Capitolo 8

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Harry's POV

Una conversazione tra due surfisti che passavano dietro di noi mi riporta con i piedi per terra.

Che stavo facendo?

Volevo farlo, davvero, ma non posso. Non sarebbe giusto nei suoi confronti.

Mi allontano dal suo candido viso che ora ha un'espressione abbastanza confusa e imbarazzata. Mi sento in colpa, ora si sentirà ferita, confusa, ma so che è la cosa giusta. Ho paura che si trasformi in qualcosa di orribile a causa della mia fama. Sarei al centro di tutti gli occhi dei paparazzi. Non voglio questo per me e non lo voglio neanche per lei. Quando i giornalisti trovano una notizia la trasformano in un qualcosa di orrendo,espandendola e aggiungendo fottuti particolari che non sono assolutamente veri, non voglio assolutamente rovinare la sua normalità.

''Che è successo?'' chiede Jessica con la stessa espressione. Mi piange il cuore per lei. Voglio baciarti, più di quanto credi, m non posso, cazzo non posso.

''Okay, ora è arrivato il momento di dirti di cancellare tutti questi momenti trascorsi insieme..'' dico. Voglio sembrare neutrale a questa situazione anche se non è molto facile.

''Che?'' Sbuffa una risata.

''Si beh.. ora le favole sono finite.. io sono Harry Styles e tu.. una.. ragazza normale'' I suoi occhi iniziano a gonfiarsi e a diventare sempre più lucidi. E' così che deve andare, io che faccio lo stronzo e lei che si allontana. Se tiene le distanze da me sarà facile per tutti e due dimenticare.

''Emh.. devo andare adesso'' dice la ragazza distrutta che ho davanti asciugandosi velocemente una lacrima, scommetto che non vuole che la veda piangere, se le lacrime si impossessassero dei suoi occhi sicuramente lei sarà arrabbiata non solo con me, ma anche con se stessa per aver fatto si che io la vedessi piangere. Non volevo tutta questa situazione. Perché semplicemente non l'ho riaccompagnata a casa? Sarebbe rimasta fuori dai guai.

Fa per andarsene ma la fermo, trattenendola per il braccio.

''Hey, hey'' La chiamo.''intendo che voglio che continui ad essere una persona normale, non voglio rovinarti, i giornalisti possono prendere la ''notizia'' e trasformarla in qualcosa di orribile'' chiarisco. Ma mi accorgo che le mie parole non hanno effetto su di lei, neanche mi guarda. Continua a guardare il vuoto, in attesa che io tolga la mia grande mano dal suo gomito

Quando vede che non ho intenzione di lasciarglielo e che aspetto una sua risposta che non arriva, strappa la mia mano, mi da le spalle e si allontana il più velocemente possibile.

Sono veramente così?

Ora mi odia. Lo so che mi odia. Ma devo dirle un'altra cosa, che sicuramente le farà più male. Sono veramente uno stronzo egoista, ma è per il bene della mia carriera. Non potrà mai capire. I sensi di colpa mi inondano le spalle e sento che il mio respiro non è più regolare.

''Jess'' la chiamo. La voce un po' strozzata. Penso solo a quello che potrebbe dire dopo. So che esploderà di nuovo, ne dirà di tutti i colori, sto aspettando.

''Che c'è?'' Alza la voce a causa della distanza che ci divide. Menomale siamo distanti, altrimenti ora la starei stritolando contro il mio petto. E' distrutta. Noto i suoi splendidi occhi che luccicano e le gambe che le tremano.

''Emh.. la macchina fotografica.. preferirei prenderle io le foto così sono sicuro che non le vedrà nessuno'' Ammetto abbassando la testa e, come mia abitudine, mi passo una mano nel collo grattandolo leggermente. Voglio una reazione da lei, voglio che mi risponda, che imprechi anche contro di me, ma sono stanco di questo suo silenzio. Da quando l'ho conosciuta non teneva mai la bocca chiusa. E ora? E' troppo ferita per aprir bocca? Spero di no.

''Vuoi la mia macchina fotografica?'' Scatta di nuovo. La voce rotta.

Annuisco, non mi azzardo ad aprir bocca o a guardarla.

''Bene, tieni'' urla buttandomi la macchina fotografica ai piedi, poi continua in lacrime:''Tanto non voglio ricordare niente di questa giornata, è stata solo uno sbaglio da non commettere mai più. Ora so che sei sempre stato quella celebrità smorfiosa che conoscevo, ahah come ho fatto ad essere così stupida. Stupida nel pensare che tu potessi essere una persona diversa da quello che sei, ma evidentemente fingevi. Sicuramente passerai il provino per quel film'' Sputa Jessica, questa volta quando si gira,dandomi le spalle,corre via, come se avessi colpito il fondo. Sono un tale coglione.

Jess's POV

Cerco di non piangere ma non riesco. Dopo che il riccio egoista mi ha letteralmente spezzato il cuore, sono corsa nella cabina telefonica per chiamare mia sorella che a quest'ora sarà confusa e preoccupata. Come ho fatto a cacciarmi in questo guaio? Non potevo restare a casa? E' tutta colpa di Sara, ecco, è stata lei a convincermi ad andare a quel concerto, sarei dovuta rimanere a casa! So' che non è giusto dare la colpa a mia sorella, non è colpa sua, ma se gli infliggo le colpe il dolore che sento nel petto si alleggerirà in qualche modo. No, non funziona. Sono arrabbiata con me stessa per essere stata così stupida, così cieca. Era ovvio che mi avrebbe usata e poi buttata via, come una delle sue camice costose; le indossa, fa bella figura e poi le butta nel cestino dei rifiuti, lasciandola li per sempre, sola e ferita.

Il telefono squilla nel mio orecchio e io aspetto con le mani e il labbro tremolanti.  Non so se la mia voce è stabile oppure è ancora influenzata dai singhiozzi isterici del pianto, non voglio immaginare come si preoccuperà Sara quando sentirà la mia voce. Sicuramente inizierà a strillare dall'altra parte del telefono chiedendo cosa sia successo e dove sono stata in tutto questo tempo, lo dirà a mamma e addio estate.

''Il numero da lei chiamato può essere spento o non raggiungibile'' dice la voce robotica aldilà della cornetta, lascio un respiro di sollievo e decido di chiamare un taxi.

Sento urla di ragazzine provenire dalla spiaggia, mi giro cercando di trovare la fonte delle urla isteriche e quando la trovo di nuovo quella fitta sul petto, di nuovo le lacrime, scendono ancora più veloci quando lui mi guarda. Quegli occhi verdi che mi squadrano il viso, sembra sorpreso o preoccupato? No, ovvio che no. Mi affretto a girarmi e a dargli le spalle, appoggiandomi al vetro trasparente. Non voglio ancora i suoi occhi sul mio viso, sui miei occhi zuppi di lacrime, sul mio naso e sulle mie guance rosse a causa del pianto.

Dopo aver dato le indicazioni per venirmi a prendere e risposto alla voce al telefono che sto bene almeno mille volte da quando me l'ha chiesto, esco dalla cabina, non ritorno a guardarlo, non voglio, mi asciugo le lacrime e vado dal taxi che mi aspetta.

Per fortuna il viaggio in taxi era abbastanza lungo da poter farmi passare il rossore dalle guance e dal naso. Ora non c'è più traccia di lacrime o di dolore nel mio volto, sono neutrale. Spero che i miei genitori non mi facciano la ramanzina e  mi lasceranno andare in camera mia, voglio solo stendermi sul letto e provare a dimenticare tutta questa orribile lunga giornata.

''Jessica,tesoro, dove sei stata?'' chiede mia madre. Vedo preoccupazione nei suoi occhi, ma non credo che sia soltanto per me. C'è qualcosa sotto, lo so. Ma non voglio scoprirlo adesso, non ho le forze.

''Sono qui ora mamma, salgo su in camera, sono stanca'' Dico e mi affretto a percorrere le scale raggiungendo camera mia e chiudendo la porta. Per fortuna nessuno dei miei parenti è venuto a tormentarmi, neanche Sara e ne sono contenta. Non voglio dare nessun tipo di spiegazione ora come ora.

Penso ancora a come sono stata presa in giro e anche a come sono stata tradita da me stessa, chiudendo gli occhi quando invece li dovevo tenere ben aperti. Perché provo tutto questo dolore dentro? Forse mi sono affezionata a lui? No, non voglio prendere in considerazione questa ipotesi. L'unico sentimento che sento nei suoi confronti è rabbia, rabbia per qualcuno che non sarà mai come desidero, sé stesso. Harry non avrà mai il coraggio di essere sé stesso davanti al mondo, ha paura che non accetterebbero l'Harry Styles vero? A me piace e sono sicura che piacerà al resto del mondo, l'Harry sé stesso è molto meglio della viziata celebrità smorfiosa che crede di essere. I pensieri si spengono insieme a me in un profondo sonno, uno stacco col mondo reale mi farà bene.

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