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   𝐀 𝐃 𝐄 𝐋 𝐈 𝐍 𝐄

-Aaron...-

Un bisbiglio impercettibile abbandonò le mie labbra.

Ero confusa, cosa ci faceva a casa mia?

-Perché sei qui?- gli andai incontro con i pugni serrati lungo i fianchi.

Lui però non mi rispose.

Era appoggiato al davanzale della finestra, immerso nell'oscurità della notte, e sembrava non curarsene della mia domanda.

Riuscii a intravedere solo i suoi zigomi alti illuminati fievolmente dalla fiammella della sigaretta che portava alla bocca.

Le sue labbra si schiudevano ad ogni tiro, riusciva ad inalare grosse quantità di fumo nel giro di nemmeno cinque minuti.

Allontanò poi il tabacco rivolgendomi la sua completa attenzione.

Si voltò a guardarmi, restando in silenzio, poi si avvicinò a me e a quel punto non seppi più cosa fare.

La vicinanza era talmente troppa da mettermi in soggezione.

-Avevi intenzione di colpirmi con quella mazza storta?- sollevò l'angolo della bocca, che si modellò in un ghigno sfacciato e irritante.

-L'unica mazza storta qui è solo...- mi bloccai all'istante, sbarrando gli occhi.

Non lo avevo detto sul serio.

-Vuoi vederlo? Magari cambi idea- asserì maliziosamente.

-Cretino!- alzai gli occhi al cielo.

-Comunque non mi hai risposto- continuò lui.

-Come fai ad essere così scemo?- sbuffai in parte divertita.

-E tu come fai ad essere così bella?-

Una scossa di brividi mi attraversò la schiena nell'udire quelle sue parole.

Speravo solo non avesse notato il modo in cui le mie gote si erano improvvisamente tinte di rosso.

Meglio cambiare discorso, pensai.

-Nemmeno tu mi hai risposta-

Accesi la lampadina poggiata sul comodino, poi lo guardai in cagnesco.

-A quale domanda?-

-Perché sei qui, Aaron?-

-Mi scocciavo- andò a sedersi sul mio letto, fissandomi per una breve frazione di secondo.

Sembrava essere fin troppo concentrato a scrutare la mia cameretta per ricambiare il mio sguardo.

-Non ho capito...quando ti scocci ti intrufoli dentro casa delle persone?- risi al solo pensiero.

-Non proprio...ma si- sfoggiò un sorrisetto sfacciato.

-E cosa hai intenzione di fare, Baker?- portai le braccia al petto, e senza neanche accorgermene, misi in risalto il mio seno.

Fu lo sguardo di Aaron a farmelo capire. -Mi ascolti?- gli chiesi a quel punto.

-Io? Oh sì, certo- reclinò il capo verso la mia libreria un po' imbarazzato, impedendomi di sostenere ancora quell'interminabile contatto visivo.

Cosa aveva intenzione di fare ora?

-Ma guarda un po'...- si alzò in piedi intento a prendere uno dei miei tanti libri.

The Silence Of TearsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora