sia di amicizia che amorose non erano mai stato il mio forte.
Tutto inizia a cambiare con l'università, conoscendo nuove persone e mi ero anche innamorato, ma il punto di svolta avviene quest'anno.
I corsi si svolgevano in presenza, quindi io dovevo prendere il treno, andare fisicamente all'università, stare con altre persone, ed io dopo qualche giorno crollo.
Mi portavo sulle spalle una frequentazione andata malissimo (per colpa mia; ero ancora troppo preso dalla botta precedente, eravamo in una zona grigia, lei voleva impegnarsi ma io no, e mi ero comportato da immaturo, anche da stronzo), il rapporto con il mio gruppo lo sentivo distante, mi stavo azzeccando come un dannato per ogni minima cosa; quindi, avere a che fare con altre persone dal vivo era diventato troppo stressante per uno che a malapena parlava con i suoi ex-compagni di classe.
Avevo minimo un burnout a settimana.
La situazione era così fino a dicembre, perché poco prima di Capodanno avevo avuto un mental breakdown devastante, causato da un mix di varie sostanze, e pensai: "Pur di stare bene, preferisci stordirti".
Qualcosa doveva cambiare.
Il mio percorso con la nuova psicologa partì proprio da questo, cioè dalla mia continua chiusura verso gli altri e dalla necessità di uscire da quel guscio ed espormi, con tutti i miei problemi.
Non che mi mettevo una maschera quando stavo con altre persone, ma, per fare una metafora, chiudevo in vetrina certe cose, e gli altri potevano solo vedere. Mi trattenevo.
Parlai di questa cosa proprio con le persone che erano mi erano più vicine, ed inaspettatamente capirono cosa stavo dicendo.
"Ogni volta che parli delle tue amicizie, sembrano che siano scese da cielo" mi dice spesso la mia psicologa, davanti al mio stupore nel descrivere le mie relazioni con loro, come se non avessi fatto nulla per averle, e quindi mi trovo meravigliato davanti a queste scoperte.
Anzi, spesso mi imbarazzo, ad esempio quando mi dicono che mi vogliono bene (divento rosso e non so cosa dire). Inutile dire che all'inizio non sapevo neanche cosa stava succedendo, talmente che era tutto nuovo per me.
Ho ancora dei problemi; ho ancora la tendenza a sentirmi solo (ed azzeccarmi) alcune volte, oppure io che vado ancora in cortocircuito non appena mi apro, perché si crea un circolo vizioso che va dalla mia paura di essere una lagna ed arriva alla sensazione di essere una lagna, e tante altre cose, però una volta che conosco certi meccanismi, riesco a vedere e reagire meglio a queste sensazioni.
Quel "COSA?!" è la constatazione che io sono ancoraimpacciato in queste cose, ma anche che sto provando a fare dei passi avanti.
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EIia II: "Slam Dunk"
No FicciónSe in "Elia I" ho fatto i conti con un espierenza amorosa, qui è diverso. Per parlare del futuro, del periodo che sto attraversando, sono andato a scavare nel mio passato, per trovare il luogo da dove tutto è nato. Se nella prima "opera" sono stato...