Capitolo 6

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  I racconti continuavano sotto l'olmo ormai divenuto sacro e i due giovani e fedeli studenti seguivano incantati i voli di Apollineo.   

    «Avrei dovuto sedurla col compromesso, incantarla con un invito a incontrarci a metà strada per poi proseguire insieme indossando ognuno il proprio abito, abbracciando fieri il nostro destino. E invece, ahimé, cosa sono stato in grado di fare con le mie idee, le mie imposizioni continue e assillanti e sempre puntuali che non hanno saputo sortire nessun altro effetto se non quello di una fuga improvvisa e di un senso di disgusto per il diverso che s'impone senza tregua! Quanta presunzione, quanta arroganza! Avrei potuto fare senz'altro di meglio per evitare così tanto dolore a lei e a me che ancora patisco.»    

    La voce di Apollineo fu rotta dal pianto e giunse in suo soccorso quella di Sotecra.    

    «Il mito dice che chi assaggia i frutti degli inferi è costretto a rimanervi per sempre. E Maya faceva di quei frutti maledetti e succulenti il suo unico nutrimento, non avrebbe potuto agire altrimenti, illustre professore, perché in ogni caso non sarebbe riuscito nell'intento di persuaderla dal cominciamento di un cammino buio e cieco quale era il suo al momento del vostro nuovo incontro.»   

    «Oh si, sono colpevole della mia debolezza dinnanzi alla sua forza. Ma richiamando alla memoria quel mito di cui voi poco fa mi parlavate, potrei ribattervi che, allo stesso modo in cui la premurosa Demetra astutamente ideò la maniera per tenere accanto a sé sei mesi l'anno la figlia Persefone trattenuta negli Inferi da Ade, così anch'io avrei dovuto accontentarmi di una parte di Maya e invece ho combattuto per avere tutto di lei. Il mio orgoglio, il mio egoismo hanno lottato arduamente e senza posa affinché riuscissi a possederla pur consapevole che così facendo avrei distrutto la sua natura. L'ho perduta perché l'ho voluta troppo!» 


    La natura in quel momento parve a tal punto all'unisono con il cuore di Apollineo che il cielo addirittura cominciò a scurirsi e venti e leggere gocce di pioggia abbracciarono il giovane affranto da una memoria troppo lucida e fedele. Avesse potuto scegliere, di certo non avrebbe esitato un solo momento a barattare tutto il suo inferno di ricordi con un magico e rassicurante limbo sospeso nel niente. Non avere memoria è come trovarsi in una stanza vuota, ebbene avrebbe oltremodo preferito ammobiliare ogni giorno, ogni istante la sua camera con nuovi e sgargianti arredi piuttosto che piangere e disperarsi sulle macerie di ciò che non c'era più. Apollineo sospirò, il petto che ritmicamente si gonfiava e riposava raccolse in sé il tormento e lasciò che la sottile voce soffiasse ancora.

    «Quanto fossimo legati lo sapevamo entrambi, eppure mentre io volteggiavo beato e inebriato tra i nastri che ci tenevano uniti scoprendo colori e suoni nuovi ogni volta più dolci, lei rimaneva impigliata e si attorcigliava e si divincolava tra gli stessi nastri, ora giocandoci, ora provando a strapparseli via dal petto. Voleva ogni volta liberare anche me e allora mi prendeva per mano e mi conduceva ad altezze vertiginose e sulla rupe che domina il mondo, quella stessa rupe da cui io osservavo e ordinavo il genere umano e da cui lei ogni volta provava ad insegnarmi il grande salto, il lancio in braccio alla libertà. E cosa avrebbe significato lasciare che mi liberasse? Perdere ogni traccia di rettitudine morale, cominciare una vita di sregolatezze e follie notturne e deliri di onnipotenza, non credere più in nulla. Oh cielo, ne ho paura ancora adesso che è trascorso così tanto tempo! Se avessi ceduto non sarei stato mai più uomo tra gli uomini, ma una sorta di dio condannato per sempre a non essere riconosciuto. Averei avuto in me un Paradiso eccitante come l'Inferno e avrei combattuto a ogni respiro, a ogni azione lo squallore che circonda e inebetisce, avrei lottato spalla a spalla con la mia Maya e avrei distrutto ogni argine, ogni muro, ogni pregiudizio per raggiungere una libertà accecante. Ma vedete amici, posso parlarvi in questo modo soltanto perché prendo a prestito le parole deliranti di Maya, in realtà però non conosco ciò che racconto e tutto quello che mi è dato di sapere è che, se mai avessi ceduto ai riti di Bacco, oggi non conoscerei più legge, né tradizione, né valori morali finendo inghiottito dalla mia onnipotenza.»    

Maya e Apollineo. Storia di un amore tragicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora