Undici: Manic moves and drowsy dreams

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"E se il mondo ti avrà dimenticato, dì alla terra immobile: io scorro.
All'acqua rapida ripeti: io sono"
Barbara Holland
1967 – 1983

Ho sempre trovato incredibilmente deprimente il fatto che quando muori, sulla tua lapide, tutta la tua vita non è altro che un misero trattino tra la tua data di nascita e quella della tua morte.

Quel piccolo, insignificante trattino inciso nel marmo, in realtà sono anni di esperienze, milioni di minuti, tantissime parole, lacrime, risate, emozioni.

Per chi non ti ha conosciuto in vita però, sei solo questo: tempo passato, esaurito, scaduto.

Seduta sull'erba davanti alla lapide della mia migliore amica, trovo quasi sbagliato persino il fatto che oggi sia una giornata tanto bella. È dicembre, eppure il sole è alto in cielo, e l'aria è abbastanza tiepida da permettermi di tenere il cappotto aperto.

Credevo che dare finalmente una degna sepoltura a Barb mi avrebbe dato un po' di pace, ma in questo momento, guardare la fotografia che i Signori Holland hanno scelto per lei, mi fa sentire soltanto un'immensa tristezza, e neanche l'ombra di una consolazione: noi invecchieremo, ma Barb avrà per sempre sedici anni, e non è giusto.

«È una bella foto» afferma una voce dietro di me, quasi mi avesse letto nel pensiero. Non ho nemmeno bisogno di voltarmi per capire chi sia ad aver parlato.

Annuisco, asciugandomi una lacrima con il palmo della mano.

«Sì – acconsento, tirando su con il naso – Lo è davvero»

Nancy si siede affianco a me sull'erba, attenta a non spiegazzare troppo la gonna del suo vestito impeccabilmente stirato.

«Sono abbastanza sicura che lei la avrebbe odiata, però. Ricordo che quel maglione è stato motivo di molti litigi tra Barb e Marsha» ridacchia, senza staccare lo sguardo dalla fotografia.

Sorrido, abbassando lo sguardo sui fiori freschi. Rose rosse e garofani, i suoi preferiti.

«Ti ricordi quando è venuta alla Cena del Ringraziamento a casa tua con quello stesso identico maglione fatto su misura apposta per noi due?» rimembro, e Nancy annuisce.

«Oh, certo che sì. Credo sia ancora da qualche parte nel mio armadio, anche se temo di non averlo mai messo, fatta eccezione per quella sera» sentenzia, mentre io faccio un cenno.

«Nemmeno io. Era terribile, con quel gattino ricamato sul davanti poi... – affermo, l'ombra di un sorriso ancora sulle labbra – Ho ancora la foto. È attaccata alla mia agenda» aggiungo, e l'immagine è perfettamente nitida nella mia mente: siamo io, Barb e Nancy sedute al tavolo di casa Wheeler, delle espressioni buffe sul volto e quei terribili maglioni rosa confetto con ricamato sopra un gatto strabico.

Nonostante sia imbarazzante, quella foto è ancora, a distanza di anni, una delle mie preferite, nonché uno dei ricordi più belli che custodisco.

Cala il silenzio per qualche secondo, e percepisco lo sguardo di Nancy posarsi su di me.

«Io non ci riesco a perdonarmi. Se solo fossi stata meno egoista, magari lei sarebbe ancora qui. Guardo i suoi genitori e non riesco a non pensare al fatto che se ora non hanno più una figlia, è solo colpa mia» confessa, il labbro che trema appena.

Out Of Touch - 𝘚𝘵𝘦𝘷𝘦 𝘏𝘢𝘳𝘳𝘪𝘯𝘨𝘵𝘰𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora