Disturbi: Vuoto

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Anoressia: disturbo del comportamento alimentare finalizzato al raggiungimento o al mantenimento di un peso inferiore a quello normale

I buchi neri al centro delle galassie riescono ad inghiottire ogni singola cosa che si avvicina a loro, facendola sparire per sempre dalla vista umana. Non voglio cedere al buco nero che abbiamo al nostro centro, perché non voglio sparire, ma soltanto essere notata.

Col passare del tempo il mio desiderio si attenuava, quei pensieri erano sempre meno presenti in me, però iniziai a pensare che come non erano presenti in me non lo erano neanche negli altri verso di me, non trovavo più nessuno che mi avvicinasse, allontanavo tutti e non ne capivo il motivo. Spaventata dalla possibilità che fosse il mio fisico il repellente, iniziai ad odiarmi, non riuscivo più a guardarmi allo specchio, non perché ne avessi paura ma perché provavo disgusto nel vedermi. Non vedevo altro che imperfezioni in quel riflesso, niente era della forma o della dimensione giusta.

La sera a cena lasciai metà del piatto che mi ero preparata con tanta cura e dedizione, anche se non mi sentivo sazia, lo stomaco aveva creato un nodo che impediva al cibo di scendere, non avevo la minima intenzione di far entrare ancora qualcosa nella mia bocca sapendo dell'esistenza di quel blocco. Fissavo il piatto ancora mezzo pieno con una sensazione di vuoto e di disgusto, il mio stomaco si contorceva e il nodo iniziale si estendeva sempre di più, creando una rete di nodi che ostacolava il passaggio anche al semplice pensiero di un boccone di cibo. Nel frattempo, ciò che avevo già mangiato combatteva col desiderio di ricongiungersi con ciò che non avevo mangiato, la mia pancia iniziò ad agitarsi come un mare in burrasca, la testa iniziò a girare, una sensazione di nausea prese il sopravvento, non era a causa del disgusto che provavo fissando il cibo, era qualcos'altro che non riuscivo a spiegarmi.

La mattina dopo mi svegliai debole, come se qualcosa mi avesse risucchiato tutte le energie vitali che mi erano rimaste, le mie gambe tremavano, le mie mani non riuscivano neanche a stringere una piccola tazzina di caffè, mi sentivo priva di ogni forza. Il lato positivo di questa sensazione tremenda era che mi sentivo leggera, non avevo le forze per reggermi in piedi, ma mi sentivo quasi fluttuare, le mie braccia si muovevano in aria come piume e le gambe, quando non tremavano, sembravano non esistere. La mia testa nel frattempo iniziò a girare, la vista andava e veniva a tratti, all'improvviso sparì completamente, lasciandomi nel buio. L'odore della marmellata che avevo scordato aperta senza tappo si stava facendo strada nelle mie narici, lo zucchero rendeva quell'odore dolciastro e le arance di cui era fatta lo rendevano aspro, veramente troppo aspro. Non riuscii a resistere molto sentendo quell'odore e, forse fortunatamente, mi risvegliai. Ero sdraiata per terra come una stupida, non mi ricordavo come ci ero finita, avevo in mente solo la mia mano sinistra che impugnava un coltello e la destra che teneva, per quanto possibile, una fetta biscottata, ormai caduta accanto a me spezzata in due.

Mi sedetti sul pavimento, fissando quella misera fetta ridotta in briciole, quasi provai sollievo vedendola distrutta e impossibile da mangiare, sentivo che non fosse una sensazione giusta, ma mi tranquillizzai. Una volta rimessa in piedi chiusi immediatamente il barattolo di marmellata d'arance che provocava in me un vero senso di disgusto, quell'odore acre si era ormai annidato nelle mie narici facendomi girare ancora la testa. Ho sempre amato le arance, ma ultimamente non riuscivo a sopportare quello che prima per me era un profumo meraviglioso, non era il solo caso ovviamente, altri cibi mi stavano iniziando a disgustare, più andavo avanti, meno mangiavo e più venivo turbata dagli odori del cibo.

Arrivai ad un momento in cui riuscivo a mangiare qualcosa sì e no una volta al giorno, non era così male, alla fine passavo molto tempo sdraiata perché mi sentivo sempre stanca, però riuscivo comunque ad andare avanti senza problemi evidenti. Iniziai a perdere finalmente peso, nella speranza di riuscire a risolvere il mio problema, le mie braccia si erano assottigliate molto, non c'era più quello strato di "grasso" che mi dava tanto fastidio, quasi riuscivo a toccarmi le ossa, mi stavo avvicinando sempre di più a quell'essere immondo che avevo incontrato nel mio ultimo incubo.

La mia pelle stava diventando sempre più bianca e sottile, quasi come volesse realmente emulare il mio scheletro, in un certo senso ero contenta di vedermi dimagrita, ma qualcosa dentro di me si stava smuovendo, l'immagine di una me quasi cadaverica si era inoltrata nella mia mente, mi vedevo già affiancata a quell'ombra che aveva posto fine alla mia vera vita.

Dopo aver avuto quella "visione", se così si può chiamare, avevo un irrefrenabile necessità di piangere, ma non ci riuscivo, non avevo più lacrime, mi stavo inaridendo sempre di più, sia fuori che dentro, la mia pelle si stava quasi raggrinzendo, le mie ossa si stavano indebolendo, non ero più me, mi ero lasciata andare all'idea che altri debbano obbligatoriamente decidere come io debba essere, senza lasciarmi possibilità di scelta. Dentro di me esisteva solo un rimorso che mi divorava per ciò che avevo fatto fino a quel momento, mentre io non mangiavo, lui si nutriva avidamente di ogni cosa che mi era rimasta, lasciandomi sempre più vuota, esattamente come non volevo essere...

Arianna - Un cuore fittizio per persone di lattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora