8."Guasta feste!"

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"...sono Calum" mi porse nuovamente la mano, ma nel momento esatto in cui stavo per ricambiare il gesto arrivò il solito 'guasta feste':

"Ehi ragazzi, vedo che vi siete conosciuti, Maya ti ricordi di Cal? Ci ha portato le granite nel bar del centro commerciale."si intromise Austin senza alcun ritegno.

Genietto, non vedi che stavo per dargli la mano? Ma sei scemo o cosa?

E poi, dov'è finita la tua ossessione per la mia incolumità?

Ti svegli Mahone?

SONO IN ASCIUGAMANO, SOLO IN ASCIUGAMANO, DAVANTI AL TUO CAL!

MA COSA LO CHIAMI CAL A FARE? CONOSCI LUKE DA DUE ANNI, NON LO CHIAMI MICA LUKINO!

"Ma cosa fai in asciugamano? VA A VESTIRTI, ORA!" mi urlò poi.

Si, è completamente rimbecillito!

Alzai gli occhi al cielo e prima di chiudermi in camera rivolsi un sorriso a Cal, cioè, a Calum.

"è stato un piacere conoscerti Maya" rispose, soffermandosi troppo sul mio nome.

Questo ragazzo mi stava facendo diventare pazza, e lo conoscevo solo da dieci minuti.

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Mi vestii il più in fretta possibile e, dopo essermi infilata un vestito nero un po' troppo attillato, mi scaraventai in cucina dove gli altri si stavano sedendo.

Ottimo tempismo!

"Oh Maya, siediti pure là, potrai conoscere meglio Calum, è un bravissimo ragazzo, sta addirittura simpatico a Austin!" disse mia madre prendendomi alla sprovvista.

"Ehiii!" si finse offeso il ragazzo.

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La cena passò in fretta anche se le conversazioni erano estremamente noiose.

A volte scappò qualche domanda imbarazzante che faceva zittire tutto il tavolo, ma poi questa veniva rimpiazzata da un bel "che bella giornata oggi"

'ma si infatti, non sto più con Luke, lui non si è fatto sentire nemmeno una volta in tutta la giornata, sto per trasferirmi dall'altra parte del mondo, ho un fratello rincoglionito, uno strafigo di fianco a me...okay forse ora non stiamo più parlando di cose brutte...'

oppure 'che bel sole..'

'Austin ma che cazzo dici! è notte, vedi fuori, ci sono le stelle, le STELLE, S T E L L E. Oh povera me.'

Fatto sta che dopo un'ora di imbarazzo la tortura era finita.

Spesso avevo sentito gli occhi di Calum bruciare su di me e per quanto avessi desiderato girarmi e vedere se realmente mi stava guardando, non lo avevo mai fatto, mi piaceva pensare che, anche solo se per pochi secondi, lui mi aveva preso in considerazione, e girandomi sarei solo rimasta delusa di vederlo mangiare senza degnarmi di uno sguardo: preferivo vivere nella mia immaginazione, come sempre d'altronde.

Aveva quell'aria da cattivo ragazzo, un po' perverso, che mi eccitava da morire..

nono, non nel senso fisico, cioè, non potevo negare che nel 'Calum's express' mi sarei fatta volentieri un giro, o anche due, ma ero convinta di aver finalmente capito cosa volevo, cosa mi attirava nell'altro sesso, cosa volevo da Luke, e cosa lui non poteva darmi.

Luke non era Calum, Luke non era misterioso o provocatorio. Luke non sarebbe mai stato in grado di ferirmi e, nonostante i miei sbagli sarebbe sempre tornato, ne ero convinta, me lo aveva dimostrato più volte, ed ero anche convinta che lo avrei trovato alla porta di casa con un mazzo di fiori il giorno seguente.

Ma stavo ammettendo a me stessa di non volere questo.

Io volevo provare il brivido, volevo vivere, soffrire, piangere, lottare per avere 'lui'. Lottare così ardentemente da ferirmi, profondamente.

Avevo finalmente capito di essere drogata, dipendente dal dolore. Ma forse era sbagliato definire con queste parole la mia malattia, io non puntavo a soffrire, io puntavo a ciò che c'era dopo la sofferenza, non puntavo alla tempesta, ma all'arcobaleno.

Io puntavo a vivere.

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Ci alzammo da tavola e mi scusai per andare a prendere un po' d'aria. Dovevo schiarirmi le idee. Ancora.

Non capivo.

Cosa volevo?

Di cosa avevo bisogno?

Forse era proprio questo il problema: ciò di cui avevo bisogno non coincideva con ciò che volevo.

Toccava a me scegliere: vivere o sopravvivere?

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21.09.2015  21.56


-Molly :D


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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 04, 2015 ⏰

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