Erano le cinque e venti del mattino quando aprii gli occhi spaventata da rumori sinistri. Ma chi poteva essere a quest'ora?! Gli occhi appiccicosi è uno sbadiglio, ero perfetta per ricevere ospiti a quest'ora del giorno! Trascinai i piedi fino alla finestra avvolta nel mio plaid azzurro con i gattini. Ero a pochi centimetri dalla finestra ma a causa del buio non si vedeva niente. Mi avvicinai per controllare meglio ma continuavo a non vedere nessuno, provai ad aprire la finestra e quando lo feci per poco non mi venne un'infarto. Tutto mi aspettavo tranne lui, non poteva essere lui non oggi e non ora. "Cosa ci fai tu qui?" "Una volta mi avevi invitato, ho pensato valesse ancora la pena di venire a parlarti." "Sbagli, ora ti prego vattene." La mia voce era dura come la pietra, davvero io non avevo voglia di parlarci? "Perfetto tu non vuoi parlare con me ma io si, io voglio parlarti. Siediti e ascolta." Continuavo a guardarlo in cagnesco vicino la finestra, sperando se ne andasse. Ma era più testardo di quanto ricordassi. "Siediti e ascolta, cos'hai da perdere?" "Un'ora e mezza di sonno tanto per cominciare." "Non potevo venire prima o più tardi senza incontrarlo." "Questo lo immaginavo. Uff, ti ascolto." Mi andai a sedere sul mio letto e mi accoccolai sotto le mie coperte. "Mi dispiace di non essere venuto a parlarti ma avevo bisogno di pensare." "Tu mia hai piantato per un'ottima ragione, non vedo perché dovresti scusarti." Dette quelle parole ad alta voce mi fecero sentire una grande stronza che aveva pure ragione a darsi torto. "Si ti ho lasciato nella sua confusione e manipolazione, di questo mi scuso e anche perché quando sono ritornato all'albergo ho sentito il tuo messaggio. Non avrei dovuto urlarti addosso." "Quindi lo hai sentito.." "Si, ed è solo colpa mia." "No sono stata io una sciocca a pensare che tra noi potesse funzionare, non sono mai stata sincera con te di cosa mi piacesse oppure no." "Dici riguardo al the, alla frutta o allo stare all'aria aperta?" "Quindi tu lo sapevi che odio quelle cose! Ho dovuto fingere che mi piacessero! Perché non me lo hai detto subito?!" "Speravo che a lungo andare potessero piacerti davvero con il tempo." "Sei stato un'idiota, avresti dovuto dirmelo." Ora ero anche più arrabbiata con lui di quanto non lo fossi prima. "Mi dispiace." "Vattene." "Come vuoi." "Daniel, io non voglio mai più vederti." Fece segno di si con la testa e sparì oltre la finestra. Temevo che le parole appena dette e il suo cenno fossero state l'ultima cosa che gli avrei detto in vita mia e mi rendevano triste. La sensazione di perdita con il passare dei minuti non sembrava volersene andare. Così il sonno passò e decisi che fare una doccia calda sarebbe riuscita a calmarmi, più tardi scesi le scale e mi diressi in cucina. Avevo il volto pallido e matido di sudore ma riuscii comunque a mangiare i miei cereali e ad arrivare fino a scuola. Camminando in corridoio andai a sbattere contro un paio di ochette, regine della scuola, le cheerleder della nostra squadra di football, gli orsi ruggenti. "Scusate, non vi avevo visto." La più alta e snella, coo capitano mi aiutò a risistemarmi. "Stai bene? Perché hai una pessima cera, dovresti andare in infermeria e farti un permesso per tornare a casa." "Si forse hai ragione." "Vieni ti accompagno." "Grazie, io sono Emily." "Piacere, Lila. Allora cosa pensi di avere?" "Credo niente di contagioso, ho passato la notte in bianco e credo che queste siamo le conseguenze." "È qualcosa che non ti ha fatto dormire o qualcuno?" "È così evidente??" "Ah credimi è scritto a caratteri cubitali sulla tua fronte!!" "Oh no!" "Cos'hai?" "Niente è una storia molto complicata!" E scoppiai a ridere sperando non ci ritornasse su. Arrivate in infermeria, la salutai e la ringraziai sperando se ne andasse. Ma non lo fece, era testarda e buffa con le sue trecce da cheerleader. "Dico sul serio sto bene." "Se decidi di restare ci vediamo a pranzo." "D'accordo, grazie." Quelle furono le magiche parole che mi permisero di rimanere sola con un'infermiera in una stanza gelata con quell'odore pesante di disinfettante. La gelida infermiera sorrise e tutto sembrò riscaldarsi anche solo per un secondo, finché non tornò a guardare il suo orologio e mi sentii sola e persa in tutto quel bianco. "Ti faccio un permesso per tornare a casa, non credo tu stia male ma almeno ti riposerai un po'.." "Grazie, signorina." "Scusa la mia invadenza ma..riguarda un ragazzo tesoro?" Sbuffai e tornai a guardare il viso tondo e rassicurante dell'infermiera. "È così evidente?" Fece cenno di sì e continuai a sospirare, come se ciò potesse aiutarmi con la mia frustrazione!
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Persa tra le ombre
VampireEmily si rese conto che non poteva più fare a meno di lui. Mise da parte il suo orgoglio almeno in parte e partì per lui. "A cosa l'amore poteva spingermi se non a farmi soffrire e vivere tanto intensamente! Lui non poteva...