Capitolo 12

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La mia sveglia suonò automaticamente al solito orario anche quella mattina, eppure oggi non avevo nemmeno la forza di muovere un singolo muscolo per spostarmi da quella posizione comoda.

Solo dopo che ebbi spento quel rumore assordante, i miei sensi cominciarono a registrare anche quelli attorno a me. Potevo sentire il suono della lavatrice, un cigolio leggero, o la macchinetta del caffè che non smetteva di emettere sbuffi o ancora meglio, il cinguettio felice degli uccellini nell'albero di fronte casa.

Solo quando lo realizzai, però, mi resi conto che non era una cosa positiva.

Io non riuscivo mai a sentirli: la lavatrice era sotto la camera matrimoniale dei miei, non la mia, quindi era impossibile che la percepissi.

La macchinetta del caffè era così silenziosa che nemmeno mamma che era nella stessa stanza riusciva a captarla.

Per non parlare degli uccellini, per quanto adori il loro suono, era possibile udirli solo se si sedevano nella balcone della mia finestra, non se si trovavano nel nido dell'albero dei vicini.

Quindi questo voleva dire solo una cosa: sovraccarico sensoriale.

Ottimo, come iniziare bene una giornata.

Il sovraccarico sensoriale è quando uno o più sensi del corpo percepisce una sovrastimolazione dall'ambiente esterno.

Questo può portare a effetti collaterali non sempre piacevoli, potrebbe presentarsi come un semplice mal di testa o arrivare come una vera e propria crisi, quindi era meglio stare attenti.

Oltre alla non collaborazione dei miei cinque sensi, dei forti crampi alla pancia avevano fatto la loro comparsa nel momento in cui mi misi seduto per guardare che ore si erano fatte.

Effettivamente il mio periodo era iniziato da poco quindi era normale che avessi dei dolori nella zona dello stomaco, ma nessuna delle altre volte era stato così scomodo. In realtà la mamma mi aveva avvisato di questo possibile imprevisto; i miei calori cominciavano ad essere sempre più vicini fra di loro quindi forse era per questo che ogni volta che mi veniva stavo sempre più male.

Staccai la testa da quei pensieri e mi preparai velocemente il necessario per andare in bagno a prepararmi, altrimenti sarei arrivato in ritardo.

Se la mamma aveva detto che non dovevo preoccuparmi, allora era tutto ok no?

-.-

Quella mattina a scuola faceva freddo. Credevo fosse normale per via del cambio di stagione, ma il fatto era che, ero l'unico che sembrasse sentirlo.

Sembrava che delle lame mi trafiggessero la pelle ad ogni contatto con un oggetto.

Poggiai le braccia sul banco, beandomi di quel poco calore che riuscì a raccogliere dalla giacca della divisa e sospirai annoiato. Non avevo mai avuto problemi con le lezioni di matematica ma oggi pareva che le parole del professore fossero dette a rallentatore e senza un senso compiuto.

Chinai la testa sopra le braccia incrociate e chiusi gli occhi. Non sarebbe successo niente se avessi riposato per pochi secondi.

-.-

"Ehi carino, dove pensi di andare? Non vuoi restare ancora qui con noi? Guarda che ci divertiamo!" disse una voce ruvida, mentre mi afferrava per il braccio e mi portava dentro ad una stanza.

"Ti prego, lasciami andare! Voglio andare a casa!" quelle parole lo fecero soltanto ridere mentre mi spingeva dentro e chiudevo la porta dello stanzino davanti alla mia faccia, prima ancora che io potessi reagire per fermarlo.

"Tranquillo, starai bene qui " e rise ancora. Poi la serratura scattò definitivamente e sentì solo il suono dei suoi passi allontanarsi.

Velocemente cercai a tentoni l interruttore della luce, ma anche se continuavo a premere il pulsante per accenderla, non succedeva niente. Maledizione!

Il dolore di un rimpianto (JiminxBTS)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora