1. Specchio, Specchio

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   «Nulla da fare, amico» dichiarò una voce sconsolata in una camera da letto illuminata dalla tenue luce di alcune candele

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«Nulla da fare, amico» dichiarò una voce sconsolata in una camera da letto illuminata dalla tenue luce di alcune candele.
Il proprietario della stanza, un ragazzo alto e spigoloso con occhiali dalla montatura scura e capelli altrettanto scuri, era sdraiato su una poltrona imbottita, con le gambe distese appoggiate su un grande baule di pelle. Attorno a lui fluttuava un gruppo di candele, che davano la strana impressione di una corona fiammeggiante.
Il ragazzo, il cui nome era James Potter, stava scrutando in un piccolo specchio malridotto, ma non era il suo riflesso a ricambiare lo sguardo. Era, invece, il suo migliore amico, Sirius Black, a guardarlo con una smorfia dal vetro. Da qui proveniva la voce sconsolata.
«Ti giuro» disse Sirius dallo specchio «La mia cara mammina è impazzita ancora di più quest'estate. Non mi lascerà mai venire.»
«Non ha senso» si lamentò James. «Cos'è cambiato?»
«Oltre alla sanità mentale che va peggiorando? Direi che ha deciso una volta per tutte che tutto l'albero genealogico della famiglia Potter è un'enorme discarica di traditori del proprio sangue e amanti dei Babbani.»
«Ma sei venuto l'anno scorso
«È stato prima che tuo padre finisse sulla Gazzetta del Profeta e definisse Abraxas Malfoy un vecchio buffone bigotto
«Ah, già, il buon vecchio papà» disse James con una risatina. Allontanò con la mano una delle candele, visto che si stava avvicinando un po' troppo alla sua fronte.
«Stai attento», lo raccomandò Sirius. «Darai un'altra volta fuoco alle tende.»
«Non ti preoccupare per loro», disse James mentre spostava un'altra candela dalle spesse tende di velluto che pendevano morbide davanti alle alte finestre (e che mostravano le inconfutabili prove di precedenti bruciature).
«Che situazione schifosa. Come se non bastasse che ti sei perso la partita del Puddlemere United, ora non ti vedrò fino all'inizio delle lezioni?»
«Anche io non sono proprio felicissimo.»
«E se venissi io da te?»
«Pessima idea, amico» disse Sirius in tono cupo.
James guardò accigliato in lontananza. Non era mai stato a casa del suo amico, e non aveva nemmeno conosciuto la sua famiglia se non per una breve interazione a King's Cross. Sirius preferiva che le cose rimanessero così; aveva detto chiaramente che non voleva che avesse nulla a che fare con loro. James lo capiva, fino ad un certo punto. Dopotutto, i genitori di Sirius non erano brave persone. Erano invece, come avrebbe detto la madre di James, degli "ultra-tradizionalisti", o come avrebbe detto suo padre "vecchi buffoni bigotti".
I Black erano una delle più nobili ed aristocratiche famiglie purosangue della Gran Bretagna magica. Erano famosi per la loro incredibile ricchezza, il forte potere politico e la loro irremovibile posizione sulla purezza di sangue. I Potter, agli occhi dei Black, non erano esattamente alla loro altezza. Il nome "Potter" era stato eliminato da tempo dalle Sacre Ventotto, una bibbia delle famiglie purosangue pubblicata anonimamente nella quale i Black erano in testa sia per ordine alfabetico che per fanatismo. Questo fatto, oltre alle dichiarate opinioni politiche del signor Potter sui diritti dei Babbani, significava che i Black non approvavano molto l'amicizia del figlio con un certo James Potter.
James non era particolarmente infastidito dalla cosa, visto che lui stesso non apprezzava granché i Black.
Nonostante ciò, era una situazione fastidiosa, perché ora la loro antipatia per lui stava interferendo con i suoi piani estivi. Per un po', la famiglia di Sirius aveva quantomeno tollerato James. Poteva anche essere il figlio di amanti dei Babbani, ma erano almeno dei purosangue. Tuttavia ciò sembrava ormai appartenere al passato. Quasi subito dopo il suo ritorno alla residenza londinese per le vacanze estive, i genitori di Sirius lo avevano portato nella casa di campagna di suo zio, dove evidentemente pensavano che fosse al sicuro dall'influenza pericolosa di traditori del proprio sangue e amanti dei Babbani come i Potter.
Non sapevano degli specchi però, pensò James compiaciuto.
«Come vanno le cose da tuo zio?»
«Uno schifo», disse Sirius. «Non so cosa abbia fatto pensare al vecchio Alphard che mi freghi qualcosa di cavalli o caccia. Non credevo che avrei mai sentito la mancanza di Grimmauld Place, di tutti i posti.»
«Sei riuscito almeno a dare un'occhiata alla libreria?»
«Sì.»
James si avvicinò entusiasmato allo specchio. «E? Hai trovato qualcosa?»
«Se vuoi sapere quali maledizioni lanciare ai genitali del tuo nemico? Sì. Se vuoi scoprire come diventare un Animagus? Nessuna fortuna.»
«Accidenti.» James sprofondò di nuovo nella poltrona, deluso.
«Ti avevo detto di non sperarci troppo. Tutti i libri in quella schifosa biblioteca riguardano lignaggi e maledizioni. Cos'altro potevi aspettarti? È stata curata da una mandria di maiali amanti delle Arti Oscure...»
Per quanto deluso dal risultato della ricerca di Sirius, James si gonfiò di orgoglio per la sfuriata dell'amico. Sirius odiava le Arti Oscure tanto quanto James. Non era per nulla simile alla sua famiglia di fanatici e suprematisti purosangue. Ciò era diventato chiaro quando era stato smistato in Grifondoro con James al primo anno. Sirius, a differenza dei suoi spregevoli familiari, era buono.
«...e se devo di nuovo fermarmi a bere del tè con Narcissa e il suo viscido fidanzato Mangiamorte, andrò fuori di testa, James, dico davvero. Lucius Malfoy del cazzo. Che parla ininterrottamente di come i Mangiamorte stiano sostenendo le tradizioni di purezza del sangue dei Black e—ah già, di come uccidano bambini per divertirsi. Non è magnifico, caro?"
James sentì lo stomaco chiudersi. Sirius aveva senza dubbio visto l'articolo sulla Gazzetta del Profeta sulla famiglia Babbana di Leeds che la settimana precedente era stata trovata uccisa senza pietà...tre bambini, tutti sotto i dieci anni...
«Pensavo non li avessero ricollegati ai Mangiamorte.»
Sirius grugnì. «Non ufficialmente.»
Mangiamorte. Quel nome che un tempo era un sussurro nei giornali, una diceria, una teoria del complotto, ora stava spuntando fuori sempre più spesso. E anche se non veniva mai stampato, mai menzionato dall'inchiostro del Profeta, in qualche modo tutti sapevano chi quel nome accompagnava, qualcuno che persino i genitori di James si rifiutavano di nominare...colui a cui ci si riferiva con l'appellativo "Tu-Sai-Chi".
Sirius stava ancora parlando. «E ovviamente, quell'idiota di mio fratello se la beve completamente. Fa schifo vedere come lecca i piedi a mammina e al caro zio Alphard. È patetico, cerca solo di mettersi in mostra, di essere il loro bravo piccolo figlio purosangue. Sai, a volte mi chiedo se avrei dovuto essere più duro con lui da piccolo. Lasciarlo combattere le sue battaglie, invece di prendermi sempre io la colpa. Magari ora non sarebbe così ammaliato dai valori della famiglia Black...»
La sua voce si affievolì. Parlava raramente della sua infanzia, ma James sospettava che non fosse stata bella.
«Ascolta», disse James in tono consolatorio, «Quando torni a Londra?»
«Tra una settimana. Ma non è che le cose vadano meglio lì.»
«Lo so, ma pensi di riuscire a uscire di nascosto? Solo per un giorno? Potremmo incontrarci a Diagon Alley.»
Sirius ci pensò su. «Forse ci riuscirei in un giorno lavorativo. Hanno sempre qualcosa da fare in quei giorni.»g Si rallegrò un po' al pensiero. «Che ne dici di giovedì?»
James concordò e spense prontamente il bracciolo della sua poltrona: stava andando a fuoco.

The Last Enemy: The Howling Nights by CH_Darling [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora