09.

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Ryan rimase immobile per qualche istante di troppo, reclinando il capo con lentezza e cercando di capire chi si trovasse dietro di lui.

-E tu saresti...- un solco gli si disegnò sulla fronte quando vide Aaron serrare di colpo la mascella.

Un gesto che faceva molto spesso, solitamente quando era nervoso.

Avevo imparato a distinguerlo durante i suoi repentini cambi d'umore.

-Vieni con me, Ryan. Andiamo a ballare- la frenesia con la quale compii quelle parole, mi fece quasi dimenticare che Aaron si trovava dietro la mia schiena, intento a mettermi in mezzo ad altri pasticci.

Lo avevo preceduto, fortunatamente, e ne ero più che felice.

-È il tuo ragazzo?- eruppe lui tutto d'un tratto, facendomi rabbrividire di colpo.

-Aaron non potrebbe mai essere il mio ragazzo, sia chiaro- le parole stillarono dalla mia bocca con una fluidità inammissibile, come se quella sua frase mi avesse quasi offesa.

Sentivo l'impellente necessità di tornare a casa e nascondermi sotto al letto dalla vergogna.

-Oh, scusa...non volevo- nel notare il mio nervosismo, Ryan cercò subito di cambiare discorso. -Domani ti andrebbe di fare un giro?-

Restai ammutolita per un attimo, prima di dargli una risposta breve e coincisa. -Va bene, ma sappi che devo prima studiare- esalai con un filo di voce, quasi impercettibile.

Lui annuì con aria spossata, poi mi intimò a prendergli la mano.

Lo feci senza ulteriori indugi, unendomi l'attimo dopo a una danza di gruppo che tutti si apprestavano a ballare.

-No aspetta. Devi fare così: prima un piede, poi l'altro- Ryan accortosi della mia difficoltà nel muovermi, cercò di spiegarmi i brevi passi da compiere per rimanere al ritmo della canzone, ma fu tutto inutile.

I miei piedi erano bloccati al pavimento, le gambe immobilizzate e la mia voglia pari a zero.

Ero una tremenda incapace.

-Fa niente, prendiamo da bere piuttosto- lo ringraziai mentalmente per la comprensione.

-Si, meglio- feci così per seguirlo, cercando di farmi spazio tra la folla, ma una voce femminile catturò la mia attenzione.

Mi voltai di scatto e incontrai gli occhi cerluei di Sarah.

-Ti ho trovata, finalmente- aveva il respiro quasi mozzato, lo intuii dal modo in cui farneticò quelle parole.

Incuriosita e impaziente, le chiesi subito cosa fosse accaduto.

-Oh, nulla. Tranquilla! Sono venuta a cercarti per una cavolata. Io ed Ellie ci siamo unite ad un gruppo di ragazzi e tra un po' giocheremo ad obbligo o verità. Vieni con noi. Ci divertiremo-

-Obbligo o verità? Non è per i bambini?- anche Ryan prese parte della conversazione.

-È diverso. Le domande sono...beh, come dire- si schiarì la gola con un breve colpo di tosse.

Dedussi all'instante cosa volesse intendere, perciò la precedetti. -Va bene Sarah, se proprio ci tieni- le sorrisi impacciata, rivolgendo poi la mia attenzione a Ryan.

-Vieni anche tu?- gli chiesi.

-Certo-

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-È il tuo turno, bellezza-

Una voce limpida mi riscosse dai miei pensieri.

Abbassai lo sguardo, mettendo a fuoco la figura di un ragazzo seduto e un po' allampanato, con le gambe incrociate e i gomiti appoggiati su di esse.

The Silence Of TearsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora