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Wooyoung

«Signor Jung, si deve calmare.»mi venne detto improvvisamente dal poliziotto davanti a me, e io immediatamente sbattei i pugni sul tavolo per poi alzarmi in piedi e fissare lui di fronte a me, che accennava alle altre guardie alle mie spalle di stare fermi.

«Calmarmi?! Come cazzo faccio a calmarmi?!»esplosi infatti urlando, e l'uomo davanti a me fece un'espressione che mi fece capire che ormai era stanco di sentirmi sbraitare da quando ero arrivato lì, ma dopotutto avevo tutte le ragioni del mondo, dopo ciò che avevo appena visto.

«Con che faccia mi dite di calmarmi dopo aver visto questo video?»aggiunsi poi subito dopo, riferendomi al video che milioni di volte almeno quel giorno avevo ripetuto e guardato e riguardato. Il video in cui Yunhee era seduta e legata, maltrattata, toccata e picchiata, e lei subiva soltanto, mentre io non riuscivo nemmeno a guardare la scena davanti a me. 

«Dopo aver visto la mia ragazza, e madre di mio figlio, venir trattata in questo modo?!»urlai ancora, indicando lo schermo dietro di noi. Non appena il video mi era arrivato lo avevo visto subito, e mentre lo guardavo avevo pianto, sentendomi male. Subito dopo avevo vomitato, non riuscendo a trattenere lo schifo che avevo visto dentro di me, e liberandomi di un pezzo di orrore che avevo appena vissuto. Subito dopo mi ero messo in forze ed ero uscito da casa mia, chiamando nel frattempo il gruppo che ormai si era formato tra i miei amici e quelli di Yunhee, mentre mi dirigevo in fretta alla centrale, pensando che con un video forse qualcuno si sarebbe mosso. Quanto mi sbagliavo.

«E voi non state facendo un cazzo!»urlai infatti alla fine, facendo per uscire da quella stanza, ma fui bloccato dalle mani degli altri due agenti che mi tennero fermo vicino alla scrivania dove stavo parlando col loro collega. Non mi interessava quanto poco rispetto stessi portando loro, perchè anche loro tre non stavano facendo davvero nulla per aiutare me e la mia ragazza.

«Non possiamo fare nulla, non sappiamo...»fece per dirmi l'uomo seduto, usando un tono di voce pacato, perchè sapevo che sotto sotto sapeva che era un mese quasi che stava sbagliando, che aveva sbagliato a non darmi retta fin dal principio, e che ora che aveva delle prove sentiva di star fallendo nel suo compito. 

«È un mese che non sapete un cazzo!»risposi infatti, ringhiando e mostrando tutta la rabbia che stavo tenendo dentro di me dal momento in cui i miei occhi si erano posati sulla figura della mia ragazza nel video, con il vestito sporco e a pezzi, le gambe scoperte e la pancia ancora più grossa di quanto mi ricordavo: il pensiero che avessero messo le mani su di essa, non solo violando lei ma anche mio figlio (o figlia) al suo interno, mi mandava ancora più fuori di testa.

«È un mese che vi dico che Yunhee è stata rapita e che non se ne è andata di sua spontanea volontà, e soltanto adesso sembrate credermi!»continuai allora, togliendomi le mani degli agenti di dosso, e indietreggiando nella stanza verso la porta, stavolta con calma e facendo capire loro che mi stavo in qualche modo tranquillizzando, anche se ciò non era vero: se loro non facevano nulla, dovevo essere io a muovermi.

«Faremo tutto il possibile.»disse infine il poliziotto, cercando di farmi calmare ma io esplosi in una risata prima di aprire la porta della stanza, lanciando un'occhiataccia agli altri due per far capire loro di starmi lontano e che in un modo o nell'altro sarei uscito da lì, con o senza il loro consenso.

«Avete già fatto abbastanza.»ribattei alla fine, per poi uscire e sbattermi la porta alle spalle. Immediatamente abbassai la testa e mi mossi abile nei corridoi della centrale, che ormai conoscevo come le mie tasche dal momento che più volte ero stato in quel posto nelle ultime settimane, fino a quando fui fuori.

 Immediatamente abbassai la testa e mi mossi abile nei corridoi della centrale, che ormai conoscevo come le mie tasche dal momento che più volte ero stato in quel posto nelle ultime settimane, fino a quando fui fuori

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