𝟕𝟕

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«𝐒𝐭𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐡𝐚𝐳𝐞, 𝐜𝐫𝐲𝐬𝐭𝐚𝐥 𝐛𝐚𝐥𝐥.»

Il portfolio universitario adagiato al centro del tavolo in legno. Tutti i progetti svolti dall'inizio della mia carriera nel settore, e quelli ultimati durante l'università. Grafici, planimetrie, misure, campioni di materiali, colori, matite. Ogni cosa inerente al mio lavoro se ne stava su quel tavolo, ordinata e in attesa di essere sistemata dentro agli scatoloni. Non c'era una virgola fuori posto.

A destra del portfolio i cartelloni arrotolati, quelli che contenevano al loro interno le planimetrie delle varie abitazioni. A sinistra, invece, le carpette in cui erano contenute le specifiche di ogni progetto, il tutto meticolosamente numerato per evitare il confondersi dei vari lavori. A destra, quasi al capo del tavolo, c'era la cesta in vimini che custodiva al suo interno ogni tipo di materiale da cantiere. Si partiva da campioni di mattonelle da cucina e si finiva con piccoli barattoli contenenti sabbia da esterno e terricci vari. Sul lato opposto, invece, tutto ciò che riguardava il lato "studio e materiale grafico" del mio lavoro: matite, righelli, pennarelli, etc...

Era tutto ordinato e pronto per essere spostato altrove; cosa che avrebbe reso Megan una donna molto felice, visto e considerato il fatto che le avevo invaso casa da giorni con i miei materiali e il mio casino. E, a dire il vero, anch'io sentivo la felicità legata a quel momento, perché quel momento non era soltanto un cambiamento, ma un vero e proprio nuovo inizio.

Un riscatto verso la Alexis Kane che non aveva mai creduto in sé, nelle sue capacità e nel suo lavoro.

Non era passato molto tempo, eppure molte cose erano cambiate, come il decidere di intraprendere un'attività tutta mia. Non c'erano più problemi, la famiglia si era riunita e ogni tipo di preoccupazione esistente era stata spazzata via dal nostro buon senso, che prontamente aveva messo in salvo buona parte di noi.

Se non altro quella decisione era stata presa anche dalla consapevolezza che, prima o poi, i soldi sporchi vinti durante le gare clandestine sarebbero finiti, e io ed Harry avevamo un figlio in arrivo e, anche se ogni mio desiderio era un'ordine, io non volevo che lui si portasse sulle spalle il peso del mio mantenimento. Avevo una laurea, un curriculum di tutto rispetto e tantissima voglia di rimettermi in gioco. In quei due anni insieme Harry aveva fatto tanto per me, e lui stesso sapeva bene che io non ero, e mai sarei stata, il tipo di donna capace di starsene con le mani in mano. Non con tutte le mie potenzialità.

Ecco perché il locale vuoto proprio in quello steso stabile dove Travis abitava con Megan e Althea, mi era saltato all'occhio immediatamente. Era molto tempo, ormai, che quando mi ritrovavo in attesa che Megan aprisse il portone d'ingresso, mi perdevo a osservare oltre le grandi vetrate dell'enorme locale, forse sperando di poter scorgere al suo interno il potenziale per dare davvero il calcio d'inizio a quel nuovo inizio.

E mentre io mi perdevo a immaginare quel posto vuoto venire adornato da colori, materiali, progetti, scrivanie abbastanza grandi da accogliere tutti i colori e i materiali di Kail, Harry si perdeva a osservare me e il mio sguardo sognante... come un dannato innamorato.

Non avevo idea di come lui avesse fatto a convincere suo padre a dargli i soldi necessari, tutto ciò che sapevo e che i miei occhi avevano visto il giorno dopo il ritorno di Travis, non era che un mazzo di chiavi posizionato davanti al mio viso,  il sorriso compiaciuto di Harry, e una semplicissima scritta incisa a mano sul portachiavi in cuoio "Studio: Home Kane".

L'aveva comprato e, al tempo stesso, mi aveva fornito la strada per la ripartenza e il riscatto.

Quel giorno ero quasi crollata per la seconda volta in poco più di ventiquattro ore. La voglia di ricambiare il suo gesto con la mia confessione era rimasta ferma sulla punta della mia lingua, stretta dentro una morsa e limitata al suo segreto. Avevo sussurrato un ti amo, che era servito a fargli capire quanto qual gesto contasse per me, e lui mi aveva baciata tra i muri sfogli di quel posto, incastrandomi tra le sue braccia e sorridendo labbra contro labbra. C'eravamo baciati, c'eravamo amati con una passione tale da stenderci al suolo e toglierci il fiato. Avevamo fatto tutto quello tra i muri impolverati e da ridefinire, una planimetria libera da correggere, ridisegnare con stile, amore e passione. Muri che portavano addosso la consapevolezza di essere il nostro futuro.

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