Jungkook non lasció nemmeno per un secondo Jimin da solo, nemmeno quando dal marciapiede attraversó la strada ed entró nel solito bar per prendersi un caffè doppio.
Era finito per sedersi al suo solito tavolo in fondo alla sala e il moro seduto di fronte a lui, che continuava a guardarlo, come sè da quel momento in poi fosse crollato. Eppure la chiaccherata sul ballo lo aveva decisamente aiutato a non pensate al trasferimento di Nam e Jin, ma probabilmente Jungkook non si fidava a lasciarlo solo..
- Sai vero che il ballo quest'anno sará in maschera? Hai giá in mente cosa indosserai? -
- In maschera? -
- Mmh mmh.. in maschera.. Non lo sapevi? -
- Quando mai i tuoi amici m'informano di cosa decidono per le feste? Quindi.. Tu sai giá cosa indosserai? -
Jungkook annuì, portando le braccia al tavolo e guardandolo negli occhi.
- Probabilmente abiti neri e maschera nera.. Non mi piacciono troppo i colori.. -
- Lo só.. Indossi sempre il nero quando sei a scuola. -
- Mi osservi? -
Jimin scrolló le spalle, sollevando il proprio bicchiere e bevendo un sorso di caffè.
Sentendo poco dopo la suoneria del proprio cellulare, lo prese notando che Jin lo stava chiamando.
Era evidente che Nam gli aveva detto della loro chiaccherata.
Accettó la chiamata, portando l'apparecchio all'orecchio.
Sentendo subito la voce di Jin, dovette trovare tutta la forza per non scoppiare a piangere. Guardó per un attimo Jungkook, che con un cenno della testa gli fece capire che poteva benissimo rispondere.
"Hey Chim Chim.. Ho parlato con Nam.. Come ti senti?"
- Hyung.. Come dovrei sentirmi?.. -
"Hai ragione, Hai pienamente ragione.
Avremmo dovuto dirtelo prima.. Purtroppo non potevo prevedere che avrei avuto quella litigata con i miei. Nam ed io abbiamo deciso di parti prima.
Ma con questo non vuol dire che sarai solo Jimin-ah.. Noi ci saremo sempre per te e lo sai.."
- Ma non sarete qui e io saró da solo.. Voi sapete cosa stó passando.
Sapete ogni cosa e.. C'eravamo fatti una promessa.. -
Jimin potè sentire il sospiro di Jin risuonare al proprio orecchio, mentre Jungkook era tornato a guardarlo di nuovo.
Probabilmente non avrebbe dovuto dire che era solo davanti a lui.
"Perchè non provi a dare una possibilitá a quel ragazzo che ti piace tanto?
Non saresti più solo.. No?"
- Hyung.. Sai cosa voglio dire.
Tu e Nam, sapete perchè, non.. Io non posso parlare ora.. Non di questo almeno.. -
"È li con te?"
- Già.. -
"Allora ti richiamo stasera, quando sarai da solo. Per ora goditi la giornata con lui.. Ciao ChimChim.."
- Hyung aspetta.. Aspetta.. -
Ma Jin aveva giá messo giù, sospiró appena rimettendo il cellulare nella tasca dello zaino.
Tornando poi a sorseggiare il
Proprio caffè.
- Anche per loro è cosi strano che io sia qui con te? -
- Penso sia strano per tutti, vederti qui con me.. Ancora devo capire perchè.. -
- Non ti fidi? -
- Non è che non mi fido.. È che ho paura.. -
Jungkook piegó la testa di lato, guardandolo attentamente.
- di cosa hai paura, esattamente? -
- Davvero non lo capisci? -
- No, spiegamelo.. -
Jimin sospiró piano, sentendo nuovamente la propria suoneria, prendendo il cellulare e notando il numero del padre.
Era cosi strano che suo padre lo chiamasse a quell'ora.
Ma non aveva alcuna voglia di sentirlo adesso.
- Jimin-ah.. di cosa hai paura? -
- Paura di essere ferito, ho paura di.. Lasciarmi andare e scoprire poi che è tutto uno scherzo.
Sè succedesse.. Non lo reggerei.. Per questo, sono cosi pieno di dubbi.
Per questo ho paura. -
Di nuovo la propria suoneria che risuonava all'interno del bar.
- Scusa.. Devo rispondere.. -
Prese il proprio cellulare accettando la chiamata.
- Cosa c'è? -
"Perchè non sei a casa?"
- Sono a scuola.. -
"A quest'ora? Non avresti dovuto finire molto prima le lezioni?"
- Si, ma mi sono fermato con un compagno di classe.. Abbiamo un compito da svolgere e di certo casa non è il luogo giusto per concentrarmi.. Non trovi? -
Il padre di Jimin sbuffó appena, Jimin poteva sentirlo mentre picchiettava al pc.
"Quando pensi di tornare? Io devo ripartire e tua madre non puó restare a casa da sola.."
- Non ho il tempo per prendermene cura.. Ho dei progetti. Non.. -
"Non puoi sottrarti a questa cosa.. Torna subito a casa.."
Jimin strinse con forza il proprio cellulare, distogliendo lo sguardo dal moro.
"Allora?"
- Va bene.. Adesso arrivo.. -
Mise giù, lasciando il cellulare sul tavolo.
Passandosi le mani sul volto e poi tra i capelli esasperato.
- Mi dispiace io.. Devo proprio andare adesso. -
Jimin stava per tirare fuori il portafoglio quando Jungkook lo bloccó dal farlo, lasciando i soldi sul tavolo.
- Offro io.. Non preoccuparti.. -
- G-Grazie.. -
Si alzó in piedi prendendo lo zaino e Jungkook fece lo stesso.
- Ti accompagno.. Ho l'auto qui vicino. -
- Non serve, davvero. Prendo l'autobus.. -
- Non dire sciocchezze.. Andiamo.. -
Jungkook lo afferró per il polso, spingendolo gentilmente verso l'uscita.
Jimin lo seguì, girando appena la mano per poter stringere il tessuto della manica del moro, il modo in cui Jungkook si stava prendendo cura di lui gli fece accellerare il cuore e questa cosa lo spaventava.
Arrivati all'auto Jimin lasció la presa sulla sua manica, salendo in auto e allacciando la cintura.
Jungkook accese l'auto immettendosi nel traffico.
- Immagino tu sappia dove abito.. Giusto? -
- Come lo sai? -
- Perchè non me l'hai chiesto e solitamente chi non conosce il mio indirizzo di casa si perde quasi sempre sù questa via.. Come conosci casa mia? -
- A dire il vero la persona che quel giorno che eri assente a scuola ti ha portato gli appunti a casa, ero io.
Tuo padre non mi ha lasciato entrare in casa per darteli.. Quindi probabilmente non sapevi nemmeno che ero passato di li.. -
A dire il vero Jimin lo sapeva, quel giorno non era andato a scuola.
Non perchè fosse malato, ma perchè suo padre quel giorno aveva decisamente esagerato con i colpi.
Era talmente preso male che non era riuscito ad andare a scuola, lo aveva visto dalla finestra della propria stanza, quel giorno pioveva e Jungkook era rimasto sotto la pioggia con quegli appunti tra le mani.
Il padre non lo aveva fatto entrare e Jungkook con la sua gentilezza aveva sorriso e annuito, lasciando gli appunti al padre.
Avrebbe tanto voluto ringraziarlo.
- Mio padre non me lo disse.. Mi lasció semplicemente gli appunti sul letto, senza aggiungere altro.. Mio padre non è di molte parole.. -
Jungkook svoltó a destra e quando Jimin vide da lontano la propria casa sospiró appena.
Aggrappandosi letteralmente alla cintura di sicurezza.
- Jimin.. Perchè vuoi cosi disperatamente andare a Seoul..? -
- Perchè li nessuno mi conosce.. Nessuno potrà giudicarmi per il mio passato o il mio modo di essere.
Perchè non voglio più vivere qui.. È un tale inferno.. -
Lo aveva davvero detto ad alta voce?
Solo Nam e Jin sapevano perchè volesse cosi disperatamente andarsene da li.
Allora perchè era stato cosi facile rispondere a Jungkook e alla sua domanda?
Jimin vide il padre che usciva di casa, i loro sguardi si incrociarono.
- Devo andare.. -
Ringrazió il moro, scendendo dall'auto e andando dritto verso il padre, che aprì la porta e lo fece entrare.
- Chi è quello? -
- Un compagno di classe.. -
- Non ti è bastato l'anno scorso? Tutte quelle voci che giravano nel paese?
Vuoi iniziare un nuovo scandalo? -
- Possiamo evitare questi discorsi? Sono a casa, no? -
- Io devo partire.. Bada a tua madre.
Quando sono tornato stamattina era priva di sensi. -
Jimin entró in cucina notando la madre seduta sulla sedia, una tazza calda tra le dita e il suo solito sguardo assente.
- Io non posso badare a lei h24.. Devo andare a scuola. Devo studiare.
Non posso perdere questa opportunitá..
Potrei persere la borsa di studio.. -
- Pensi davvero che ti daranno una borsa di studio? Andiamo Jimin.. Puoi anche rinunciare alla borsa di studio e alla scuola, tua madre ha bisogno di te. -
Jimin scosse appena la testa, guardando prima la madre e poi di nuovo il padre.
- E rovinarmi cosi il futuro? Per voi? No.. Assolutamente no.
Mi state giá rovinando la vita da anni.. Non nè posso più di vivere cosi.
Dovrasti essere tu a prenderti cura di lei, non io.. -
- Che cos hai detto? Stammi a sentire ragazzino. Fino a quando vici sotto questo tetto non hai alcun diritto di parlarli cosi. -
- Sei tu che mi hai detto di tornare a casa.. Io nemmeno volevo venirci.. -
Il padre a quel punto prese Jimin per il colletto, sollevandolo leggermente.
- Só cosa cerchi di fare, cerchi di farmi arrabbiare cosi ti caccio di casa, ma non lo faró Jimin-ah.. Io devo partire stasera e ho bisogno che tu rimanga qui a casa con tua madre.. -
Il padre a quel punto lasció la presa sul colletto di Jimin, accennando sorriso e avvicinandosi poi alla porta, dove una valigia lo aspettava.
- Ci vediamo settimana prossima.. Sè non ci sono cose gravi, non disturbarti a chiamare. -
Detto questo uscì di casa, mentre la madre seduta sulla sedia si dondolava ormai completamente persa nel suo mondo.
Jimin, si addossó alla parete.
Cercando di calmarsi.
Stava avendo un altro attacco di panico.
In quel momento qualcuno suonó alla porta, forse il
Padre si era scordato qualcosa cosi, si avvicinó alla porta aprendola e ritrovandosi Jungkook di fronte.
- Che.. Ci fai ancora qui? -
- Non abbiamo un compito da fare? -
Stava per entrare ma Jimin lo bloccó dal farlo, spingendolo piano verso l'uscita.
- Non.. No.. Jungkook non puoi entrare.. -
- Sembri agitato.. -
- Non è un buon momento.. Hai un pessimo tempismo.. -
Jungkook lo guardó, portando una mano sulla guancia di Jimin.
Passandola poi sulla fronte.
Era evidente a tutti che stava avendo un attacco di panico.
Primo perchè in casa c'era sua madre che era toltalmente persa nel suo mondo e Jimin non voleva assolutamente che Jungkook la vedesse in quello stato.
Secondo aveva il timore che suo padre tornasse da un momento all'altro e li trovassero li, insieme e il timore che uscisse chissà quale nuovo pettegolezzo sul suo conto in paese.
Terzo.. Non voleva che Jungkook entrasse in quell'inferno che era diventata la sua vita.
- Jimin... Respira.. -
- Devi andartene.. -
- Ascoltami.. Cosi finirai per avere un attacco di panico. -
A quel punto Jimin non sè lo aspettava, Jungkook si avvicinó a lui, portando le mani sulle sue guance, il respiro agitato di Jimin si bloccó letteralmente quando le labbra del moro furono sulle proprie.
Jimin rimase immobile, con la testa svuotata da ogni pensiero, mentre Jungkook lo baciava, lentamente.
Le spalle di Jimin a quel punto si rilassarono, socchiudendo d'istinto gli occhi a quel contatto.
Afferró il tessuto della sua maglia spingendolo dentro casa.
Quando Jungkook staccó le labbra dalle sue, Jimin lo guardó negli occhi, cercando di riconnettersi del tutto.
- Vá meglio? -
Jimin lasció la presa sulla sua maglia, facendo un passo indietro, portando la mano sulle proprie labbra.
Nel mentre Jungkook spostó lo sguardo da lui all'ambiente.
Jimin seguì il suo sguardo notando la madre che li fissava, con sguardo del tutto assente.
- Chi è? Jimin chi è? -
Jimin afferró la mano di Jungkook spingendolo verso le scale, le salirono entrando nella propria stanza.
Richiuse la porta alle proprie spalle.
Jimin si addossó alla porta mentre il moro andó a sedersi sul letto.
- Quella è tua madre? -
Chiese il moro guardandolo negli occhi.
Ma Jimin non proferì parola, rimase li in piedi a guardarlo.
- Hai perso la parola? Non è da te stare cosi zitto.. -
Davvero non capiva cosa significasse per lui quel bacio?
Aveva desiderato quel bacio fin dal
Primo momento in cui lo aveva visto nei corridoi della scuola.
- J-Jungkook.. Quel.. Bacio.. -
Jungkook lo guardó di nuovo, giocando con un peluche che aveva trovato sul letto di Jimin.
- Oh quello?.. Stavi avendo un attacco di panico e mi è sembrata una buona idea in quel momento.. -
Jimin sospiró piano avvicinandosi al letto e lasciandosi letteralmente cadere sù di esso, portando lo sguardo sul soffitto.
- Sei arrabbiato? .. -
Mormoró Jungkook, voltandosi a guardarlo.
- No.. -
- No? -
Si stese accanto a lui, tenendo lo sguardo nel suo.
- Ammettendo che tu sia arrabbiato, come posso farmi perdonare? -
- Come ti faresti perdonare? -
Jungkook emise una risata, perchè ancora una volta Jimin aveva risposto ad una domanda con un altra domanda.
A quel punto, Jungkook si tiró leggermente sù, tenendosi per non pesare sù Jimin, avvicinando il volto al suo.
Jimin emise un piccolo sospiro, quando il moro lo strinse a sè, reclamando nuovamente le sue labbra.

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REMEMBER YOU..
Teen Fiction-Attento!- Furono le uniche parole che riusci a pronunciare. Poi l'inferno, fari di un auto che piombava sù di loro, il rumore forte di uno scontro violento. Suoni delle sirene che risuonavano in lontananza, il rumore della pioggia che batteva incen...