Un Giuda in paradiso

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Uccidi tutto quello che tocchi. Perché? Non lo sai, ma lo fai. Hai incontrato tanti bellissimi incroci dove avresti potuto far finta di niente, girarti dall'altra parte e tirare dritto, e invece no, sempre a fissare ogni disastro e rumore sospetto come se il tuo lavoro fosse quello di farti i cazzi degli altri. Ogni domenica litighi con Lydia fingendo sia solo una roba passeggera e non una perpetuata ritualità, sostitutiva dei preliminari prima dell'atto sessuale vero e proprio, da cui lei spera di ricavare un erede e tu un patetico amplesso. Un fuggitivo momento di piacere, una pausa necessaria per essere lucidi il lunedì mattina sulla scrivania dell'ufficio a fissare un monitor semivivo con cui ti scrutano senza che tu te ne accorga, perché non ti interessa. Tutto ciò che vedi non fa che dirti che sei più morto del padre che hai seppellito lo scorso autunno, morto di infarto mentre festeggiava il pensionamento a causa dello spogliarello che gli hanno pagato i suoi colleghi. Ironia della sorte, conosci pure la spogliarellista perché frequentavate la stessa classe di liceo. E ora sei qui, seduto sulla tua scomoda sedia di plastica, davanti a questo schermo luminoso che brilla di luce propria e che mentre lo fa ti risucchia l'anima. Le tue occhiaie coprono d'ombra anche le guance pallide e nemmeno il terzo caffè della mattina ti aiuta ad alzare lo sguardo. 

Dopo la terza partita a solitario, ti accorgi che per guadagnare soldi devi digitare quei due bottoni in più sulla tastiera e rispondere al telefono, perciò inizi a rientrare nei tuoi doveri riascoltando i messaggi in segreteria. Il primo è di Marco, vuole consegnarti "le foto di spiderman per lunedì", giro di parole in codice con cui indica l'erba e in rari casi pure il fumo. Sorridi, non hai voglia di fumare ma Marco è simpatico quindi probabilmente pagherai qualche deca per poi lasciarlo a tua sorella, quella tossica disoccupata del cazzo. L'otite che cerchi di ignorare all'orecchio sinistro attira la tua attenzione tramite una fitta allucinante che ti fa venire voglia di tagliartelo, ma poi ricordi che hai paura di tutto ciò che potrebbe farti male perciò eviti di diventare un novello Van Gogh. La società se ne sbatte di te, della tua faccia da cazzone ritardato, dei tuoi amici ignoranti e dei tuoi istinti masochisti. Esiste ancora una sola cosa al mondo che possa renderti felice? Forse un trancio di pizza coi carciofini, un film comico d'azione, una battuta divertente per davvero, l'abbraccio caldo di Lydia quando siete a letto sotto il piumone invernale, le sue cadenti tette che premono contro la tua irsuta schiena... no, non te lo godresti, non ne sei in grado, dopo pochi secondi gli occhi aprono i rubinetti e inizi a singhiozzare, perché non credi di meritarlo, ti senti in colpa per qualcosa che non hai mai fatto e hai paura di perderlo in meno di un istante, istante che hai già sprecato angosciandoti da solo con questi inutili pensieri. Lei ormai non lo fa quasi più, perché dopo la settima notte passata a consolarti si è rotta le palle. È colpa tua e questo può solo farti stare peggio. Il mondo attorno è immobile e impassibile, non muta il proprio aspetto se non nei piccoli rituali stagionali e giornalieri. Tua sorella e la droga, Marco e lo spaccio, Lydia e il sesso, tutti restano sempre gli stessi. Le piante secche che ripianti ogni primavera nei vasi sul balcone, le ruote sgonfie della bici che usi per andare al lavoro, il livello di solitario a cui provi di aumentare la difficoltà fallendo perché è sempre uguale, tutto resta sempre uguale. 

Il tuo riflesso ribaltato sul cucchiaio del quarto caffè della giornata, preso dopopranzo al bar di fronte al tuo ufficio, ti regala un sorriso imbarazzato, di cui cerchi di far tesoro per poi scordartene al primo commento razzista del barista riguardo la partita di ieri che non hai visto. Vorresti tornare a quando sognavi, a quando non ti fregava niente di sopravvivere, ti bastava avere aria nei polmoni per poterti scrollare di dosso ogni singola angoscia sul domani. Andavi tutti i giorni al mare e se non eri al mare era perché avevi voglia di fiume, di montagna o parchi divertimento. Eri l'eterno infiltrato ai concerti gratis, il buffalo della birreria in centro, l'eterno perdente ai poker a basse puntate e il migliore amico di quel barbone che viveva in piazza. Quando lo vedi non gli offri più neanche un panino. Non è stata Lydia a cambiarti, anzi, era stata lei a renderti così solare, così vivo e colorato. Che fine hanno fatto France', Chris e Morra, il tuo gruppetto con cui prendevi in giro i fighetti oggi diventati tutti tuoi colleghi? Sei stato davvero quello che si è fatto tutte le piscine esterne degli alberghi sul lungomare in una serata? Ti va di traverso l'acqua offerta col caffe che in realtà dovresti bere prima ma che tu preferisci bere sempre dopo. Oggi è così facile vedere quello che fa schifo, mentre è sempre più difficile fare caso alla maestosa bellezza che c'è nel mondo, eppure è ancora lì dove è sempre stata e, in caso qualcuno se ne accorga di nuovo, sarà. 

Castronerie e buchi spazio temporali in serata, a seguire schiarite nel weekendDove le storie prendono vita. Scoprilo ora