Quando qualche ora più tardi Albert dormiva io ero ancora sveglia, lo sguardo incollato al soffitto. Pensavo a Herman. Non riuscivo a togliermi il suo viso dalla testa. Come aveva potuto sposare Margaret? Era bella, certo, ma non pensavo che Herman fosse uno di quegli uomini che guardavano solo la bellezza. Forse mi ero sbagliata. Forse gli avevo attribuito delle caratteristiche che non aveva. Forse era come tutti gli altri. E poi Margaret era anche ricca, cosa che non guastava. Dormii male quella notte e la mattina, non appena mi alzai, presi una decisione. Avrei scritto a Lotte.
Me ne pentii non appena imbucai la lettera. Non lo avrei dovuto fare. Per esperienza Lotte era un tornado, distruggeva tutto. Ero nervosa. Dissi ad Albert che non stavo bene, che non avevo voglia di vedere nessuno, che volevo solo riposare. Albert annuì lentamente.
-Va bene- distolse lo sguardo -sei ancora gelosa?- mi domandò.
-Io... sono solo stanca- non era completamente una bugia. Mi sentivo davvero stanca. Esausta. Senza energia.
-Va bene... ma devi fidarti... io ti amo- mi trasse a sé e mi tempestò di baci.
Quel giorno restai a letto. Julien insisté per farmi vedere quanto era diventato bravo a tradurre dal latino. Io lo elogiai.
-Credi che possa leggerlo a zio Herman?-
Zio Herman. Provai una fitta allo stomaco. -Sì, quando lo rivedremo-
-Sono felice che lo abbiamo incontrato- Julien, sempre così schivo, era felice per l'incontro con Herman. La cosa mi sorprese.
Qualcuno bussò alla porta proprio mentre Julien finiva la versione. Mi tirai un po' più su. Chi poteva essere?
-Albert?- chiamai.
-Sì, sono io, possiamo entrare?-
Possiamo? Non era solo? Mi sistemai l'abito, mi ravvivai i capelli, parlai. –Sì, sì, entra- il cuore mi batteva tanto forte da farmi male.
La porta si spalancò e vidi Albert, un sorriso appena accennato sulle labbra. –Ti senti meglio?- mi chiese.
-Sì, sto... - non feci in tempo a finire la frase perché un'altra persona gli si mise accanto. Persi un battito. Herman mi fissò, l'espressione di ghiaccio. Mi sentii morire. Ero in errore, ero una bambina, ero una bugiarda. E lui lo sapeva. Herman sapeva sempre tutto.
-Ehm, sì, sto bene- biascicai.
-Herman era preoccupato- disse Albert. C'era una sorta d'imbarazzo nella sua voce, come se percepisse anche lui una nota stonata in quella storia. C'era qualcosa di sbagliato. Non m'importava.
-Lo credo- risposi, brusca.
-Margaret non c'è- la voce di Herman sembrava stanca. Per un istante, un singolo istante, mi sentii in colpa. Stavo mettendo tutti in una situazione spiacevole, non era da me.
-No?- fissai le mie mani, raccolte in grembo.
-No, non c'è-
Alzai lo sguardo. -Spero che stia bene-
Ci fissammo e mi sembrò che ci fossimo solo noi due nella stanza. Due parti della stessa cosa. Scacciai il pensiero. Non davanti ad Albert. Non potevo fargli questo.
-Chissà, forse la nostra Vivi ha qualcosa da dire- scherzò mio marito. Era un modo per rendere l'atmosfera più accogliente. Non ci riuscì. Mi sentivo male, avevo caldo, il respiro mi mancava.
-Ehm, nulla- mormorai, in imbarazzo.
Fu a quel punto che si sentì un colpo. Albert sbuffò. –Scusate, deve essere l'avvocato per chiedere delle cose- uscì dalla stanza e mi lasciò con Herman. Beh, almeno c'era Julien.

STAI LEGGENDO
La principessa e la cocotte III: per amore e per vendetta
Historical FictionTerzo libro della serie "La principessa e la cocotte". La guerra è finita e tutto sembra essere tornato come prima. L'apparenza però spesso inganna. Viola è divisa tra il bisogno di aiutare la famiglia e il pensiero di Herman. La situazione economic...