𝟓𝟗

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🪐
«𝐁𝐮𝐭 𝐢𝐭'𝐬 𝐧𝐨𝐭 𝐲𝐨𝐮 𝐚𝐧𝐝 𝐢𝐭'𝐬 𝐧𝐨𝐭 𝐦𝐞.»

«Dio, voglio tutto questo per il resto della mia vita.»

Il verso gutturale che emise la sua gola, quando la sua eccitazione scivolò prontamente e lentamente indietro fra le mie cosce, incendiò il mio petto e quasi mi spinse ad aggrapparmi a lui nuovamente, per costringerlo a riprendere le forze su di me e ricominciare tutto.

Era appagante sentire il desiderio scorrergli dentro le vene, e aveva ragione a dire che avrebbe voluto vivere e rivivere quello per tutto il resto della sua vita. Perché era meraviglioso, e perché era lo stesso anche per me.

«Puoi averlo», sussurrai con un filo di voce, alzando le mani fra noi. «Puoi avere tutto ciò che vuoi.»

«Tutto ciò che voglio è sentire te gemere sotto di me, vederti mentre ti mordi le labbra per non urlare, sentirti mentre ti contrai ripetutamente attorno a me», ansimò adagiandosi con il basso ventre al mio, le braccia piegate ai lati del mio corpo e i nostri punti più caldi nuovamente intenti a sfregarsi dolcemente l'uno contro quello dell'altro. «Merda, Alexis... voglio tutto questo per il resto della mia vita.»

«Sei diventato un romanticone, anche se credo tu debba lavorarci un pelino di più», strinsi le palpebre giocando con l'espressione del mio volto. Harry non mi diede neanche il tempo di prendere il suo viso fra le mie mani, che la distanza fra noi si ridusse al minimo e le nostre labbra si attaccarono. Avrei voluto poterlo osservare, poter godere di quella meraviglia, ma non me ne diede occasione. «Mmh... sì. Devi lavorarci un po' di più.»

«Ci lavorerò abbastanza, tanto da finire per consumarti», ansimò ancora spingendosi dolcemente su di me e, prendendo le mie labbra fra le sue, ma senza baciarmi. «Ti amo», sussurrò dal nulla. «Giuro. Ti amo così tanto che mi manca il fiato.»

Un brivido mi rianimò quando Harry prese a baciarmi dolcemente. Non riuscii a ricambiare quel sincrono di movimenti umidi e destabilizzanti, e lui non si accorse del mio momentaneo ennesimo attimo di riflessione.

Erano giorni, ormai, che avevo imparato a camuffare il mio reale stato emotivo. Harry non si era accorto dei momenti di silenzio passati ad osservarlo compiere quelle azioni che erano ormai nella quotidianità della nostra vita. E in quel momento non si stava preoccupando neanche del fatto che non mi stessi affrettando a ricambiare quel 'ti amo', perché lui non aspettava più che io parlassi, che gli dicessi che era così anche per me, perché sapeva che lo amavo... ma non sapeva la serie di dubbi e incertezze che mi attanagliavano la mente da giorni.

Gli avevo promesso che non avrei mai più pensato al fatto che forse sarebbe stato meglio se lui mi avesse lasciata, e gli avevo promesso che non avrei mai più detto qualcosa di simile. Ma non l'avevo fatto... e stavo continuando a pensarci.

La sua richiesta di una vita normale, una vita monotona, aveva forgiato in me l'irrazionale pensiero di lasciarlo libero di andare per la sua strada. Per davvero. E avevo perso il conto delle volte in cui mi ero maledetta per quei pensieri, consapevole che non avesse alcun senso e che lui non mi avrebbe mai permesso di lasciarlo andare. Non così facilmente. Ma lui voleva quello che stavamo avendo in quel preciso istante, ed io volevo quello e il brivido delle corse. Era un'accoppiata che non poteva andare d'accordo a lungo... non per tutta la durata della nostra vita.

Vederlo vincere, due notti prima, vederlo sorridere e imprecare di gioia con le mani strette al volante dell'R8, le iridi verdi scintillanti e illuminate dalle luci provenienti dallo schermo davanti a sé, mi aveva fatto capire quanto realmente fosse importante per me, vederlo in tutto e per tutto nelle vesti di Space Boy.

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