Viaggio a Bologna di un giovane schizofrenico

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Sul mio treno parto alla ventura, verso il domani, il futuro? No, verso una festa di un mio amico. Io, Wade Durden Rogozin Terzo, sto viaggiando lontano, per una volta in aspettativa dal mio ruolo di ragioniere, dopo 5 anni di servizio continuo, anche dopo infiniti richiami, senza ferie, perché, come diceva qualcuno, l'economia non va mai in vacanza. Fra le nuvole rosa dell'alba vedo Valentina, che mi sorride, lo fa tutte le mattine. Perché continua a seguirmi dopo che ci siamo lasciati mesi fa? I miei vicini di posto borbottano cose inquietanti, ma la cosa più strana è che sono da solo sulla carrozza, come diavolo fanno? Mi mettono a disagio, vado nella prossima carrozza. I binari ardono sotto di me e le rotaie sfrigolano, uniche ancore di un mezzo velocissimo ed efficace, non lasciandolo volare, come invece si può fare con le bici o gli aquiloni. 

C'è il sole, e devo socchiudere gli occhi per guardare fuori dal finestrino. Ho finito internet sul telefono, non mi resta che annoiarmi. Nell'attesa che parta la nuova offerta "vantaggiosissima" guardo l'arcobaleno causato dal nubifragio del paesaggio circostante. Mi accorgo di colpo che l'iPod con cui sto ascoltato la musica da mezz'ora è quello distrutto da mio fratello irrimediabilmente tre anni fa. Sul treno la signorina controllore dice a noi passeggeri, io e due coppie (di cui una mista teneramente), che il treno si fermerà in un posto magico chiamato Imola. Non ci sono mai stato, potrebbe essere un'esperienza, ma devo andare a Bologna per stare col mio amico, quindi le chiedo una soluzione. Lei si era palesemente infatuata del mio fascino giovanile e per questo mi indica una via per risolvere il mio problema, l'autobus, una navetta gratuita offerta dall'azienda del treno compresa nel prezzo per chi partiva da Rimini per arrivare a Bologna, come me. Prendo l'autobus, una ragazza mi si siede di fianco e attacca un chip allo zaino per poi andare in un altro posto, senza farsi notare da nessuno, tranne me. Sono terrorizzato. Appena sceso, svuoto e butto il mio zaino, che in realtà era quello storico di mia madre, prestatomi in questa splendida occasione, ma ormai compromesso, e ne compro un altro identico, anche se non mi serve a niente, tutte le cose importanti le ho dentro al borsello, dentro lo zaino c'era solo un pacchetto di fazzoletti, il quale può agilmente stare anche dentro la mia sacca a tracolla. 

Pranzo prima di andare alla fiera del mio amico. Mi trovo in Piazza Maggiore, tra le tante persone mi sento osservato, non mi piace per niente ed inizio a sudare, anche perché a maggio qua è un caldo torrenziale. Non riesco ad individuare chi mi sta guardando, poi capisco che è una ragazza a 30 m da me. Lei una volta accortasi del mio accorgimento, finge di essere presa da altre cose, ma io la seguo per un po' sul Viale dell'Indipendenza. Poco dopo vado a mangiare al Mc e mi porto il cibo in un angolo appartato. Finito il mio umile pasto, vado con tutta calma dal mio amico. 

Arrivo appena in tempo per sentirlo esporre. Alcuni stronzi non applaudono, quasi mi incazzo e vado a picchiarli, tuttavia il mio amico mi tranquillizza, come solo lui sa fare e mi fa uscire. Una volta fuori mi chiede chi sono e cosa voglio da lui, dice di non conoscermi e non avermi mai visto. Lo guardo meglio e penso che forse ho sbagliato persona. Rientrato dentro trovo il mio vero amico che mi presenta il suo progetto. È un videogioco gratuito, lui li ha sempre amati e ha sempre voluto farne uno. Ora è veramente il suo turno ad esporre. Sono tutto teso in prima fila, non si era nemmeno preparato un discorso. Appena sale sul palco inizio a filmare. Dopo aver spiegato meccaniche e robe varie scende. Un sacco di persone attorno non mi permettono di fargli i complimenti. Finalmente posso parlargli e lui mi ringrazia di essere andato a vederlo e supportarlo. Gli voglio un mondo di bene, da amico s'intende, è un ragazzo molto buono e sensibile, sa sempre cosa dirmi e quando dirlo senza farmi arrabbiare o preoccupare, lo adoro. 

Me ne vado mandandolo a fanculo per avermi stracciato 20 volte al suo stesso gioco in maniera umiliante solo per far capire quanto fosse "facile" al pubblico giocare al suo progetto. Riprendo il bus. Mi siedo di fianco al pelato di brazzers, abbronzato, con 20 anni di più sul groppone. Ho il terrore di aver sbagliato bus, non ho chiesto niente a nessuno, e questo è infatti quello che porta a castel bolognese. Non ho il coraggio di scendere per chiedere informazioni, ma, grazie a Dio, l'autobus riparte e mi porta ad Imola. Qui risalgo sul treno. Due lesbiche mi guardano male nella corsia di fianco, mentre la donna davanti a me dice almeno tre volte il nome di mio fratello durante una chiamata. Non so cosa pensare. Chiamo mia mamma e mi sembra che tutti sull'autobus mi fissino. Una signora più avanti mi caccia uno sguardo di aiuto e io non rispondo, che potrei mai fare io, se non dirle "la capisco" con un'occhiata timida. Abbiamo appena superato savignano sul rubicone, la prossima è la mia fermata. Per pura coincidenza la signora davanti a me apre un pacchetto di cracker di farro della stessa marca di quelli che compra mia madre, e mi sento sempre più vicino a casa. Mi avvicino all'uscita e scendo. Sono a Pesaro, ho sbagliato fermata.

Castronerie e buchi spazio temporali in serata, a seguire schiarite nel weekendDove le storie prendono vita. Scoprilo ora