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L'incubo di quel giorno sta diventando di nuovo padrone nella mia testa, non dovevo tirare fuori quell'argomento con Atlas

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L'incubo di quel giorno sta diventando di nuovo padrone nella mia testa, non dovevo tirare fuori quell'argomento con Atlas. Cerco di sbrigarmi a raggiungere la mia camera e i passi dietro di me mi fanno accelerare, Ansel sta ancora dormendo sul divano e dubito sia lui anche se lo spero. Prendo la maniglia della porta ma una mano mi impedisce di aprirla.

«Aspetta» la voce roca di Atlas alle mie spalle mi fa rabbrividire.
«Perché mi hai detto questo?» menomale che è dietro di me perché sto cominciando di nuovo a piangere e mi sento una ragazzina, proprio come dice lui e non voglio questo.
«Non lo so» mi esce in un sussurro e vorrei tanto sparire dietro questa porta ma Atlas la tiene chiusa con una mano impedendomi di aprirla mentre l'altro suo braccio è più in passo anche quello sulla porta e mi tiene intrappolata bloccandomi persino il respiro.
«Khalida non voglio che ti succeda qualcosa» sento il suo fiato caldo a pochi centimetri dal mio orecchio, il mio corpo è immobile e fatico anche a deglutire. Rimaniamo in silenzio tutti e due, in mezzo al corridoio con il pericolo che qualcuno possa vederci, soprattutto mio padre o sua madre.
«Atlas» è l'unica cosa che riesco a dire ma anche questo in un sussurro.
«Non cercare di fare la ragazzina e fammi capire, non voglio decifrare enigmi di cui non so nemmeno il significato» delle goccioline fredde cadono sulla mia spalla facendomi sussultare come se avessi preso una scossa. Abbasso la testa e aspetto qualche secondo, non posso dirgli tutto quanto, non posso fidarmi di lui, non posso.
«Non puoi» cerco di trattenere le lacrime ma esce un singhiozzo.
«Khalida» la sua mano si posa sulla mia spalla sinistra mentre l'altra è ancora sulla porta. Mi giro e incontro un'altra volta i suoi occhi, quel color miele che mi fa impazzire ogni volta.
È rimasto con solo il costume e il suo braccio è pieno di tatuaggi come il resto del corpo.

«Non puoi Atlas, non so neanche perché ti ho confessato questo mio segreto. Ho commesso un errore e forse te ne sei reso conto anche tu ma quello che è-» non riesco a continuare che inizia a parlare sopra di me facendomi zittire altrimenti svegliamo tutti con le nostre voci che si sovrastano.
«Non puoi ignorarmi, non ci riusciresti. Voglio solo capire perché hai così tanta paura quando qualcuno ti tocca» dice a bassa voce e la sua mano si avvicina al mio fianco e il mio cuore inizia a battere velocemente, il respiro diventa sempre più corto ed inizio ad avere paura.
«Khalida» il suo tono è preoccupato e ritrae subito la mano. Spero non se ne sia accorto.
«Khalida» cerca di incrociare il mio sguardo che è fisso su uno dei sui tatuaggi e l'unica cosa che voglio in questo momento è andarmene da qui. Non mi sento bene, il respiro continua ad accelerare e mi gira la testa che sono costretta ad appoggiarmi al suo braccio verso la porta per non cadere. 
«Che ti succede?» Atlas ha una voce calma e dolce e vorrei tanto che riuscisse a calmarmi ma sento qualcuno arrivare e mi agito ancora di più. Non riesco a calmarmi, non voglio che mio padre o sua madre mi veda così, anzi ci veda così, lui a pochi centimetri da me mentre io sono appoggiata a lui cercando supporto.
«Ragazzi che state... Khalida stai bene?» Atlas si sposta e la mia testa, ancora appoggiata sul suo braccio, si stacca e cado per terra. Ansel non fa altre domande, gli è bastato guardarmi per due secondi prima di trovarmelo in ginocchio davanti a me.
«Tranquilla respira, facciamo come l'altra volta, segui il mio respiro tranquillamente» ha i capelli arruffati e la voce profonda e assonnata. Provo a seguirlo con le respirazioni e mi ci vuole un po' per sincronizzarmi con il suo.
«Bravissima ancora, inspira ed espira» prendo un bel po d'aria dal naso e la butto fuori con la bocca per almeno una quindicina di volte, seguendo sempre il suo ritmo.
«Ancora una volta» inspiro dal naso e butto fuori dalla bocca tutta l'aria e finalmente riesco a tranquillizzarmi.
«Grazie Ansel» si avvicina e mi abbraccia.
«Non so cosa sia successo ma se mio fratello ti ha fatto qualcosa non esitare a dirmelo» sussurra vicino al mio orecchio e mi accarezza la testa.
«Tranquillo, stavamo solo parlando» forse Ansel non è stato molto silenzioso e mi accorgo che dietro di lui c'è ancora Atlas, il che vuol dire che ha assistito a tutta la scena. Ci mancava anche questo.
«Non ti preoccupare, va tutto bene» Ansel non risponde e si alza in piedi per aiutarmi ad alzare.
«Vado a dormire, buonanotte ragazzi» il mio amico sbadiglia e si allontana per raggiungere la sua camera.
«Buonanotte» rispondo mentre Atlas non smette di guardarmi aspettando una risposta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 05 ⏰

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