Capitolo 9

1 0 0
                                    

    «Sapevo che Maya non poteva essere uscita dal suo cuore tanto semplicemente, piuttosto credo che lei sia stato distratto da qualche istinto di libertà e di rivalsa, ma sotto la superficiale apparenza di uomo indipendente persisteva l'immagine dell'amata che in quel momento più che mai tornava ad imporsi. Che meraviglia! Un animo tanto puro come il suo così irrimediabilmente corrotto!»

    «Non parlerei di animo corrotto, Doinìs, credo piuttosto che si tratti di un affetto tutto umano provato nei confronti di una donna che a me sembra essere al pari di una sorella. Qualcuno insomma che non può sortire tanto facilmente dalla vita di chi le è sempre stato al fianco e tanto più in una situazione tanto tragica quanto quella in cui si trovava il nostro professore! Ecco, questo io penso, in luogo di credere il caro Apollineo persona "corrotta", preferisco pensare ad un affetto implacabile per Maya. Aveva bisogno di aiuto e dunque a chi volgere il pensiero se non a lei? Lo trovo un atteggiamento inevitabile e normale!»

    «Oh no! Tutto fuorché normale direi!» irruppe ridendo Doinìs «Che non si dica essere normale il rapporto tra Apollineo e Maya. Pur tenendo da parte il senso di questo aggettivo tanto abusato e che io sinceramente non ho la fortuna, o la sfortuna, di comprendere, sento di poter con certezza considerare tutt'altro che normale, anzi direi, straordinario e meraviglioso e sovrumano il legame che teneva stretti l'uno all'altra quest'uomo e questa donna. L'unico peccato è, a mio avviso, non aver saputo godere appieno di una così rara relazione che tra quesiti e dubbi e tentate razionalizzazioni ha rischiato più volte di essere soffocata. Ma in me, e in questo sono davvero fortunato, non si spegne mai la fiamma ardente della speranza e dunque, prego Apollineo proceda nel narrare come sono andati i fatti.»

    «Io, in tutta onestà, ancora oggi non sarei in grado di definire il tipo di relazione che avevamo io e Maya, di certo non era per me come una sorella caro Sotecra, ma non era neanche un legame che descriverei come "meraviglioso" e "straordinario" Doinìs. So soltanto che quando c'era dolore, c'era anche lei, quando ero felice la volevo con me, quando pensavo al futuro la proiettavo avanti nel tempo insieme alla mia immagine, quando chiudevo gli occhi era il primo viso che mi si palesava davanti e quando il mio corpo voleva amare, desiderava amare solo lei.
Aspettai di ricevere sue notizie con ansia e almeno una volta ogni ora mi sinceravo dell'arrivo di un biglietto in cui si annunciasse il suo arrivo. Non fu così per nove interminabili giorni. Steso nel letto, trascorrevo le giornate guardando fuori della finestra, la camera in cui mi ospitavano dava direttamente sul giardino antistante la casa da dove mi era possibile tener d'occhio l'ingresso al viale principale. "Eccola!" dissi ad alta voce la sera del l'ultimo giorno di veglia, e in effetti era venuta finalmente a prendermi. Quale stato di eccitazione pervase il mio corpo: dalla testa fin giù ai piedi brividi incontrollabili mi scuotevano tutto e non riuscivo in nessun modo a stare calmo. Era in giardino, era all'ingresso, veniva introdotta in casa e poi i passi su per le scale e il mio cuore scoppiava e la testa rimbombava di frasi stupide che avrei voluto dirle non appena l'avessi vista entrare, ma mi obbligai più volte al silenzio, poi quasi come se stessi rimproverando me stesso raccomandandomi di stare zitto provai a rilassare per lo meno il volto.
Bussò alla porta della mia camera, respirai a fondo per agevolare un certo stato di calma che volevo a tutti i costi comunicarle. Lei fece il suo ingresso e io seppi soltanto dire tra le lacrime:

    "Oh mio dolce e caro e solo amore, sei qui da me!".

    Dovetti sembrarle molto ridicolo, perché, e non posso darle torto, si avvicinò a me con l'espressione tipica di chi mescola un leggero riso ad una profonda compassione. Mi sentii infinitamente stupido, ma ero felice. Eravamo ancora una volta tanto vicini, io restavo però costretto a letto e lei, in piedi davanti a me, mi guardava con un dolce sorriso consolatorio. Accarezzando la mia mano che giaceva abbandonata sulle lenzuola, prese a sussurrarmi frasi rassicuranti che mi portarono a immaginare la bellezza dei giorni a venire. Mi parlava e io intanto lasciavo che mi travolgesse l'apparizione dell'inapparente: sogni irrealizzati prendevano forma per la prima volta, pensieri frantumati si ricomponevano nella speranza di materializzarsi e antiche illusioni perdute si manifestavano nuovamente dinnanzi a me portandomi a credere nell'avvenuto miracolo. "Ecco" pensai, "ora capisco l'importanza di ciò che mi è accaduto!" E la credenza nella magica finalità del mio incidente con la carrozza mi fece tutto a un tratto dimenticare dell'abbandono forzato della mia missione con Lark e Leseng che si trasformò invece in un meraviglioso presagio, un felice progetto inscritto nel grande disegno divino che solo ora mi appariva comprensibile. Il tragico avvenimento che mi costringeva all'immobilità non era stato altro che un trucco del destino per riavvicinarmi a lei. Era accaduto che, attraverso quella sventura, si spalancavano finalmente i cancelli invalicabili oltre i quali attendeva di essere afferrata la realizzazione della mia vita con lei.

Maya e Apollineo. Storia di un amore tragicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora