𝟕𝟖

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🪐
«𝐘𝐨𝐮 𝐬𝐮𝐧𝐬𝐡𝐢𝐧𝐞, 𝐲𝐨𝐮 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐭𝐫𝐞𝐬𝐬.»

Non mi ero sbagliata ad aver pensato che Harry avesse qualcosa in mente, al contrario, mi ero sbagliata nel credere che il suo romanticismo non potesse spingersi oltre al prepararmi un bagno caldo e al profumare l'ambiente con candele alla pesca, perché si era spinto oltre. Il mio stupore aveva ripagato ogni suo sforzo quando, nel vedermi uscire in strada, il suo sorriso si era allargato di rimando al mio pietrificarmi davanti a lui.

Un mazzo di fiori da campo tra le braccia, colori a stonare con tutto il suo essere, ma perfettamente in grado di far risaltare le sue iridi verdi. La sua figura slanciata dentro un paio di jeans neri a vita alta, a ricadergli leggermente morbidi sulle gambe, il lupetto anch'esso nero a girocollo sotto al mento e il solito cappotto blu notte a tenerlo al caldo.

Non seppi quantificare il lasso di tempo passato a osservarlo in tutta la sua meraviglia, ciò che sapevo, però, era che quel nuovo taglio di capelli gli donava e non poco.

«Credo che tu debba posare da qualche parte quel meraviglioso mazzo di fiori, e credo anche che tu debba sbrigarti a raggiungermi, perché non penso di riuscire a resistere sulle mie stesse gambe se continuerò a osservarti in tutta la tua bellezza», le labbra tremarono in funzione di un'agitazione che non riuscii a spiegarmi, e il corpo si adagiò debolmente al portone d'ingresso quando Harry fece per voltarsi velocemente verso l'R8 parcheggiata alle sue spalle.

«Hai mangiato abbastanza oggi?» Chiese mentre lasciava sul tetto dell'auto il mazzo di fiori avvolti da un semplicissimo strato di carta beige.

Il fatto che stesse volutamente ignorando i miei complimenti, mi fece pensare che realmente la sua mente avesse escogitato qualcosa di diverso dal solito pastrami al Fulton Ferry.

Harry tornò a voltarsi, fece scattare l'allarme all'R8 e puntò i suoi occhi su di me.

Ancora una volta il respiro venne meno dentro ai miei polmoni.

«Pesca», cantilenò, camminando a passo svelto verso me. «Sei debole per la mia bellezza o perché non hai realmente mangiato nulla?»

«Che sciocchezze», sbuffai in attesa di poterlo finalmente sentire al mio fianco. «Per la tua bellezza.»

Harry abbassò il viso sul marciapiedi ingrigito e ridacchiò, scosse la testa e senza alcuno sforzo risalì con sole due falcate i quattro gradini che ci separavano in altezza. In quel momento un lieve soffio alle sue spalle spinse il suo profumo sul mio viso, e io mi ritrovai ben presto a ringraziare di trovarmi già adagiata al portone quando la fragranza giunse al mio olfatto.

«Questa sera stai cercando di sorprendermi?»

I suoi passi si fermarono davanti al mio corpo mentre il suo mise ben presto in ombra il mio dalla luce dei lampioni accesi a bordo strada. Stava calando il sole su New York e l'atmosfera che si respirava sembrava l'inizio di un dannatissimo film natalizio.

Harry era terribilmente vicino, ma non abbastanza. Anche se quel mezzo metro di distanza tra noi, mi stava permettendo di osservarlo in tutto e per tutto, così come non avevo potuto fare per tutto il giorno.

«Potrei farti la stessa domanda, amore.»

Tra le labbra trattenni un sospiro e le sue mani si adagiarono sui miei fianchi nel momento in cui l'ultimo passo avanti venne fatto. Harry fece correre i suoi occhi sul mio corpo, soffermandosi più del dovuto sulle gambe rimaste scoperte oltre l'orlo del vestito rosso. Potei quasi sentire la scarica che gli diede la vista su tutto ciò che lui amava reclamare come suo, e ringraziai Megan per avermi costretta a indossare quel tubino rosso.

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