Capitolo 1

16 3 2
                                    

   «Era bellissima, mi sembra di vederla ovunque, anche adesso, in questa stanza, lei è presente con tutta la sua forza. Potrei guardarla negli occhi se volessi, ma non voglio. Vi assicuro che non voglio più. Ogni volta che accadeva, ogni volta che scavavo nel suo sguardo ne uscivo più debole, lei prendeva tutto da me e io morivo. La morte c'era sempre: in ogni suo pensiero, in ogni suo progetto, in ogni suo desiderio la fine era presente, erano tutt'uno, l'una non sarebbe esistita senza l'altra. La difficoltà era trovare in lei la vita. L'effetto che suscitava negli altri era incomprensibile, non riuscivo a capire perché lei che per me era la morte per il resto del mondo fosse la vita.»

Apollineo raccontava la sua storia agli studenti giunti in aula e una volta iniziato il racconto fu impossibile interromperlo.

     «Maya. In lei istinto e natura erano i valori supremi di una vita dedita alla passione e al sentimento per ciò che di primitivo abitava la sua anima. Viveva ogni giorno, ogni attimo fino al più insignificante istante con l'intento e la consapevolezza di essere fuori del suo tempo, se pure al mondo apparisse folle in lei niente era più chiaro e più lucido del voler a tutti costi essere in accordo con il valore supremo della vita: irraggiare con le sue forze vitali l'umanità, urlare al mondo che il proprio destino, il destino di ognuno, è il potenziamento senza fiato di se stessi. Maya. Tempestoso impeto. Grido di vita nella scia della morte, consapevolezza e inganno di chi si conosce e non ha paura di guardarsi dentro alla ricerca di ciò che spaventa, l'estraneo.»   

     «Il suo racconto, illustre professore,» si udì dal fondo dell'aula, «ricorda il parlare poetico di un animo romantico, la sensazione è quella di assistere all'incarnazione di un personaggio di Goethe. È solo un racconto fantastico lo confessi. Oppure ci convinca dell'esistenza di questa donna magica!»

    La domanda posta da Sotecra, studente modello e vanto dell'ateneo, aveva un'aria provocatoria e puntava a instillare, in coloro che ascoltavano l'inaspettato racconto del professore, un forte dubbio circa la veridicità della storia.   

    «Narrerò ciò che non può più abitare in solitudine nel mio cuore, parlerò di Maya affinché voi, caro Sotecra, e i vostri compagni di studi possiate essere certi della sua esistenza. Vi darò dettagli e particolari sublimi e sconcertanti, ci soffermeremo insieme sull'animo della donna che tutto voleva. Ascoltate.»

    Quel giorno, nell'aula dove Apollineo era solito tenere la sua lezione di Estetica, accadde qualcosa di inspiegabile, di inaspettato e di eccitante: scosso dai ricordi e dalla malinconia di tempi lontani, come sempre più spesso ormai gli accadeva, decise di coinvolgere gli studenti nel racconto della sua vita ed essi ne furono immediatamente travolti. Il ritratto della sua giovinezza e del suo tragico amore ebbero inizio e gli aneddoti che egli prese a dispiegare con precisione e passione erano insieme esempio pratico di estetica ed etica e fu per questo che nessuno poté pensare di abbandonare l'aula pur essendosi resi conto della stravaganza di quella lezione. Il professore cominciò a ricordare e fin dall'inizio della sua affascinante storia la voce era evidentemente emozionata. L'aula era affollata di giovani ragazzi che vedevano in lui qualcosa di sovrumano, qualcuno da venerare, da imitare, da prendere a modello e per nulla al mondo, neanche per il più improrogabile impegno, avrebbero perso una sua lezione. I banchi erano tutti occupati e lungo i muri perimetrali c'erano numerosi giovani che, non avendo trovato posto a sedere, erano sistemati come in riga, spalla a spalla, con lo sguardo vigile nella speranza che si liberasse una sedia nelle prime file.  A qualcuno tra loro però l'interruzione ad opera di Sotecra - a cui ne seguirono molte altre - aveva dato fastidio, perché così facendo disturbava Apollineo togliendo al racconto la magia che lo caratterizzava e di cui aveva bisogno. Allora il mistero che avvolgeva la storia rendendola ancora più affascinante di colpo veniva schiarito da una luce che non lasciava, o meglio si ostinava a non lasciare, niente in ombra e di colpo il fascino e il rapimento emotivo svanivano. Non appena il giovane tentò di dare nuovamente voce ai suoi dubbi si udì dal fondo della grande stanza una richiesta di silenzio, che però aveva l'aria di essere più che altro un ordine.    

Maya e Apollineo. Storia di un amore tragicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora