Ricomincio Daccapo

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Di nuovo nero.

Tutto un sogno.
Era solamente un sogno.
Il bosco, le voci, papà, mamma, Dean, Joshua, Castiel...

...Sam...

...Tutto solo un sogno...

Apro gli occhi e mi ritrovo in una stanza da ospedale. Cerco di alzarmi ma sento che tutto il corpo brucia e mi fa male: sono piena di fasce e, in più, ho un braccio ingessato.

"Aaah... Ahio... Ma che..? Si puó sapere, primo, dove sono e, secondo, cosa ci faccio conciata così?!"

Mi metto seduta, pronta a scendere dal lettino, quando un'infermiera apre la porta e mi guarda spaventata.

"DOTTOREE!! È SVEGLIA! È SVEGLIA!"
"HEY! Si calmi, insomma. Mi sono appena svegliata e già urla così?"

Arriva un medico che mi guarda come se fosse sul punto di svenire.

"Ma.. Pure lei adesso?! Si puó sapere cosa vi prende, ragazzi? Sono sveglia, e allora?"
"Infermiera, mi porti le medicine."
"Subito dottore."

E scappa via.

"Io non prendo niente, l'avverto."
"Oh, puó stare tranquilla. È solo una puntura, e poi prenderà un farmaco che le farà cicatrizzare le ferite in fretta."
"Err..no. Le ho detto che non prendo niente."
"Il fatto è che, deve prendere questi due farmaci. Dovrebbe essere morta dissanguata, tipo, qualche ora fa."
"Oh.. Che giorno è oggi?"
"Primo maggio."
"Il primo... Il due.. Oh mio dio!! Il due maggio è il compleanno di Sam! Domani è il suo compleanno!!"
"E allora? Cosa crede di fare? Uscire dall'ospedale come se niente fosse?"
"Sì! E sono pronta a sborsare soldi, per questo. Devo..anzi, voglio..comprare un regalo a Sam. Non posso non..."
"Adesso si metta sdraiata o le rifilo un tranquillante!"

Lo guardo storto.

"Un tranquillante?! Ma glielo rifilo io uno di quelli buoni.. Mi dimetto."
"No! Le dico che si deve sdraiare!"
"Ah si? E sa io cosa dico alla polizia? Che mi ha trattenuto contro la mia volontà e che avrebbe voluto violentarmi."
"M..ma..."
"Adesso posso andare?!"
"..S-si.."
"Bene. I miei vestiti?"
"Stanno..dentro all'armadietto..laggiù.."

Mi indica con un dito un'armadietto all'angolo della stanza; poggio i piedi per terra e cerco di camminare, ma a quanto pare sono troppo debole per riuscirci e quasi vado dritta.
L'infermiera entra nella stanza e mi guarda con quella faccia sconvolta che odio da morire.

"Beh? Che ha da guardare?"
"D-dottore! Le medicine!"
"Non credo che servano più.."
"Ma.. Ci sono anche quattro agenti del FBI che vorrebbero interrogare la paziente. Li faccio entrare?"
"Quattro agenti del FBI? Ma cos'ho fatto?"
"Li faccia entrare, infermiera."
"Certo."

L'infermoera apre di nuovo la porta e lascia entrare quattro uomini che, ovviamente, sono chi mi aspettavo di vedere: Joshua, Dean, Sam e un altro che non conosco.

"Grazie dottore, infermiera. Potreste lasciarci da soli con la paziente? Dovremmo farle delle domande e non vogliamo altra gente in questa stanza."
"Si, certamente. Infermiera, andiamo."
"Si dottore!"

E i due escono dalla stanza. Appena hanno chiuso la porta, salto addosso a Joshua, poi a Dean, anche se per poco, e, infine, abbraccio con le mie ultime forze Sam.

"Vi detesto...avevate detto che non mi avrebbe mai preso! Ma non importa.. Sono contenta di vedervi!"
"Sammie...sorellina, ti abbiamo trovata piena di sangue, graffi, tagli, scottature... Quel figlio di puttana si è divertito con te."
"Lo so per prima, Joshua."
"Samantha..."
"Sam, non osare chiedermi scusa. Anzi, sono io che devo farvi le mie scuse. Avrei potuto reagire meglio, avrei potuto fare qualcosa.."
"No. Non ci saresti riuscita. E sai perchè?"
"A dire il vero..no..."
"Perchè quel mostro conosceva tutti i tuoi punti deboli, sorellina. In più, essendo tu un mezzo demone, sei stata rinchiusa all'interno di una Trappola del Diavolo, la quale annulla i poteri demoniaci."
"...non ho parole eccetto queste che mi stanno uscendo dalla bocca."
"È brutto quando non puoi usare i tuoi poteri. Lo so."

A parlare non è Dean, ne' Sam, ne' tantomeno mio fratello Joshua. Dietro di loro, c'è un altro uomo.

"Tu.. Tu devi essere Castiel.."
"Allora mi hai visto."
"Ti ho sognato a dore il vero. Stavi parlando con Sam ma eri vestito di un trench beige.."
"Già.. Quelli sono gli abiti del mio vessello."
"Oh.. Comunque non avvicinarti.. Non mi fido, mi dispiace."
"Tranquilla. Comunque piacere di conoscerti Samantha."
"Si.. Altrettanto."
"Sammie, non avevi mica voglia di alzarti, vero?"

Joshua mi rivolge la parola tanto per cambiare discorso, anche se ovviamente non riesco a togliermi dalla testa ne' il sogno, ne' la faccia dell'angelo che mi ha rapito.

"Joshua, avete scoperto come si chiama quell'angelo?"
"Quello che ti ha rapito?"
"Esattamente."
"Castiel lo sa. È stato lui a dircelo."
"Si chiama Melioth."
"Okay e..mi sai dire solo questo di lui?"
"No, ovviamente. Secondo il vangelo di mio fratello Bartolomeo, è uno degli angeli contrari a Lucifero; è uno di quelli che corrono attraverso gli spazi celesti, vola per le regioni del cielo, della terra e del sottoterra insieme ai miei fratelli Mermeoth, Onomataht, Duth..."
"Okay! Non serve che mi dici tutti i loro nomi, grazie."
"Certamente."
"Quindi mi ha preso per chi? Per un chissà cosa che bisogna eliminare perchè difettosa o perchè pericolosa?"
"La seconda che hai detto, sorellina."
"Okay. Suona.. odiosa. Non so perchè."
"Beh, Samantha, vuoi che ti facciamo uscire, sì o no?!"
"Calma, Dean. Se mi aiutate ad alzarmi allora si."
"Certo. Sam! A te l'onore."

Entrambi diventiamo rossi per l'imbarazzo.

'Giuro che prima o poi lo ammazzo!'

Ah, i miei pensieri.. Quanto mi mancavano!

"Beh.. Joshua, Dean, Castiel, potete uscire e lasciarci soli? Vorrei parlargli."
"Vedete di non fare niente, voi due..."
"HEY!"

Non so Sam, ma io sono diventata rossa tanto quanto un peperone e Joshua...beh lui se la ride come non mai. È così strano vederlo ridere.. Quasi non ne sono abituata.
Quando i tre sono usciti dalla stanza, rivolgo a Sam un sorriso per rassicurarlo.

"Sam.. Non sai quanta paura ho avuto..."
"Mi dispiace, Sammie. Avrei dovuto proteggerti, come promesso."
"No, non devi dire questo. Il solo pensiero che volessi salvarmi mi ha fatto andare avanti."
"Cosa intendi dire?"

Gli faccio gesto di avvicinarsi e, quando lui lo fa, lo stringo tra le braccia con le poche forze che ho. Gli accarezzo i capelli come farebbe una mamma al proprio bambino impaurito durante una tempesta, o durante un bombardamento.

"Intendo dire che pensare a te mi ha salvato la vita, Sam. Tu... Hai fatto sì che non mi arrendessi. È solo grazie a te se non ho pensato di lasciare andare la corda e perdere, morendo sotto le mani di quel..Melioth. Capisci?"
"Sammie.."
"Adesso voglio uscire da quest'ospedale. Ti va di passarmi le cose da vestire?"
"Ma.. Ti cambi qui? Con me nella medesima stanza?"
"Si, basta che non guardi."
"C-certo..."

Mi trattengo dal non ridere quando vedo che diventa rosso e inizia a sudare freddo. Mi passa i vestiti: gli stessi del sogno..

'Strano.. Forse non era un sogno, in fin dei conti.'

Sam si gira per non guardarmi come gli ho chiesto e io comincio con il togliermi via il camice da paziente. Rimango con solo le mutandine e le fasce addosso, in poche parole. Mi metto l'intimo, la camicia a quadri e i jeans; tento anche di mettermi le scarpe ma è quasi impossibile piegarmi.

"Emh.. Sam? Potresti darmi una mano?"
"Sì! Cosa ti serve?"

Si gira a guardarmi e gli indico le scarpe.

"Mi..potresti aiutare a mettere le scarpe..per favore?"
"Certo."

Si avvicina e si china, prende una scarpa e poi il mio piede e me la infila, poi fa lo stesso anche con l'altra e me le allaccia.

"Grazie. Vediamo se riesco a stare in equilibrio.."
"Prego, ma vuoi una mano?"

Mi metto in piedi e cammino verso la porta, tutta dolorante.

"Beh dai... Fa un male boia, ma almeno riesco a camminare!"
"Già, ma ti tengo comunque."
"Sam.. Sai che ora è questa per me?"
"No. Che ora è per te?
"È l'ora di ricominciare daccapo."

Sammie WinchesterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora