Claudia Rankine

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"Non diventi poeta se vuoi fare soldi."

"L'immaginazione americana non è mai stata in grado di riprendersi completamente dai suoi inizi da suprematisti bianchi."

(15 Settembre 1963, Kingston, Giamaica)

"Why I could not stop for death": così è intitolata una delle poesie dell'unica Emily Dickinson, ma anche una bambina ha saputo farne tesoro dopo averla imparata a memoria.

Quella bambina si chiama Claudia Rankine e non memorizza poesie considerandole solo come compiti per casa. Infatti sua madre ha la sua stessa passione e le piace leggere grandi autori, eppure non vuole che sua figlia passasse la vita a scrivere.

A soli sette anni Claudia ha lasciato la Giamaica per trasferirsi nel Bronx con i suoi genitori, un medico e un'infermiera, e questi ultimi temono che una ragazzina non statunitense avrebbe avuto già difficoltà a trovarsi un lavoro stabile, figuriamoci a diventare una poetessa: così senza dubbio sarebbe rimasta senza soldi…

Ciononostante Claudia riesce a pensare sia ai desideri dei suoi genitori che alla sua passione, ottenendo nel 1993 un Master of Fine Arts in poesia alla Columbia University (tra l'altro ha studiato lì insieme al premio Nobel e Pulitzer Louise Glück) e diventando insegnante, così avrebbe avuto uno stipendio per realizzare altre sue ispirazioni.

Grazie a quel denaro, ma anche all'immensa ispirazione nei confronti di altri autori, tra cui Adrienne Rich, che l'ha aiutata ad affrontare argomenti sociali da un punto di vista personale, Rankine pubblica le sue prime raccolte di poesie, "Nothing in nature is private" (1994) e "The end of the alphabet" (1998), con cui percorre già tanta strada nella poesia americana contemporanea.

A valorizzare la sue capacità sia intellettuali che emotive ci pensano anche una poesia lunga quanto un libro, "Trama" (2001), che racconta l'esperienza della gravidanza e del parto, e "Don't let me be lonely: an american lyric" (2004), che raccoglie poesie e saggi molto riflessivi e concentrati sulla morte.

La consacrazione di Claudia, però, arriva nel 2014, un anno dopo essere stata eletta cancelliere dell'Accademia dei poeti americani, grazie a "Citizen: an american lyric", in cui tratta un tema che le sta molto a cuore, nonché piaga che continua ad affliggere gli Stati Uniti: l'aggressione razziale.

Con questa cronaca attuale e profonda, "Citizen" ottiene tanti premi e riconoscimenti, oltre ad arrivare finalista per il National Book Award, ma Rankine non si ferma a questi traguardi e vuole andare oltre, combattendo contro il razzismo anche in teatro, con lo spettacolo "The white card" (2018), dimostrazione dell'atteggiamento ignorante e colmo di pregiudizi che assumiamo nella vita di tutti i giorni.

Alla fine gli stereotipi razzisti sono trattati anche in un'altra raccolta di saggi e poesie, "Just us: an american conversation" (2020), lavoro pubblicato dopo l'inserimento nel 2019 di Claudia nell'Accademia americana delle Arti e delle Scienze.

Attualmente professoressa di poesia alla Yale University, Claudia Rankine continua a essere orgogliosa del suo percorso letterario e del suo essere "americana", aggettivo che sottolinea in quasi tutte le sue opere. Questa ripetizione sembra un po' noiosa, ma in realtà fa capire, per esempio, che un giamaicano non è tanto diverso da uno statunitense e c'è necessità di parità di diritti per tutti, un valore che riguarda non solo negli Stati Uniti…

 Questa ripetizione sembra un po' noiosa, ma in realtà fa capire, per esempio, che un giamaicano non è tanto diverso da uno statunitense e c'è necessità di parità di diritti per tutti, un valore che riguarda non solo negli Stati Uniti…

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