PROLOGO

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1955

Avevo il cuore stretto in una morsa. Inspirai a fondo, ma fu completamente inutile. Mi avevano avvisata che sarei stata agitata. In fondo dovevo parlare di fronte a moltissima gente. Mi sembrava una cosa non solo impossibile, ma irreale. Io non ero speciale. Io ero una ragazza qualsiasi. Mi avvicinai alla finestra che restituì la mia immagine. Diversa da com'ero un tempo. Un'estranea. Non ero più la ragazzina magra, dai lunghi capelli scuri che le ricadevano sul viso, rendendola simile a uno spettro. Dov'era la sognatrice che aveva nello sguardo la malinconia? Forse si era persa in qualche fiaba. Deglutii, cocci di ghiaccio conficcati in gola. Mi fissava una donna dai capelli biondi, con la pelle chiarissima e il rossetto vermiglio. Troppo vermiglio. E l'abito bianco e blu mi cingeva la vita come la stretta di un amante, allargandosi all'altezza dei fianchi. Sembravo quasi una diva. Io che ero solo stata un'ombra, una figura in secondo piano in una storia che non era la mia.

La porta si aprì con un tetro cigolio. Mi voltai di scatto e vidi Lotte. Anche lei era cambiata. In quel breve periodo era diventata chi aveva sempre voluto essere. Era diversa. Maestosa e perfetta. Indossava un lungo abito di broccato. Anacronistico. Sembrava una principessa rinascimentale. Mi chiesi dove lo avesse preso. Forse quando l'avevo disturbata stava recitando e non si era tolta l'abito di scena. I capelli tinti di nero erano sfiorati da riflessi biondi. I grandi occhi da gatta brillavano di una luce diversa... la luce di chi ha solcato le scene di tutto il mondo. Ora però il problema era un altro.

-Lo hai trovato?- domandai con ansia.

Scosse debolmente la testa. -Mi dispiace- aggiunse e dalle sue parole si poteva quasi credere che tenesse davvero a lui. Il mio Julien! Non potevo pensare che fosse là fuori. Chissà che pericoli rischiava d'incontrare. Chissà come sarebbe finita se... no, non ci volevo neppure pensare. Era troppo angoscioso. Al solo pensiero... sentivo l'aria mancarmi e la testa girarmi.

-Sono fuori a cercarlo... lo troveranno-

Sono fuori... usava il plurale... deglutii l'ansia che quasi mi faceva sentire mancare. Erano insieme quindi. Oppure ognuno lo cercava da solo? -Sono fuori?-

-Oh, non fare quella faccia... non si picchieranno... o almeno lo spero, gli uomini sono così sciocchi!- scosse la testa e ciocche scure le ricaddero sul viso -E comunque non può essere andato lontano- Lotte si sforzava di sorridere, di sembrare tranquilla, ma sapevo che anche lei era agitata. Le cose ultimamente non le andavano neppure così bene... e in un certo senso era colpa mia. Solo colpa mia. Ero stata io a provocare tutta quella serie di eventi che l'aveva costretta in una situazione che Lotte non solo non desiderava, ma che detestava.

Mi lasciai cadere su uno dei divanetti che riempivano la stanza,  piccoli e rossi. Ero stanca e confusa. –È colpa mia- mormorai –solo colpa mia-

-No, non è colpa tua- mi disse mia cugina, dolcemente.

Lei non poteva capire. Non sapeva quanto io avessi fatto, quali fossero le mie colpe.

-Comunque Julien ormai è quasi un uomo... non dovresti temere per lui- aggiunse rapidamente.

Io però temevo, non riuscivo a far altro che temere per quel figlio che, seppur non mio, mi era caro come il mio stesso sangue. Forse di più, sussurrò una vocina malevola. Più di Adam, più del mio vero figlio, perché Adam da me non aveva preso nulla.

-Devi rilassarti, tra poco dovrai parlare- mi disse Lotte -e guarda che disastro i tuoi capelli!-

-Non parlerò, non prima di aver trovato Julien-

-Lo stiamo cercando tutti... hai preso un impegno, non puoi tirarti indietro-

Parole vere come il dolore che provavo.

-Oh, ti pettino io-

Ubbidii, sapendo di non poter fare altro. Il mio cuore batteva forte. Troppo forte. Mi sentivo mancare. Cercai di respirare con più calma.

-Su, non tremare così! Devi rilassarti- mi sussurrò.

-Facile a dirsi- borbottai. Mi sembrava d'impazzire.

-Sei la protagonista di questa serata-

Sì, la ero, ma mi sembrava che la mia vita andasse in pezzi. In un certo senso era così.

-Lo troveranno- sussurrò, il tono deciso, come se ne fosse certa.

Annuii lentamente, sentendo sulle mie spalle un peso enorme. Il peso di una vita intera.

-Dico sul serio- e fece una cosa che non mi aspettavo. Mi buttò le braccia intorno al collo e mi strinse forte a sé. Io non parlai. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime e il cuore scoppiare per mille emozioni contrastanti. Perché quella situazione era il frutto di qualcosa successo molti anni prima.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Eccomi qua a pubblicare una nuova parte de "La principessa e la cocotte". La storia è ancora in fase di scrittura, anche se molti capitoli sono già terminati. In teoria questa storia dovrebbe coprire un periodo di dieci anni (dal 1945 al 1955 ) ma potrebbe anche coprirne meno (il 1955 potrebbe diventare un 1953, deciderò durante la stesura della storia). È complicato fare previsioni su una storia in corso.

Al centro della vicenda ci sarà ancora il rapporto tra Viola e Lotte, ma non solo. Vi anticipo che rivedremo il personaggio di Herman (so che ha riscosso parecchio successo e ne sono felicissima). Naturalmente ritroverete anche gli altri personaggi, primo fra tutti Albert. Inoltre mi concentrerò sulle dinamiche che avvengono tra i personaggi più giovani (Julien, Adam, Rose,... ).

Se questo prologo vi è piaciuto fatemelo sapere con un commento, una stellina o entrambi. E fatemi sapere cosa ne pensate.

Cercherò di aggiornare almeno una volta a settimana.

Grazie a tutti per aver letto e spero che la storia continui a piacervi!

Presto pubblicherò le altre storie.

La principessa e la cocotte III: per amore e per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora