Ci misi un po' a tornare alla realtà, dannazione, avevo un ragazzo!
Distolsi lo sguardo, dovevo trattenermi.
L'affascinante camer..ehm, il nuovo cameriere, non fece caso al mio sguardo disorientato e con un sorriso perenne si schiarì la gola:" ciao ragazzi, cosa posso portarvi?"
Oh Dio Santissimo, quella voce...
"Per me una granita alla menta" Austin interruppe i miei pensieri, " e per la miasorellinauna alla fragola." immaginai si fosse reso conto che l'aria era carica di attrazione dato che si soffermò fin troppo sulle parole 'mia' e 'sorellina'.
Gli trai un calcio da sotto il tavolo il più forte possibile e rivolsi al dio che osservava con aria divertita la scenetta familiare, il sorriso più falso che avessi mai fatto.
Quando lo congedammo rivolsi ad Austin un'occhiata omicida
"cos'era quello?" gli urlai il più calma possibilie,
"scherzi vero? Vi stavate letteralmente mangiando con gli occhi!" si difese lui, alzando la voce,
"tu sei malato!"
"Vedremo quando Luke verrà a sapere del nuovo barista 'sono figo e me ne vanto con il mio sorrisetto e l'abbronzatura da surfista'"
"Austin, come soprannome lo trovo esageratamente lungo!"
"Ma taci che sei ancora rossa come un peperone"
Era divertito, fin troppo divertito.
Sbuffai e presi un grande respiro per non staccare quei bellissimi occhietti dal faccino da angelo di mio fratello. Ma, in quel momento il barista 'sono figo e me ne vanto con..si insomma avete capito' tornò al tavolo con le nostre granite.
"Ecco a voi, e buon appetito" sorrise ad Austin che lo incenerì con lo sguardo e mi fece l'occhiolino... Audace, mi piace...no, no no no, non mi piaceva affatto, cosa poteva piacermi poi? Gli occhi luminosi? Le labbra rosee? L'abbronzatura? Il fisico da modello che spiccava anche da sotto l'uniforme da lavoro? No no, non c'era niente che potesse interessarmi di lui. NIENTE.
Tornammo a casa dopo aver trascorso ore nei negozi preferiti di quel deficiente di Austin, "cimettopoco," aveva detto " poiandiamodovevuoitu!" mi aveva promesso, "infondohopagatoiole granite" mi aveva ricattata, certo Austin, certo.
Fatto sta che nei 'miei' negozi, non ci avevamo minimamente messo piede! Si avvicinavano le uscite in barca, non aveva un dannato costume!
Maledetto lui e le sue manie di perfezione.
Entrammo in casa tirandoci gomitate e ridendo come bambini, ma ci fermammo quando ad aspettarci c'erano mamma e papà, un cipiglio sul viso e lo sguardo perso.
"Hey" Austin parlò in quel silenzio imbarazzante, portando l'attenzione di tutti su di lui.
"Che succede? Avete una faccia.." continuai io,
"Ragazzi, per favore, sedetevi"
Che stava succedendo?
"É successo qualcosa a zia Jane?" Urlammo contemporaneamente
Zia Jane era parte integrante della famiglia anche se abitava dall'altra parte del mondo, la ritenevamo una seconda madre, una sorella. Era più giovane di mamma di parecchi anni, creazione di una scappatella di nonna con un uomo di cui ancora oggi non sapevamo il nome.
"Ragazzi, calmatevi, zia Jane sta bene, anzi, benissimo.."
"Si sposa? Di nuovo? Non farò da testimone quasta volta! All'ultimo matrimonio ho dovuto indossare un completo viola, VIOLA!" disse lo sciagurato, tra i due lui aveva il fascino, io, beh, tutto il resto!
Jane si era sposata già un paio di volte, e in nessuna cerimonia era stato presente niente di bianco, la prima volta tutto rosso, la seconda viola. Elettrizzante pensare ad un altro matrimonio, di che colore sarebbe stato? Blu? Giallo? Verde smeraldo!
"Austin fa' parlare tuo padre!"
Mamma era l'opposto di zia, rompiscatole e perfettina, tutta in regola e credente come pochi.
"Veniamo al punto per favore" stavo perdendo la pazienza, nessuno voleva parlare
"Allora, io e vostra madre abbiamo parlato molto, ci sono cose che in questo ultimo anno dobbiamo sistemare, sapete, la casa nuova, il mutuo, avremmo molti turni extra, nuovi incarichi, lavoretti part-time.."
Meglio no? Più feste per noi
"..insomma, finirete il liceo in Australia, da vostra zia."
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Spazio a mee
Terzo capitolo yay
Basta a perdonarmi? No eh, troverò un modo, ve lo assicuro;)
MOLLY :D
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HE IS EVERYTHING TO HER (calumhood)
Ficção Adolescente"Ma stavo ammettendo a me stessa di non volere questo. Io volevo provare il brivido, volevo vivere, soffrire, piangere, lottare per avere 'lui'. Lottare così ardentemente da ferirmi, profondamente. Avevo finalmente capito di essere drogata, dipenden...