𝟏

35 11 13
                                    

Sono le 6... E grazie, o per colpa di quel suono assordante mi sono svegliata. Ho ancora gli occhi chiusi. "Non ho nessuna voglia di alzarmi questa mattina" Lo dico ogni giorno. "Penso che dovrei cambiare sveglia, questa è piuttosto fastidiosa" Con la voglia di una che sta per morire mi accingo ad alzarmi. Raccolgo, sparso da qualche parte nel letto, il mio vecchio telefono, spengo quella sveglia assordante e vado in bagno. Nei soliti cinque minuti che uso per riprendermi, comodamente seduta, scrollo i post su Instagram, vedo le emozionanti vite di tutti, i loro obiettivi, sogni compiuti, mi chiedo da dove siano partiti. Eppure non vorrei la loro vita, sono certa di non essere fatta per questo, vorrei vivere un'avventura, una grande avventura. Mentre fantastico nella mia mente, l'abbaiare del cane dei vicini spezza il silenzio e mi innervosisce, come ogni mattina.

«Devo sbrigarmi o farò tardi»

Sì... Farò tardi, anche se sono le 6 del mattino. Abitare in campagna comporta un bel terreno in cui avventurarsi, un grande spazio dove poter realizzare qualcosa, è vero, ma la connessione ad internet fa pena, e la scuola non è poi così vicina. "Ecco, non è passata neanche un'ora e sono già irritata" Di fretta e scocciata, faccio la mia solita colazione a base di latte, fette biscottate e mi preparo, con in sottofondo il cane che continua ad alimentare il mio nervosismo... È uno strazio, è un cane e capisco, però non posso sentire tutto questo casino già dalle 6 del mattino. Prendo il mio pesante zaino ed esco di casa. Appostata vicino al cancello c'è la mia vecchia bici, non è il massimo, ma se non ci fosse lei dovrei svegliarmi anche più presto per andare a... Non mi va neanche di dire il nome del posto. Mi metto alla guida del mio centenario bolide a pedali, e per la strada saluto le solite persone in uscita in quel momento. Ormai nella mia piccola campagna sono conosciuta da tutti, perché sono l'unica ragazza del quartiere e vado ovunque con la mia bici, il resto delle persone sono tutte anziani o qualcuno che ha un figlio che è già andato via di casa. Inoltre, io abito da sola, non ho genitori, e tra queste strade mi sento sempre sola, non c'è nessuno con cui stare. Per fortuna che esiste internet, e anche se è lento, almeno posso parlare con le mie compagne di scuola da casa.

«MERDA!» Urlo. Un auto mi passa avanti dall'altra strada ad un inutile folle velocità, e frenando con forza il cavo del freno si spezza, andandomi dritto in fronte.

«CHE DOLORE... DIAMINE» Lamento, stringendomi la faccia.

Fantastico, ora non ho neanche più il freno posteriore, dovrò fare attenzione, frenare con forza con quello anteriore potrebbe farmi slittare e cadere. Già stufa e anche un po' in ansia per l'essere senza freno, torno in carreggiata continuando a pedalare. La scuola ormai è vicina, ancora un paio di minuti, un altro paio di pedalate.

Arrivata, come al solito parcheggio la bici al suo solito posto, metto il lucchetto, anche se non credo che qualcuno qui abbia voglia di rubare questa illustre opera di un secolo fa, ed entro. Come sempre è pieno di studenti che entrano tutti alla stessa ora, in gruppetti, chiacchierando e camminando con una lentezza spropositata, non lasciando spazio alle povere anime come me che vogliono solo entrare in classe.

Camminando per il corridoio, tra il grande caos creato dalla miriade di studenti e professori che passeggiano, sento una voce in lontananza.

«Lea!»

Mi giro, e vedo le mie amiche che mi stanno salutando sorridendo.

Mi avvicino a loro. «Buongiorno» Mormoro sorridendo.

Guardandomi però, fanno tutte una faccia strana, come se avessi io qualcosa fuori posto. "Che succede?" Mi chiedo.

«Ma cos'hai in fronte?» Chiede una di loro.

Capisco subito di cosa stanno parlando e mi irrigidisco imbarazzata.

"Il cavo... Il cavo del freno!"

𝐒𝐨𝐮𝐥𝐬 - 𝐃𝐮𝐞 𝐚𝐧𝐢𝐦𝐞 𝐢𝐧 𝐠𝐮𝐞𝐫𝐫𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora