-Attento!-
Furono le uniche parole che riusci a pronunciare. Poi l'inferno, fari di un auto che piombava sù di loro, il rumore forte di uno scontro violento.
Suoni delle sirene che risuonavano in lontananza, il rumore della pioggia che batteva incensantemente sull'auto ormai distrutta.
L'odore del fumo che riempivano le narici di Jimin, il suono di un cellulare che squillava.. poi il buio.Un mese prima..
Jimin sollevó lo sguardo verso l'orologio a muro che ad ogni spostamento delle lancette emetteva un tichettio, un suono fastidioso che ad ogni test che doveva sostenere a scuola gli metteva fretta, quel suono che sembrava dicesse "Hey, sei in ritardo.." da li a poco avrebbe suonato la fine delle lezioni e non poteva di certo sbagliare quel test.
Un test così importante per lui che aveva declinato ogni invito da parte degli amici per passare ore ed ore sui libri per poterlo sostene al meglio.
Sbagliare adesso, equivaleva a non poter entrare nelle migliori universitá e Jimin, non voleva perdere quell'occasione.
Un occasione di vincere una borsa di studio che lo avrebbe finalmente portato lontano da quel paesetto di busan in cui viveva, e lo avrebbe portato a seoul.
Li avrebbe finalmente potuto avere un appartamento tutto suo e avrebbe finalmente abbandonato la casa che attualmente condivideva con i propri genitori.
Genitori sè quella parola era davvero giusta per persone come loro.
Dove c'era un padre che puntualmente tradiva la moglie, e una donna che avrebbe dovuto crescerlo passava più ore attaccata ad una bottiglia di alcool, bottiglie che ogni sera Jimin doveva assicurarsi di togliere dal pavimento per evitare che qualcuno potesse ferirsi.
Voleva essere finalmente libero.
Lontano da loro e lontano da una scuola che sè sei bravo finisci per passare l'intero anno bullizzato dal gruppo popolare dell'istituto.
Distolse lo sguardo dall'orologio passandolo all'insegnante che svogliatamente sbadigliava e controllava che nessuno in quella classe copiasse l'uno dall'altro.
- ANCORA DIECI MINUTI, RAGAZZI.. -
Urló alla fine, un tono di voce quasi contento che da li a dieci minuti avrebbe finalmente lasciato quella classe.
Jimin tornó con gli occhi sul foglio, rispondendo a quelle ultime due domande, infine scrisse la data e posó la penna.
Ora bastava solo aspettare e sperare che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Al suono della campanella, consegnó il compito all'insegnante, notando con la coda dell'occhio il gruppo popolare della propria classe che ridendo e scherzando si affiancarono a lui, uno di loro lo colpì piano sulla spalla facendolo voltare verso di loro.
- Jamin.. Avrei bisogno di qualche ripetizione.
Puoi aiutarmi? -
- Mi dispiace ma.. No.. Devo proprio scappare adesso. -
Uscì dalla classe, ma venne trattenuto per la maglia, il ragazzo moro che lo stava tenendo era sempre lo stesso.
Il leader di quel gruppo, lo stesso che dall'inizio di quell'anno aveva incitato il suo gruppo a infastidirlo, ogni singolo giorno.
Come sè di problemi già non nè avesse abbastanza.
- Il mio amico ti ha chiesto gentilmente di aiutarlo.. -
- E io gentilmente ho detto al tuo amico che non lo faró.
Temo che il comportamento del tuo amico e del tuo gruppo abbia portato ad avere questa risposta da parte mia.
Sè volete un favore, trattate meglio le persone.. E.. Giusto perchè il tuo amico lo sappia, il mio nome è Jimin e non Jamin.. Chiaro? Ora potresti gentilmente lasciarmi andare? Sono di fretta.. -
Il ragazzo moro che di nome faceva Jungkook sollevó un sopracciglio, tenendo lo sguardo fisso nel suo, mentre allentava la presa sulla sua maglia.
- Jimin... Io sono.. -
- Sì, só chi sei.. Lo só da anni ormai chi sei.
Ho avuto la sfortuna di averti nella mia stessa classe per tutti questi anni.
E quel tuo gruppo mi ha portato a passare un vero inferno.
Quelli non fanno nulla senza chiedere il permesso prima a te.
No? Jungkook? -
Il moro venne affiancato dal suo gruppo, mentre Jungkook passava la punta della lingua sulle proprie labbra per inumidirle.
- Una sfortuna? Davvero per te conoscere e avere a che fare Con Jungkook è stata una sfortuna? -
Disse con fare stizzito una delle ragazze che facevano parte di quel gruppo.
- A me di certo non ha giovato averlo in classe, non trovi ragazzina? -
Disse a quel punto Jimin, che venne subito spinto da quello che presubilnente fosse il ragazzo di quest'ultima.
- Stammi a sentire.. Chi ti credi di essere eh? -
- Io? Io non credo di essere proprio nessuno. Qui chi si crede qualcuno siete voi, da un anno a questa parte.
Avere Jungkook in classe con me non ha giovato perchè al suo fianco ha un branco di pecore che bullizzano chiunque cerchi di avvicinarsi a lui.. -
- Oh che carino, avrebbe voluto godersi Jungkook in questi anni e noi non glielo abbiamo permesso. -
Jimin spostó lo sguardo sul ragazzo alla destra di Jungkook, lo stesso che aveva appena detto quella cosa.
Si avvicinó a lui, fronteggiandolo.
- Che vuoi fare eh? Vuoi prenderle forse? -
- Fallo no? Che aspetti? -
- Sei fortunato che siamo a scuola.. -
- Come sè colpirmi ti potesse aiutare ad alzare la tua media.. Qui qualcuno non ha le palle di farlo, sè non quando siamo dietro la scuola o nei bagni.. -
- Piccolo bastardo... CHE HAI DETTO? -
Stava per colpirlo quando Jungkook con uno solo sguardo gli fece intendere di riportare quella mano stesa al fianco.
- Visto? Non fanno nulla senza prima chiedere a te.
Quindi quando venivo bullizzato o picchiato, lo facevano per tuo ordine.. -
- Jimin ascolta.. -
- Non mi và di ascoltare.. Il tempo di sapere l'esito dell'esame e finalmente non rivedró nessuno di voi.. Questa si chiama fortuna.. ! -
Detto questo Jimin diede le spalle al gruppo uscendo da scuola, raggiungendo il suo amico e maggiore Nam che frequentava l'ultimo anno di quella scuola e che come ogni giorno lo aspettava per riportarlo a casa.
Salito in auto posó lo zaino nei sedili dietro e tornó seduto comodamente sul proprio sedile, allacciando subito la cintura.
- Com è andato il test? -
- Quello penso bene.. È il resto che non stà andando bene.
Quel gruppo continua ad infastidirmi. Hyung, perchè semplicemente non fingono che io non esista?
Sarebbe decisamente più semplice.. Devo solo resistere per qualche altra settimana e poi tutto finalmente finirà.. e potró finalmente godermi quello che ho sempre voluto per me stesso. -
Nam si immise in strada annuendo piano, lanciandogli un occhiata per poi tornare a concentrarsi sulla guida.
- Pensi che a Seoul sará più semplice? -
- Lo spero.. Sicuramente sarà migliore di tutto questo.
Scuola nuova, li nessuno mi conosce da quando sono piccolo, troveró qualcuno che mi vorrá bene per quello che sono... e poi, finalmente staró lontano dai miei.. Non posso andare avanti a subire a scuola e anche a casa.
Loro non sanno cosa stó passando. -
Mormora, mettendo poi il suo solito sorriso per non far preoccupare troppo l'amico.
Tornando a rilassarsi contro il sedile.
- Stasera passo a prenderti e andiamo alla festa di Jin?
Ti vá? -
- Jin farà una festa? -
- Giá.. I suoi sono partiti e lui già farà una festa.. Sai com è Jin. - disse emettendo una sonora risata, ed era vero Jin era il compagno di Nam, ed era decisamente un tipo particolare, ma che dava il cuore in tutto quello che faceva.
Soprattutto dava il cuore alle persone a cui teneva.
Compreso Nam e lui.
Jimin era fortunato ad avere loro nella propria vita.
- Visto che domani non avró alcun compito e che sono più tranquillo, penso che una serata fuori casa mi fará solo che bene.. -
Nam parcheggió nel vialetto di casa di Jimin, quest'ultimo lo salutó ringraziandolo ancora per il passaggio.
Rientrando subito a casa.
- Mamma?... Papà? -
Ma la casa era buia e silenziosa come al solito.
Entró in cucina trovando un semplice biglietto sul tavolo della cucina.
"Io staró fuori per lavoro.. Non torneró fino a settimana prossima.. Prenditi cura di mamma..Firmato papà."
Jimin stroppicció il bigliettino, guardandosi attorno e notando come al solito bottiglie buttate di qua e di lá.
Sospiró piano, appoggiando lo zaino sulla sedia e iniziando col prepararsi un semplice panino, giusto per mettere qualcosa sotto ai denti.
Sentendo poi alcuni passi alle proprie spalle, la madre entrô un cucina, con la vestaglia della notte ancora addosso, i capelli spettinati e la bottiglia di vodka tra le mani.
- Sei già tornato... Che ore sono? E Stai mangiando? -
- Già.. scusami ma, penso che andró in camera mia.. Stasera esco.. -
- Jimin! Non puoi uscire, tuo padre non c'è.. Non posso rimanere sola.. -
- Mi dispiace ma è un uscita con i compagni di scuola.. Ho un compito importante lunedi e dobbiamo studiare..
E.. Non è colpa mia sè papá non c'è.. -
La madre lo guardó, prendendo il piatto dal tavolino tirandolo contro il muro.
- Non vedo l'ora che tu sparisca di qui.. -
- Succederá molto presto e quello che desidero anche io.. -
La madre a quel punto si avvicinó a lui colpendolo con una sberla, ferendolo sul labbro.
Jimin a quel punto lasció li il panino.
Prese le proprie cose e uscì dalla cucina, tra le urla della madre.
Salì le scale ed entró in camera, richiudendo la porta e lasciandosi cadere a terra, portando le mani alle proprie orecchie per non sentire più quelle urla.
Prese poi il proprio cellulare digitando il numero di Nam, che rispose subito.
"Jimin-ah.."
- Puoi venire a prendermi? Per favore.. -
"Arrivo subito.."
Mise giù, mentre Jimin si tiró in piedi prendendo le sue cose.
E uscendo dalla stanza e scendendo di corsa le scale.
Dove la madre lo intercettó.
- Bravo vattene! Non farti vedere... ! -
Jimin uscì di casa.
Trovando Nam già li che lo aspettava, salì in auto.
Non gli chiese niente, prese e partì. Raggiunsero la casa di Jin, dove già la festa era iniziata.
Jimin era al suo terzo bicchiere.
- Jimin vacci piano mmh? -
Disse Jin, battendo una mano sulla sua spalla con affetto.
- È una f-festa Hyung.. Voglio solo divertirmi.. -
Sorrise buttando giù l'ultimo sorso del proprio bicchiere, appoggiandolo poi sul tavolo.
Notando da lontano Jungkook.
- Aspetta ma.. Perchè lui è qui? -
- Ah si, è amico di mio fratello e sè volevo che quella peste non chiamasse i miei e gli riferisse della festa mi ha chiesto di invitare anche lui e i suoi amici.
Só che non scorre buon sangue tra di voi ma, potreste fare una tregua? -
Mentre Jin parlava, Jimin distolse lo sguardo da lui al moro in fondo alla sala, fecendogli cenno con la testa "ma che vuoi?" Mimó per farglielo capire.
- Jimin.. Lascia perdere. Ti prego.. -
Disse Nam, avvcinandosi a lui. Mentre il moro si avvicinava a loro. Puntando lo sguardo sù di lui.
- È bello vederti.. -
Esordì.
- Dici? Peccato che per me non sia cosi bello vedere te.. -
- Non sai reggere l'alcool? -
Jimin scese dalla sedia raggiungendolo, barcollando leggermente, vide solamente la mano del moro che si avvicinava al suo fianco ma senza toccarlo.
- Io l'alcool lo reggo benissimo.. -
- Non sembra sai? -
Jimin lo guardó negli occhi, battendoli più volte, mentre puntava il dito sul petto del moro.
- E con qu-questo che vorresti dire? -
Jungkook sorrise, avvicinandosi a lui e avvicinando il volto al suo.
Spostando lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra.
- Ti sei ferito? -
Jimin coprì il taglio sul labbro con la mano.
- Non è nulla, lascia perdere.. -
Detto questo, prese e si allontanó. Avvicinandosi al tavolo delle bibite.
- Dovresti fermarti.. -
- Lasciami in pace.. Già mi tormentate a scuola, non anche qui.. Per favore.. -
Non si voltó a guardarlo ma voleva che il ragazzo al tavolo lo notasse per farsi dare un altro drink.
- Dovresti evitare un altro drink.. Jimin.. -
- non usare il mio nome.. Non ti è permesso farlo. -
- Jimin-ah.. -
Jimin si voltó, fronteggiandolo.
- Lasciami in pace.. Per favore.. -
Disse, pregandolo con lo sguardo.
- Voglio solo essere lasciato in pace e potermi godere questa serata.. Puoi lasciarmelo fare? -
- Jimin-ah.. Volevo solo dirti che non sono io, a dire ai ragazzi di infastidirti.. -
- E dovrei crederti? Lascia perdere! -
Jimin, lasció Jungkook al tavolo delle bibite deciso ad uscire fuori di casa e prendere una boccata d'aria.
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REMEMBER YOU..
Teen Fiction-Attento!- Furono le uniche parole che riusci a pronunciare. Poi l'inferno, fari di un auto che piombava sù di loro, il rumore forte di uno scontro violento. Suoni delle sirene che risuonavano in lontananza, il rumore della pioggia che batteva incen...