Londra

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Cara Ginevra,

buffo che sia proprio io a chiamarti così quando sei sempre stata solo Gin, la mia Gin.
Alla fine ti ho dato ascolto e nonostante sia stato difficile diminuire la dose di gocce, sono riuscito ad accettare il fatto di dover dormire senza. L'idea di sentirti vicina mi ha aiutato a dormire molte volte, mentre altre...
Cazzo.

Certe notti diventava impossibile chiudere gli occhi senza vedere il tuo volto, poi allungavo un braccio e tu non c'eri e quando mi svegliavo il cuscino era bagnato.
Rischio di dilungarmi troppo forse, ma ci sono un paio di cose che ho bisogno che tu sappia e ci vorranno solo un paio di minuti.

Alla fine, ho parlato con Ed.
Mi ha guardato e, senza dire niente, mi ha dato una pacca sulla spalla. Ho pianto per la prima volta di fronte a lui e lì, in quel preciso istante, mi ha abbracciato. Ho sentito buona parte del rancore e del dolore che avevo sepolto dentro a quel muscolo che poi tutti chiamano cuore, lasciarmi.
Edmund ha avuto tanta pazienza con me. Ha fatto quello che solo un buon amico sa fare: aspettare. Sapeva che avrei avuto bisogno di tempo e me ne ha dato abbastanza.

Non mi ha lasciato. Non l'ha mai fatto, nemmeno quando me lo meritavo. Suppongo che lui abbia visto in me quello che avevi visto anche tu. Quello che io, continuavo a non vedere.
Il potenziale per poter essere una persona migliore.

Fede non l'ha presa benissimo all'inizio, ma con quella smorfia così simile alla tua ha promesso di venirmi a trovare a Londra. A volte parliamo di quando sei tornata a trovarci ed entrambi siamo grati di aver avuto la possibilità di dirti addio.

Molti non hanno la stessa fortuna.

Continua a sentire la tua canzone preferita prima di addormentarsi, lo so perchè mi manda sempre lo screenshot e poi, di colpo, non risponde più. A volte mi manda le foto dei suoi disegni, è diventato piuttosto bravo con i papaveri. Gli manchi tantissimo e manchi anche a me, ora più che mai.
Il corso di ingegneria qui è all'avanguardia e, nonostante ho sempre pensato fosse la mia strada, non sarebbe stata più un'opzione se tu fossi stata qui. O ti avrei trascinata con me. Questa università offre anche un buon corso di Giurisprudenza e non ho dubbi sul fatto che saresti diventata un perfetto avvocato. Riuscivi sempre a convincermi ed avere la meglio su di me.

Discutere con te era una battaglia persa perché sapevamo entrambi fin dall'inizio che avresti avuto ragione. E se non ce l'avessi avuta, ti saresti battuta per trovare un modo, lo trovavi sempre.

Ti sarebbe piaciuto qui. Londra ha un qualcosa di magico. Appena siamo arrivati, Edmund mi ha mostrato una frase sul muro e da allora non riesco a togliermela dalla mente: "A Londra tutti sono diversi ed è per questo che tutti possono adattarsi".

Ed dice che è una frase di un film che si chiama Paddington, un orsetto vestito di blu con un cappello giallo; piace molto ai bambini, ma anche di più agli adulti.

Sai che esiste un negozio pieno di quegli orsi che ti piacciono tanto? Orsetti di peluche di ogni forma e colore. Ne ho comprato uno mentre pensavo a te, ma mi sono sbagliato ed ha il numero uno stampato sulla gamba. Credo significhi che è il primo. E, nel mio caso, lo è davvero.

Penelope gli fa gli agguati e spesso cerca di prenderlo, ma quando ho visto che non vuole rovinarlo ma soltanto dormirci assieme glielo lascio fare.

Quasi dimenticavo,gli alberi sono altissimi e a Rose Garden riesci a sentire gli scoiattoli mentre camminano sugli alberi. Ci sono anche i pappagalli e le anatre, qui gli animali sono normali nei parchi. Sono l'unico che fa foto a qualsiasi cosa. Edmund ride sempre tantissimo. C'è anche un altro parco ed è diventato il mio preferito: Kyoto Garden.

A volte, dopo le lezioni, vado lì e se mi concentro un po' mi sembra di sentire il suono della tua risata tra l'acqua che scorre nel piccolo laghetto. Ci sono anche le ninfee, ti penso sempre tanto quando sono lì, ecco perchè ci vado. Magari mi aiuta a farmi sentire. In effetti, sono qui in questo momento. Ero venuto per studiare, ma poi sono stato distratto da alcuni fiori che ti sarebbero piaciuti. Credo siano tulipani, o rose. Forse gelsomini. Non ne sono sicuro ma, sono belli e mi hanno ricordato te. Ti ho immaginata con quel vestito bianco con sopra la giacca di Jeans che ti divertivi a rubarmi. Te lo lasciavo fare.

Sapevi che non c'era realmente niente che non ti avrei permesso di fare.

Come i piedi sul cruscotto dell'auto appena lavata, o le ditate sui finestrini. La canzone di Toto a tutto volume per le strade notturne isolate e tu con la testa fuori dal finestrino con gli occhi pieni di magia sarebbero bastati a farmi dimenticare di tutto.

Sto scrivendo per ricordarmi che a volte il dolore fa bene. Lo sto facendo perchè sto cercando di tenere a mente tutte quelle cose che non voglio mai dimenticare. Quelle tue scarpe ridicole, i calzini con i merletti e le gonne di fantasie sempre un po' strane, i fiocchi che mettevi nei capelli, le smorfie esagerate ogni volta che ti fingevi arrabbiata e il battito del tuo cuore. Non voglio dimenticare niente di tutto questo.

Ma non voglio nemmeno dimenticare il modo in cui mi hai sfiorato i capelli la notte in cui sei tornata. Non voglio dimenticarmi che mi hai dato un'altra occasione. Avrei voluto aprire gli occhi, ma ero spaventato, confuso, arrabbiato e non avrei resistito. Avrei voluto sentire il tuo sapore ma forse, non avrei dovuto. Non avrei potuto.

Ti avrei voluta tenere ancora un po' perché sono sempre stato un grande egoista, ma poi ho deciso di fare quello che mi hai chiesto.

Ho deciso di andare avanti, di migliorare.

Di essere la persona di cui ti sei innamorata; perchè no, non sarò mai pronto a lasciarti andare ma posso provare ad usare quel dolore ed incanalarlo verso qualcosa di più grande, verso qualcosa di migliore. Posso essere quella persona.
Voglio esserlo ed è solo grazie a te.

Continuo ad amarti.
Non penso riuscirò mai a smettere.

Quindi, anche se so di non poterti vedere, stammi vicino.
Resta con me.

Resta con me, Gin.

Ancora tuo,
Joe

Another Ghost RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora