3: La ragazza di Capodanno all'intervista in libreria.

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"Sono fermamente convinto che una buona memoria ti salva la vita. Che poi, la vita vera e propria non lo so, sicuramente la reputazione."

Harry Styles.

Oggi

Tornare a casa non era mai stato così controverso quanto questa volta. Ero solo, lo avevo deciso io. Le avevo detto che non era necessario che venisse, che sarei stato bene, in pieno ritmo lavorativo. Aveva accettato di buon grado: Olivia non mi conosceva poi così bene quanto diceva. Io non ci sapevo stare da solo. Eppure... c'era qualcosa di perversamente sublime nella solitudine, questa volta. Mi ero dimenticato quanto fosse liberatorio girare nudo per casa, ad esempio, o scorrere i canali della TV senza dover cercare qualcosa che potesse appagare dei gusti tanto difficili. Ero da solo, nudo, sul mio divano a guardare i Simpson e stavo così bene che quasi mi sentivo in colpa. In colpa di cosa, poi? Non stavo facendo niente di particolare, certo, se avessi seguito anche solo un minuto dei Simpson invece che continuare a fissare la foto di Rebecca, probabilmente non avrei sentito la minima colpevolezza. Ma quella foto mi fissava allo stesso modo e mi portava ancora a lei, sarebbe stata una risposta adeguata a tutti quelli che mi chiedevano di lasciare l'America? Tornare a casa era lo stesso che lasciarsi circondare da tutto quello che era stato Rebecca per me, negli ultimi 10 anni di vita. Undici, considerando come ci stessi sotto ancora rivivendo l'esatto istante in cui era stata stampata quella polaroid.

Becca era seduta a gambe incrociate davanti al caminetto: si era impuntata, doveva accenderlo a tutti i costi, nonostante le avessi già ribadito che avessi unicamente il ceppo che era dentro. «Perché hai un camino se non lo accendi mai, a che ti serve?» chiese in uno sbuffo, all'ennesimo tentativo fallito. Sorrisi. «Semplice: è un ottimo espediente per sorprendere le belle ragazze» «Subito dopo le macchine sportive e il sorriso da copertina di Vogue?» domandò ancora con ironia, facendomi ridere. «Solitamente il camino è l'ultima spiaggia, certo, non funziona proprio con tutte, dovrei trovare un altro espediente. Qualcosa di più esplicito forse» commentai ridacchiò anche lei, poi si girò: aveva già le dita sul labbro inferiore, sapeva quanto mi facesse impazzire. «Se mi aiuti ad accenderlo starò nuda, sopra, sotto e di lato a te fino a quando non sarai costretto a tornare a lavorare» disse con tono malizioso, ad ogni parola sentivo il sorriso da maniaco allargarsi sempre di più. «Guarda che vale come una promessa scritta» precisai, sorrideva anche lei, annuendo. Mi avvicinai a gattoni, fino ad arrivare davanti al caminetto, accendendolo dai comandi nascosti a fianco alla cornice di vetro. Becca mi guardò malissimo. «È davvero a gas? E scusa, il ceppo?» chiese assottigliando gli occhi, alzai le spalle: «È fatto apposta, in realtà è finto» risposi, facendole notare che non era a contatto col fuoco. Mi colpì una spalla. «Ma, ma... mi hai fregato! Tu sei un bugiardo» esclamò, colpendomi ancora, mentre io continuavo a ridere. «Una promessa è una promessa, spogliati» «Non c'è dubbio, tu mi hai fregato. Ora stai qui con me e ci godiamo il tuo fuocherello finto» decise al posto mio. «Non sono d'accordo. Dobbiamo arrivare a un compromesso. Spogliati.» Si girò di scatto con gli occhi spalancati: mi sembrava il momento migliore per scattare una polaroid. L'avrei spogliata subito dopo.

Scossi il capo, cercando di levare l'immagine del corpo morbido di Becca sotto le mie mani. Quanto mi mancava sentire la sua carne.

No, dovevo fare qualcosa di diverso, svagarmi, smettere di pensare alla mia ex. Dovevo sfogarmi.

Dovevo correre.

Gennaio 2011

Avevo solo un mese prima di iniziare a vivere il mio sogno. Volevo tornare a casa, dalla mia famiglia sapendo che sarebbe stato complicato avere una quotidianità familiare nel futuro. Eppure la ragazza di Capodanno continuava a rimbalzarmi in testa: nessuno mi aveva mai baciato così, ci avevo pensato in treno, andando da lei. Se avessi avuto il suo numero di telefono sarebbe stato più facile, ma mi aveva scritto il suo indirizzo con la matita nera degli occhi su un tovagliolo, avevo comunque modo di ritrovarla. Sei mesi fa non l'avrei mai fatto, forse stavo crescendo. Sicuramente ero più sicuro di me di quanto potessi esserlo prima. Mi ero seduto sul marciapiede di fronte a casa sua giusto in tempo per vederla arrivare con altre due ragazze, tutte in divisa scolastica. Sembrava il preludio di una fantasia spinta, soprattutto sentendole parlare di sesso. Sbaglio o la tipa con i capelli rossi le aveva detto di andarsi a masturbare? Dovetti concentrarmi sul contesto divertente per non immaginare la scena, tenere a bada gli ormoni a sedici anni era parecchio complicato, soprattutto vedendola pattinare col culo in fuori per stare in equilibrio. Anche in questo caso, dovevo concentrarmi sulla parte ilare della scena. «Smettila di ridere di me! Sei tu che mi hai coinvolto in questa cosa, pensavo che fosse abbastanza evidente che non fossi un tipo sportivo» si lamentò aggrappandosi al bordo della pista in cerca di stabilità, la raggiunsi, circondadola con le braccia. «Pensavo che fosse abbastanza evidente che cercassi un modo per farti aggrappare a me» dissi leccandomi le labbra arrossì, balbettò qualcosa e si sporse in avanti, proprio come aveva fatto prima in cerca di un bacio, proprio mentre io cercavo di trattenermi. Quando capì che non avrebbe avuto nulla assunse un'altra espressione, che poi si trasformò subito dopo in un'altra spaventata. Corrugai lo sguardo, guardandola in modo interrogativo, poi capii: stava perdendo l'equilibrio. Nel giro di qualche secondo mi ritrovai col culo per terra e Becca a cavalcioni sopra di me. «Oh mio Dio Harry, scusami, io...non ho la più pallida idea di come sia stato possibile, cioè, scusami, io...sono...una frana» biascicò tirando su col naso: poteva essere più dolce di così? «Non è successo niente» dissi soffocando una risata, poi la guardai negli occhi, accarezzandole la coscia, vicino al culo sopra al mio pacco. Sussultò, rendendosi conto della posizione, cercò di alzarsi, ma cadde ancora, di peso, sempre sul mio pacco, questa volta fu più doloroso.

Stuck on You [hs] ~ COMPLETA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora