Eisoptrofobia: paura irrazionale degli specchi associata ai riflessi stessi o a credenze riguardanti altre dimensioni oltre di essi
Il vetro è un materiale infido, ti accorgi di lui solo in due casi: se ti taglia e, quindi, ti provoca dolore, oppure se ti fa guardare dentro te stesso e, allo stesso modo, ti provoca dolore. Nessuno è capace di guardarsi allo specchio senza soffrire, senza temere una distorsione improvvisa di quella lastra di vetro.
Mentre tornavo a casa volevo soltanto smettere di temere ogni cosa del mondo esterno che mi si parava davanti, ogni cosa che mi toglieva il fiato, ogni cosa che mi annebbiava la vista, ogni cosa che mi rimandava ad essere un manichino a cui hanno rubato l'anima. Le vetrine dei negozi accanto al marciapiede si fanno sempre più inquietanti quando si è da soli, riflessi incondizionati e sconosciuti, sprazzi di luce di cui non si conosce l’origine e immagini distorte che sembrano non appartenere a questo mondo. La mia mente era già proiettata a casa, nel mio caro letto a riposarmi, mentre i miei occhi non vedevano altro che le numerose trappole del mondo. Iniziai ad accelerare il passo, senza dar peso alle informazioni che i miei occhi inviavano al mio cervello. Lungo tutta la strada la mia mente continuava a tormentarsi con ciò che aveva visto fino ad adesso: tenebre infinite senza niente né nessuno, declini ciclici a causa del tempo, distese d’acqua che prendevano il sopravvento, con l’unico desiderio di non provare più niente di simile.
Improvvisamente mi trovai di fronte alla porta di casa mia, iniziai a fissare gli occhi verdi sul vetro superiore della porta, mi sentivo ipnotizzata da quel bagliore, come se i miei stessi occhi mi chiedessero di cercare ciò che si trova aldilà di essi. Attratta dalla brama di vedere oltre quel vetro che avevo sempre ignorato aprii la porta e sentii la sensazione di essermi appena svegliata, come se avessi appena ripreso possesso del mio corpo e della mia mente. Casa mia era normale, niente di strano, se non il fatto che mi sentivo stranamente osservata, ero sola in casa, come sempre, eppure qualcosa mi diceva che non ero realmente sola, qualcosa o qualcuno cercava di incrociare il mio sguardo mentre io camminavo. Posai le chiavi nello svuotatasche prima di entrare in camera, o almeno questa era la mia intenzione, lo specchio sopra il mobile mi attraeva, i miei occhi si incrociarono ancora un’altra volta e non si lasciavano andare, la mia testa iniziò a girare senza fine, mentre essi restavano fissi sullo specchio e sui loro gemelli.
Dopo un battito di ciglia ripresi il controllo ancora una volta, e corsi in camera mia, avevo assolutamente bisogno di dormire sul mio letto, mi sentivo pesante, confusa, desiderosa e timorosa di guardare ancora quella lastra di vetro riflettente sempre stata presente in casa mia, ma non si può fuggire dal desiderio o dalla paura, soprattutto se essi sono verso noi stessi, o un’illusione di ciò che siamo. Ognuno dei riflessi in casa mia era differente, nel corridoio lo specchio mi faceva rimanere ferma a fissarmi, in camera mi sentivo quasi osservata anche mentre non lo guardavo, e per finire, quello che più temevo, lo specchio in bagno. Questo specchio era particolare, nonostante mi specchiassi al suo interno tutti i giorni, ero sempre più turbata da esso, nessuno mi osservava dall’altra parte e nessuno attirava il mio sguardo, soltanto il mio corpo che continuava a distorcersi, riusciva ad inquietarmi con la sola idea di come io fossi realmente, di come il mio corpo e il mio viso non fossero come ero abituata a vederli, giusti e perfetti così…
Ogni parte del corpo che la mia mente percepiva come giusta aveva il mio occhio addosso, che attraverso quello specchio distorceva le mie convinzioni, facendomi crollare addosso il palazzo di cristallo e autostima che avevo costruito sul nulla. Le curve che imponeva quello specchio erano superiori alle curve che amavo di me, riusciva a ribaltare anche il mio sorriso convertendolo in un triste broncio, al solo pensiero di ciò di cui esso era capace i miei occhi iniziarono a lacrimare, mentre la mia gemella nello specchio continuava a giudicarmi un ghigno e uno sguardo irriverente e altezzoso, come se lei vedesse in me tutti i difetti del mondo, senza lasciare scampo alle mie convinzioni. Il mio cuore si stava lentamente frantumando come fosse lui lo specchio, come se qualcosa lo avesse colpito dritto al centro e lo avesse crepato istantaneamente, senza il tempo di un battito. I miei occhi iniziarono a tremare e, coperti di lacrime, iniziarono a vedere solo nebbia e luce soffocata, come il mio respiro in quel momento, aveva perso il suo ritmo, si stava lentamente soffocando in una sensazione di terrore e disgusto.
Piena di rabbia e paura sferrai ad occhi chiusi un pugno contro lo specchio, non sentii rumore di vetri rotti e non sentii nessun contatto con la mia mano, tutti i miei sensi si fermarono, niente più colori, odori, rumori o sapori, non sentivo più niente. Ad occhi aperti vidi una me piangente oltre lo specchio, ancora integro, che avevo di fronte, una sensazione di rimorso e senso di colpa mi strinse lo stomaco, le lacrime sulle mie guance si erano asciugate, i miei occhi, il mio battito e il mio respiro si erano normalizzati, ma non riuscivo a non stare male per la mia controparte dall’altra parte dello specchio. Mi sentivo intrappolata, incapace di fare qualcosa per me stessa, ero stata ingannata da un pezzo di vetro, uno specchio che non fa altro che distorcere la realtà, è il miraggio di un’oasi del deserto al contrario, ti attira la sua tortura, non la sua bellezza, c’è sempre qualcosa che non va in un riflesso, non sarà mai esattamente uguale alla realtà.
Non si può cercare la perfezione in uno specchio, esso non rappresenta né una verità nè una bugia, è solamente un limbo struggente che continua a influenzare la mente e il cuore di una persona fragile, perché lo specchio, fragile come è, sa dove una persona nasconde le sue fragilità, ed è lì che la attacca.
Una volta che questi pensieri sono passati per la mia testa, mi ritrovai con lo specchio rotto di fronte a me, la mia mano piena di sangue e vetri conficcati dentro di essa, non esisteva più nessuno specchio, non poteva più farmi paura un mio riflesso, ma sapevo che questo non era il modo giusto di risolvere la cosa e che mi ero solo fatta ingannare da esso, perché uno dei nemici più potenti a cui puoi andare in contro è il tuo io più profondo.
Con la mano bendata, la faccia ancora scavata dalle lacrime e la sensazione di sollievo dopo aver superato un’altra paura, mi stesi sul letto e mi abbandonai ad un sonno profondo.
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Arianna - Un cuore fittizio per persone di latta
Cerita PendekArianna è solo un costrutto immaginario col coraggio di esprimere le sue emozioni, i suoi tormenti e i suoi piaceri senza temere il giudizio altrui. Questa è una raccolta delle esperienze della sua vita per aiutare le persone più fragili a trovare i...