Mi allontanai e mi lasciai scivolare sul divano. Stanca, confusa... semplicemente turbata. Era una situazione che non riuscivo più a contenere. Mille sentimenti mi graffiavano il petto. Avevo l'orrenda sensazione di esplodere, come se dentro di me ci fossero troppe cose, che un giorno mi avrebbero squartata dall'interno. Il cuore mi batteva all'impazzata, la testa mi girava, il respiro era affannoso. Mi sentivo impazzire, morire, sciogliermi. Tutto insieme... troppo per poter reggere.
-Violett- gemette Herman e si lasciò cadere al mio fianco. Il suo ginocchio accarezzò il mio. Soffocai un gemito.
-Perché non puoi... - non riuscii a dire "Lasciarmi stare", perché io non volevo che mi lasciasse stare. Era assurdo, ma non potevo stare senza di lui. E nemmeno con lui. In che guaio mi ero cacciata?
-Una tua parola, Violett... e seppur con il cuore squarciato nel petto andrò via-
Sentii il petto contrarsi in un singhiozzo. Non volevo che se ne andasse. Era difficile, era...
Le sue mani mi scivolarono sulle spalle e lui si avvicinò a me, lo sguardo grigio fattosi morbido, dolce, comprensivo. -Lo sai che non ho altro desiderio che quello di renderti felice-
Quello però era un tormento, non era felicità. Il problema era che non volevo lasciarlo andare.
-Sai, sono sempre gli eletti a soffrire per le pene più grandi- sussurrò, il suo respiro che s'infrangeva su di me -gli eletti possono soffrire per qualcosa che mai potrà essere-
E io sentivo il mio corpo scosso dai singhiozzi, dal dolore, dall'atroce desiderio di baciarlo. Un solo bacio, poi nulla, il vuoto, il ritorno a una vita infelice che un tempo, prima di Herman, mi era parsa la più felice del mondo. Sapevo che un solo bacio non sarebbe bastato. Era veleno quello che mi scorreva nelle vene.
-E noi siamo eletti, Violett, l'ho sempre pensato- con il pollice mi sfiorò l'angolo della bocca.
Non resistetti più. L'urgenza era troppa. Aprii le labbra e lo baciai. Herman mi abbracciò, con una dolcezza che cozzava sonoramente contro il sentimento che sentivo graffiarmi il petto. Cercai di controllarmi, di non mordere, di non aggrapparmi, di non ansimare. Io non ero fatta di questo. Io ero la brava ragazza che racchiudeva in sé le migliori virtù. Io ero la principessa che aveva incantato Albert, ma che non era mai stata al livello di Lotte. Io ero la ragazzina timida e pacata. Quelle sensazioni non erano mie, erano strappate a un'estranea. A una donna che sognava l'amore, non la famiglia. Alla ragazzina che aveva osservato Albert e Lotte ballare secoli prima nel salone del castello e aveva desiderato essere un'altra. Ed era nello essere diversa. Assaporare il dolce sapore delle sue labbra, turgide come frutti, che profumavano di proibito e fragole. Accarezzai le sue guance, sentii la lieve crescita della barba sotto i miei polpastrelli tremanti, tracciai cerchi e triangoli.
Il fruscio del mio abito era tanto forte da sommergere quello del battito impazzito del mio cuore. Feci aderire il corpo al suo, tanto che tra di noi non ci fu più spazio per nulla. Era una sensazione di completezza, come se fossi nata per quello.
-Violett- ansimò roco, contro la mia bocca.
-Non possiamo
-Sì che...
Un rumore secco. Ci staccammo. Tremavo. Sarebbe stato sempre così? Uno stringersi, un baciarci, un nascondersi agli occhi di un mondo che non poteva comprendere quello che esisteva tra di noi? Ma come poteva comprendere il mondo se non comprendevo neppure io?
La voce di Lotte mi fece torcere lo stomaco. -Voi due siete qua?- aveva il tono dell'accusa. -Che ci fate?-
Quando era tornata? E Albert? Era in casa? Avevamo rischiato tanto?
-Nulla- rispose Herman, si scostò, i capelli sugli occhi grigi.
-Vi stavamo cercando- e Lotte guardò me, poi lui, poi di nuovo me. Aveva capito qualcosa? Possibile che sui nostri visi si leggesse la colpa? Ce l'avevo scritta sopra.
-Arriviamo- disse Herman, prendendo in mano la situazione, come faceva lui.
Io ero muta, la gola secca e arsa dalla disperazione. Lotte continuava a guardarmi, ma non capivo cosa si nascondesse dietro a quegli occhi da gatta socchiusi. Biasimo? Pietà? Entrambe?
-Fidati di me- mi sussurrò Herman, aiutando ad alzarmi.
Fidarmi di lui? Non potevo fidarmi nemmeno di me stessa. La fine aveva inizio.
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La principessa e la cocotte III: per amore e per vendetta
Ficción históricaTerzo libro della serie "La principessa e la cocotte". La guerra è finita e tutto sembra essere tornato come prima. L'apparenza però spesso inganna. Viola è divisa tra il bisogno di aiutare la famiglia e il pensiero di Herman. La situazione economic...