Il Dio Porco

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Cal non era un ragazzo strano, aveva solo tanta immaginazione. Amava la violenza da cartone animato, i supereroi, la posizione dell'amazzone e la carne di maiale. E detestava le bestemmie, forse troppo per una persona agnostica come lui. Gli parevano qualcosa di inutile e allo stesso tempo irrispettoso, soprattutto se fatto dai non credenti. Un giorno come tanti si svegliò a casa di suo padre da solo, perché quest'ultimo lavorava e suo fratello andava a scuola. Ma non fu un risveglio felice. La prima parola che sentì fu una bestemmia del vicino di casa che imprecava a tutto spiano alle 9 del mattino. A dir poco inaccettabile. Gli occhi di Cal si tinsero di rosso fuoco. In quattro e quattr'otto si vestì con le prime cose che capitarono sotto tiro, maglietta jeans scarpe e giubbotto, e scese dal macellaio a comprare una testa di porco. Tornato in casa la guardò con gli occhi di un'artista folle di fronte alla propria tela e dopo essersela studiata a puntino scavò perfettamente fino a farne una maschera. A quel punto tenendo il coltellaccio usato per creare il travestimento in tasca bussò alla porta del vicino di casa. Egli uscì dall'uscio sulle scale con indosso solo un paio di pantaloni da tuta e una canottiera sporca, aveva un'aria violenta e tormentata e puzzava di birra, come se si fosse scolato una tanica di Heineken per colazione. Cal lo guardò molto intensamente e prima che l'altro potesse dire qualsiasi cosa annunciò con decisione di essere il Dio di cui tanto parlava. Il vicino poco sobrio si mise a ridere. Il ragazzo strinse i pugni e fece un bel respiro. "Possiamo parlare un attimo?" propose all'uomo in canottiera che parlava peggio di uno scaricatore di porto e l'uomo accettò. Dentro la sua casa era un casino, vetro e frammenti di cibo per terra e sulle pareti, quadri staccati in certi punti e sporco sui muri. Osservandolo bene di schiena mentre passavano dal corridoio alla sala, Cal poté notare che l'uomo aveva un livido sulla spalla. "Guarda chi c'è... Qualcuno mi ha ascoltato diversamente da te". In sala c'era una donna che invece portava i segni di una stretta forte al braccio. Parevano due persone semplici ed infelici, circondati da problemi inesistenti di cui fare casi di importanza fondamentale. Erano spaventati e delusi da ciò che erano diventati, ma non riuscivano ad essere diversamente, accumulando polvere e immondizia sulla loro relazione, fino a farla divenire più sporca del loro appartamento. Dopo due ore di recriminazioni reciproche iniziarono a guardarsi in faccia, stavano lentamente superando la vergogna di ciò che erano stati. Solamente dopo un'altra ora di insulti a viso aperto cominciarono ad ammettere le loro colpe, che erano molto più piccole e superficiali di quanto chiunque abbia udito la litigata di primo mattino potesse immaginare. Il Dio Maiale ascoltò in silenzio tutte le loro angosce e problematiche senza battere ciglio, con rispetto e comprensione, come un simbolo di sicurezza e di pace in mezzo al conflitto. Dopo le prese di responsabilità iniziarono le scuse reciproche e insieme i complimenti e gli sguardi persero l'odio, rimasero quel poco di vergogna e quel tanto di affetto che li aveva tenuti assieme tutti quegli anni, in fondo erano fatti l'uno per l'altra. Ci fu un intenso abbraccio, di quelli che si vedono solo nei film americani troppo romantici, poi il Dio Maiale uscì dalla porta da cui era entrato e la coppia sorridente lo ringraziò di cuore prima di chiuderla. Una porta sbattuta e finalmente Cal aprì gli occhi nel suo letto a casa di suo padre. Circa sette anni dopo la polizia avrebbe arrestato il primo vigilante della storia, un ragazzo con una maschera da porco e un coltellaccio.

Castronerie e buchi spazio temporali in serata, a seguire schiarite nel weekendDove le storie prendono vita. Scoprilo ora