3. Questione di...karma!

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Nathan

Mi sentivo perfettamente bene e felice, non di certo perché avevo vinto l'ennesimo incontro. No. Tanto meno, per quella stupida festa che mio fratello aveva organizzato insieme a quegli invasati di Adam e Jimmy; del resto, loro lo avevano fatto solo ed esclusivamente per potersi ubriacare, bere e divertirsi con le donne. Ero felice per il semplice fatto che quella stupida festa mi aveva permesso di incontrare una bellissima sconosciuta. Non sapevo nulla di lei, se non il sapore e la consistenza morbida delle sue labbra. Quel bacio mi aveva completamente stravolto la serata. Il bacio era scattato così, all'improvviso. Ricordavo ancora le sue guance con un lieve rossore, la vicinanza del suo corpo che emanava un calore invitante e il suo profumo così delicato, come lo era lei. Quando l'avevo stretta tra le braccia, si era lasciata avvolgere come se si sentisse protetta. Ed era quello che avevo percepito anche io, appena l'avevo vista. Avevo un innato bisogno di stringerla e proteggerla; del resto, era quello che avevo letto nel suo sguardo.
Anche nel sonno, i suoi bellissimi occhi, le sue labbra calde e invitanti, mi avevano accompagnato fino al mattino. Pensavo e ripensavo se mai avrei avuto modo di rivederla, ma la mia vita non era come quella dei protagonisti di quei stupidi film romantici. Certe cose potevano accadere solo in TV, non nella vita reale e di tutti i giorni.

Anche ora, seduto nel mio ufficio, quella sconosciuta infestava i miei pensieri. Confezionato in un completo formato da giacca e pantalone nero, camicia bianca e cravatta, mi sentivo un vero e proprio damerino. Odiavo indossare questi abiti e odiavo passare il tempo chiuso in questa stanza, davanti un computer a organizzare e creare temi da poter poi portare nella sala riunioni per presentarle ai migliori offerenti. Ovviamente a me toccava il lavoro sporco e difficile.
Ethan, invece, se ne stava nel suo di ufficio. Esattamente di fronte al mio, seduto comodamente nella sua poltrona, a parlare con gli acquirenti e prendere appuntamenti per le riunioni. Il tutto mentre si concedeva un pompino al volo, fatto ogni giorno da una dipendente diversa. Per lui, era meno noioso il lavoro perché riusciva a trasformarlo in un gioco a suo piacimento.
Tornando a me, fissavo lo schermo del computer completamente bianco. Non avevo alcuna idea da poter trascrivere in quella pagina bianca e tra poco, avremmo dovuto affrontare degli acquirenti nella sala riunioni.
Sollevai il braccio per guardare l'ora sul quadrante del mio Rolex, le lancette segnavano già le 9:30.
Sbuffai. Alle 10 in punto dovremo ritrovarci nella sala riunioni e non ho ancora creato un tema da poter presentare. Abbiamo bisogno di una segretaria ed una stagista, così da poter avere una mano in più. Devo discutere con quel fannullone di mio fratello!
Puntai i palmi sulla scrivania e mi alzai dalla poltrona, allentai il nodo della cravatta mentre fissavo la mia figura nell'enorme vetrata della finestra. I capelli sempre legati in uno chignon alto e il mio corpo, contenuto in quel dannato completo. Odio vestirmi così, non mi sento a mio agio.
Uscii dal mio ufficio, chiudendo la porta alle mie spalle e mi voltai per raggiungere la stanza in cui era rinchiuso mio fratello. Proprio quando stavo per posare la mano sulla maniglia per abbassarla, la porta si aprì.
Davanti ai miei occhi comparì la figura slanciata della receptionist, si stava aggiustando i capelli con una mano, mentre con l'altra si puliva le labbra. << Buongiorno, Sig. Miller! >>. Salutò, senza sollevare lo sguardo.
<< Buongiorno! >>, risposi guardandola sparire oltre il corridoio.

<< Buongiorno! >>, risposi guardandola sparire oltre il corridoio

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