Idraulica turistica

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Un giorno non caldo di giugno, presso la minuscola metropoli di Rimini, proprio in piena stagione turistica avvenne un fattaccio di cui ancora si racconta come monito per le generazioni future. Le dinamiche della catastrofe si svolsero nel più innocente e innocuo dei bagni sul lungomare di Marina Centro, il bagno 4. L'evento topico, la bomba ad orologeria che incendiò non per il caldo quella stanca giornata di inizio estate, fu l'intasamento del WC ufficiale del bagno. Il proprietario della spiaggia, Vincenzo, era un uomo d'oro, buono come il pane e disponibile ad ogni esigenza del cliente, tuttavia di tutte le virtù che aveva, probabilmente quella di cui mancava maggiormente era la capacità di agire rapidamente in situazioni emergenziali come la suddetta. Il bagno subì solo dopo due giorni un grande calo della clientela, forse legato anche al fatto che la maggior parte dei clienti che usufruivano di sdraio e ombrellone erano anziani, risaputamente dotati di un'instabile vescica. La causa ovviamente era tutta da ricercarsi nella chiusura dell'unica toilet aperta ai clienti di tutto il bagno. Vincenzo stesso si mise subito per primo a provare e a cercare di sbloccare quel water, ma ahimè, dopo anni passati steso su uno sdraio a casa e al mare a guardare le TV, ormai provare semplicemente con lo sturalavandino a togliere il puzzolente e ripugnante tappo che bloccava il WC era un'impresa a dir poco ardua. 

Dopo innumerevoli tentativi mal riusciti, Vincenzo il bagnino si dovette rivolgere a Enrico l'idraulico, grande promessa del mondo delle tubature, fresco fresco di diploma e di numerosissime esperienze di tirocinio presso i migliori professionisti del mestiere, quindi un ragazzo giovane con ancora molto da dimostrare e grandissimi sogni e aspettative per il proprio futuro. Nonostante il corpo esile e mingherlino, aveva una grande conoscenza del lato ingegneristico dell'idraulica e per questo facendo leva sui punti giusti si mise all'opera smontando pezzo per pezzo la tavolozza del water senza troppa fatica. Purtroppo il risultato fu a dir poco catastrofico, oltre a sporcarsi e a puzzare ulteriormente, il wc esplose, lanciando verso l'alto un getto che raggiunse addirittura il tetto della cabina bagno, superando il possibile getto di tre litri di coca cola in cui si getta un pacchetto di mentos. Enrico venne rinfrancato da tutti i presenti, ma era giunta l'ora di chiamare un professionista rodato ed navigato, uno che potesse trattare il casino generato da mani ancora inesperte. 

Il secondo idraulico a cui rivolgersi in caso di emergenza era Guglielmo, un uomo di mezza età con una grande passione per il proprio lavoro e per il bodybuilding. Il miglior modo per descrivere il suo fisico statuario è quello di paragonarlo a Schwarzenegger negli ultimi film della saga di "Terminator", in particolare "Terminator: Salvation" in cui mostra muscoli coriacei da divinità greca e atleta 25enne con 54 anni stampati in faccia. Un uomo virile e forte, per sua sfortuna non particolarmente intelligente. Si presentò al bagnino dopo circa un'ora dalla chiamata con un vestito attillato per mostrare maggiormente le forme muscolari gonfiate e un gargantuesco zaino sulle spalle, da cui estrasse un enorme bastone di legno su cui era infilata, proprio in cima, una grande ventosa, ricordando in generale più che uno sturalavandini una mazza vichinga. Iniziò a lavorare immediatamente con un'impressionante forza erculea, sturando come se avesse dovuto estrarre lava da un piccolo cratere vulcanico, e alla velocità di un fulmine lanciato da Zeus in persona spaccò irrimediabilmente la tavolozza, a quanto pare non pronta a simili sforzi e compressioni. Alla vista del terribile omicidio da lui compiuto, Guglielmo scoppiò in un pianto fatto di lacrime innocenti come quelle di un bambino che spacca un giocattolo involontariamente, con l'aggiunta di non poco senso di colpa, per cui andò subito a costituirsi dal proprietario del bagno Vincenzo. 

Era giunto il momento di giocarsi il tutto per tutto, erano all'ultima spiaggia, non potevano fare altro che chiamare Piero, un vecchio maestro eremita, monaco e guida spirituale dell'arte idraulica, che si diceva avesse creato con le sue stesse mani l'intero impianto idraulico e le fognature della città. L'unico problema è che questo essere mistico viveva ormai isolato in un piano dell'esistenza superiore per contemplare tramite la meditazione la perfezione del circuito idraulico più complesso di cui ognuno è a conoscenza senza comprenderlo fin dalla nascita, il sistema cardiocircolatorio. Per raggiungere questa consapevolezza si era isolato presso un monastero nelle campagne fuori città, a cui soltanto gli idraulici qualificati possono accedere: l'abbazia della Maria di Santa Toeletta. Furono mandati sia Enrico che Guglielmo a cercare di convincere Piero ad accettare il compito. Dopo aver scalato la collina e aver superato la prova del bullone, in cui riconoscere a vista la chiave inglese migliore per girare il bullone necessario a fissare un tubo, furono portati al cospetto del sant'uomo del gabinetto. Si inchinarono con umiltà e rispettoso silenzio. Il vecchio assomigliava ad una prugna secca, un po' ingrossata a livello dell'addome a causa di una vita passata ad assecondare i vizi dell'alcol e del fumo. Dopo una bestemmia e aver redarguito i due poveri colleghi, fece loro un gran sorriso e accettò di partecipare all'impresa. Era giunta l'ora di stappare definitivamente quel water. 

Piero si fece raccontare per filo e per segno ogni singolo aspetto degli approcci e dei risultati di cui erano stati vittima Enrico e Guglielmo e decise conseguentemente di agire più alla radice partendo dalla fognatura sotto al WC. Non ci volle molto a trovare l'area specifica da cui non riusciva più ad uscire alcunché e fu la sua smontatura il vero problema. Infatti un'appiccicosissima sostanza gialla ostacolava il distacco delle singole sezioni del tubo con un'inverosimile resistenza, tanto da rendere necessario l'utilizzo della fiamma ossidrica. "Come è possibile?" si chiederà il pubblico a casa, ebbene quando un ammasso gelatinoso non si scioglie con l'acqua vale la pena provare con il fuoco. Nelle ore successive i tre idraulici furono in grado di sostituire il tubo tappato con uno nuovo. La sostanza schifosa era molto probabilmente un'intera saponetta per pulire il water buttata senza cognizione di causa per pigrizia da un cretino ancora a piede libero, che si spera abbia imparato la lezione. Completato il lavoro i tre idraulici furono pagati e se ne andarono dove erano più necessari, perché è questo che fanno gli eroi, mentre i clienti bramosi di sole e mare tornarono quasi alla velocità della luce. Non si scoprì mai il colpevole dell'accaduto e Vincenzo poté stendersi sullo sdraio tranquillo sapendo che il water non si sarebbe intasato mai più. 

Castronerie e buchi spazio temporali in serata, a seguire schiarite nel weekendDove le storie prendono vita. Scoprilo ora