3. Amore senza regole

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Siamo ancora sul sentiero, mi teneva per mano ed ero affascinata da quella nuova sensazione. La vegetazione intorno a noi sembrava prosperare verde e rigogliosa, nel sottofondo gli uccellini cinguettavano felici. Avrei dovuto esserlo anche io, ma quella nuova sensazione alla bocca dello stomaco in qualche modo me lo impediva. Come se si fosse accorto di qualcosa Daniel si girò verso di me e con troppa passione, mi bloccò tra un'albero e il suo petto. Risi per quell'inaspettata giocosità nei suoi occhi, aveva capito che in qualche modo l'incontro con Marc mi aveva scombussolata parecchio. Cercai per le due ore successive di non pensare a quei profondi occhi neri e il suo ciuffo incredibilmente sexy sulla sua fronte. Mi preparai psicologicamente a dare attenzioni solo a Daniel e mi sarei ripromessa di ora in ora che Marc se avesse avuto l'occasione mi avrebbe ucciso senza pensarci. Anche se.. In cuor mio credevo tutt'altro, cercavo di auto convincermi ma era davvero un'impresa difficile. Senza pensarci lo strattonai per fermarlo, ero troppo stanca avevo bisogno di un po' di riposo. Mi guardò e lo baciai. Sentire le sue labbra sulle mie mi diede la forza di non pensare più a niente, lui aveva scelto di stare con me e dovevo esserne felice. Si ci devo provare, quel breve bacio mi rincuorò. Lui era la mia fonte di ossigeno, tutto il resto non avrebbe avuto nessuna importanza. Doveva essere così. Poi d'un tratto mi ricordai! "Mia madre!! È tardissimo, ci squaglierà vivi se non torniamo in orario!" Lui scoppiò a ridere per la mia reazione, era così facile stare con lui. "Già devo portarti a casa, dai torniamo indietro e andiamo con la mia moto." Era un Harley nera e argento, favolosa e incredibilmente veloce. Il che era fantastico perché ho sempre amato la velocità! "Ma la mia macchina è rimasta al tuo albergo!" Alzò gli occhi al cielo e poi li lasciò cadere nei miei. "Te la faccio riportare più tardi." "Ok, andiamo." Il sentiero era sdrucciolevole e rischiavo di tanto in tanto di cadere e slogarmi la caviglia, con sorpresa arrivai alla moto sana e intera. Qualche graffio di rami c'era, ma niente di mortale per fortuna. Si girò a guardarmi, evidentemente ero piena di terra e ramoscelli, tra i miei capelli castano chiaro. "Vieni qui." Disse afferrandomi, e mi ripulì la chioma disastrata. Quel contatto, quella vicinanza continuava a distrarmi e rendermi ansiosa di una maggiore vicinanza. Quando ebbe finito, mi sistemò il casco nero della mia misura e mi abbassò la visiera. Lui fece altrettanto, mi aiutò a salire in groppa al mostro argentato super veloce. Il rombo si sentì echeggiare forte e chiaro in quello che sembrava un luogo solitario. Partì a tutta velocità, diretto verso casa mia come se già conoscesse la strada. Di fatto era così, mi aveva già accompagnato al terzo appuntamento quando mi aveva offerto un gelato. Ricordo ancora il sapore della vaniglia e del caffè sulle sue labbra gelate. Dopo un'ora eravamo di ritorno, scesi dalla moto e mi tolsi il casco che gli passai. Lo legò alla moto e senza spegnerla fece marcia indietro. "Vuoi rimanere a cena?" "Sarà per la prossima volta, grazie lo stesso e salutami i tuoi." "Ricordati la mia macchina!" Fece segno di un pollice all'insù e il rombo della moto invase tutta la strada. Mi incamminai sul vialetto, mia madre pronta aprì la porta. Era inevitabile che non avesse origliato! Lo faceva sempre con le mie nuove conquiste ma lui in particolare sembrava andargli a genio, buon per lui che si sarebbe risparmiato un paio di pene! "Ciao mamma." "Emy la cena è pronta, quando vuoi vieni a mangiare." "Certo mamma, il tempo di farmi una doccia e levarmi il fango di dosso." "Si, hai un'odore tremendo!" Salii a due a due gli scalini e mi infilai in camera sbattendo la porta.

Persa tra le ombreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora