7. Riprendere

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Emily aveva deciso che Levi dovesse uscire tutti i giorni per mantenere il contatto con la realtà e -ormai ne era certo- aveva distribuito fra i loro amici una tabella con le rotazioni per tenerlo occupato. Un rigido schema che imponeva a turni a tutti i ragazzi dell'ex Rainbow club (ad eccezione di Chiyuki, lasciata da parte perché lei una creatura a cui badare ce l'aveva già) di passare del tempo con lui, fuori o dentro casa, con l'unico obbiettivo di non lasciarlo troppo a lungo con i suoi pensieri.

Emily era preoccupata. Da quando lo aveva visto il giorno dopo il funerale sembrava non avere più pace, passava le serate a tormentarsi su cosa fare con lui. Levi lo sapeva perché indirettamente glielo aveva detto Elisa, in uno dei suoi turni "in casa", e non sapeva cosa fare per rassicurarla, soprattutto perché alla fine dei conti non aveva torto. Stava affrontando la cosa peggio di quanto non si sarebbe aspettato. Le parole di Chiyuki si erano spaventosamente riempite di senso e non gli rimaneva che sperare che fossero vere fino in fondo, anche la parte sul superare quel momento e tornare alla sua vita. Gli mancava terribilemnte la sua vita, ricca di impulsività, piccole certezze e leggerezze date per scontate. In quel momento perfino respirare sembrava faticoso, l'incertezza ad ogni respiro, chiedendosi se ce ne sarà uno successivo.

Da quando era morto suo padre aveva messo da parte qualsiasi cosa, anche la squadra di calcio, i cui allenamenti erano il suo sfogo settimanale. Gli mancava quell'impegno fisso, ma preferiva non affrontare Marco e le sue stronzate. Non aveva né tempo né forza per lui, così aveva deciso di evitarlo e basta.

Da allora della sua vita se ne occupava praticamente Emily, che con la sua tabella e i suoi programmi era riuscita ad incasellare le sue giornate e ad impedirgli di soccombere ai suoi pensieri più cupi e tormentati. Levi gliene era profondamente grato, sapeva che in quel momento non era in grado di badare a se stesso. Avrebbe dovuto, ma semplicemente non ce la faceva. Se non ci fosse stata Emily non voleva nemmeno immaginare cosa ne sarebbe stato di lui. Era testardo fin dall'infanzia, ma per se stesso aveva sempre avuto problemi a lottare. Era bravo a tornare sui suoi passi e a recuperare la sua posizione, ma non era in grado di votarsi ad una causa e portarla fino in fondo senza lasciarsi corrompere da ciò che sembra sia meglio. Incoerente ma testardo sulle proprie idee, un esperimento dell'universo per vedere fin dove può spingersi una persona prima di rovinarsi.

Quel pomeriggio Emily gli aveva spedito Damon e Veronica -probabilmente aveva esaurito le scuse che le permettevano di non inserire Damon in uno dei suoi turni di compagnia e aveva ceduto, facendogli qualche gesto minatorio prima di mandarlo lì- che l'avevano raggiunto sprizzando, inconsapevolmente, amore e felicità da tutti i pori.

Se Levi fosse stato al suo meglio probabilmente sarebbe riuscito a scacciare la prostrazione mentale che si sentiva dentro, ma in quello stato si limitò a guardarli con una smorfia insofferente, chiedendosi quando si smette di soffrire per non essere la felicità di qualcuno.

Per un istante maledì Emily, che teneva a lui tanto da fargli affrontare i suoi sentimenti nel modo più sano possibile, e decise che rifarsi una vita in un'altra città senza dire nulla a nessuno non sarebbe stato così male. Addio Damon. Addio Marco. Addio ragazzi che gli fottevano la vita e la testa meglio di quanto facessero a letto. Avrebbe trovato il modo di ricominciare al meglio, senza paura, senza complicazioni. Gli dispiaceva per Emily, che si prendeva cura di lui con tanto affetto, ma in fondo lo faceva perché lui ne aveva bisogno, se si fosse rifatto una vita altrove sarebbe tornato tutto in ordine...

Veronica lo riscosse dalle sue fantasie con un abbraccio veloce ed imbarazzato. Non si sarebbe mai abituato a Veronica che lo abbracciava, ma non poteva negare che quella novità gli infondesse un'ondata di calore fin dentro le ossa. Era una sensazione elettrica e confortevole al tempo stesso, una scarica d'affetto che gli rianimava il cuore ogni volta.

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