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«Amo il mio equilibrioinstabile, tra saggezzae follia

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«Amo il mio equilibrio
instabile, tra saggezza
e follia. serenità e rabbia.
perché mi rende
maledettamente vera.»

Erano le sette e quell'aggeggio di ferro chiamata sveglia iniziò a suonare.
È così rumorosa che sono certa abbia svegliato tutti gli altri, menomale che sono sola in camera.

O almeno così credevo.

Una persona era desista sul letto di fornire al mio, avvolto in una coperta guardo bene la faccia ed era Atlas, stava dormendo e non ricordo niente di quello che è successo ieri. Mi viene spontaneo alzare le coperte e vedere se sono ancora vestita e fortunatamente avevo addosso il mio pigiama preferito, peccato che non ricordo di averlo messo.
Provo ad alzarmi facendo poco rumore e vado in bagno inciampando su una mia scarpa che si trovava davanti al letto.

«Di solito i panda sono silenziosi» risponde Atlas con voce assonnata, indossava una maglia nera e un jeans coprendosi solo con una coperta che si toglie per alzarsi dal letto e mettersi seduto.
«Di solito in questa camera ci sono solo io» cerco le mie pantofole pelose e le trovo sotto il letto, le indosso scaldandomi i piedi infreddoliti dato che ho dormito senza calzini.

«Volevo assicurarmi che stessi bene» anche appena sveglio era bellissimo, la su voce calma ma profonda mi manda in tilt e vorrei solo sapere che cosa ci fa in camera mia oltre.
«Come ci sono finita qui?» chiedo tornando a letto per mettermi seduta.
«Ti ha portato Megan e un ragazzo» Atlas toglie la coperta per mettersi le scarpe. Resto a fissarlo, specialmente le mani dove una di essa ha le nocche arrossate il che mi fa pensare che ha avuto uno scontro con qualcuno, oppure si è solo fatto male.

«Cos'è successo?» mi avvolgo nella coperta che tenevo sulle spalle per via del freddo e aspetto che Atlas finisca di allacciarsi le scarpe per darmi una risposta.
«Hanno messo qualcosa nel tuo bicchiere, sei svenuta e ti hanno portata qui» si alza dal letto ma rimane fermo a fissarmi, soprattutto il mio pigiama con i panda. Mi copro ancora con la coperta vergognandomi di avere addosso qualcosa di infantile e Atlas sorride.

«Come... Il pigiama, chi mi ha cambiata?» sono sicura che sto arrossendo e Atlas non sembra negarlo visto che sorride ancora di più scuotendo la testa.
«Non è successo niente, anche se è stato difficile trattenermi» vorrei tanto prenderlo a pugni per avermi toccata senza il mio consenso ma da una parte sono felice che non si sia preso quello che voleva trattenendo i suoi impulsi da depravato.

«Vuoi dirmi che mi hai vista in intimo» chiedo imbarazzata ma ero anche terrorizzata all'idea di avermi vista in intimo il quale vuol dire aver visto quei segni.
«Si e credo che tu ti sia fatta male ieri, hai un livido sul fianco dovresti metterti qualcosa» sono sollevata che pensa sia stata una mia caduta il che non è del tutto scorretto. Mi alzo in piedi e vado verso l'armadio facendo toccare per terra la coperta lunga che tenevo addosso perché sentivo freddo.

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