Tw: non ho corretto fa cagare.
I mesi che mi separavano dal ritorno a casa dopo che Simone aveva lasciato il villaggio si erano rivelati essere più complicati del previsto. È stata dura andare avanti pensando che la testa e il cuore risiedevano in tutt'altro posto, è stata dura pensare che lui e mamma fossero più vicini di quanto io non lo fossi con loro.È stata dura perché una volta che conosci la luce non vuoi più tornare al buio ed io una volta sbiadito non volevo di certo tornare nero.
Ma forse proprio quella consapevolezza mi ha portato a passare le giornate in modo più attivo sperando che passassero più velocemente, perché un giorno in meno significava un giorno più vicino a Roma ed un giorno più vicino a Roma significava che non mi sarei più dovuto sforzare di mantenere il mio colore perché avrei avuto la mia luce personale.
Il mio ritorno a casa lo avevo immaginato differente prima di te, Simone. Pensavo di incontrarmi con mamma alla stazione per poi tornare a casa con lei e passare tutta la giornata insieme o comunque di mettere piede in casa mia il prima possibile, invece mi ritrovo a percorrere un viale a me sconosciuto ma che sa comunque di casa.
Mi prendo un po' di tempo per guardarmi intorno, per rubare un po' della tua quotidianità in quel posto così tranquillo e non mi sorprende il fatto che tu sia cresciuto di un bianco così puro qui. Quando le ruote del taxi scricchiolano sul brecciolino davanti la porta di casa mi rendo conto del fatto che probabilmente passare inosservato questo momento è impossibile, è l'unico rumore che si distingue nitidamente in mezzo a quella pace e con ogni probabilità tu già stai scendendo le scale di casa tua incuriosito.
Ho giusto il tempo di pagare il tassista e scaricare le valigie prima di sentire la serratura della porta d'ingresso scattare, ho giusto il tempo di prendere un respiro profondo prima che mi si mozzi in gola quando i tuoi occhi enormi incrociano i miei.
Mi ero abituato, ormai, alle videochiamate, a vederti vicino ma saperti distante. Quindi ora vederti a pochi passi da me, sapere che muovendo qualche passo avrei potuto toccarti, mi faceva tremare le gambe a tal punto da non permettermi di compierli quei passi.
«sei qui» dici con sguardo incredulo. «sei qui» ripeti, questa volta sostituendo lo stupore con un sorriso luminoso.
E ci vuole poco prima che a diminuire la distanza tra noi sia tu, mentre io rimango fermo preparandomi a prenderti in braccio quando i tuoi piedi si staccano da terra e le gambe mi circondano i fianchi. Sorrido nascondendo il viso nell'incavo del tuo collo e tu stringi le braccia intorno al mio per stringerti a me.
Vorrei riuscire a spiegare quanto mi sia mancato il tuo profumo, che ora sta riempiendo di nuovo i miei polmoni come una boccata d'aria fresca. Sarebbe appagante per me farti capire quanto la mia vita sia migliorata da quando ci sei tu, ma non so spiegarlo a parole, posso solo sperare che tu lo capisca tramite i miei occhi.
«me sei mancato da morì» sussurro.
Ti allontani quel tanto che basta per poter prendere il mio viso tra le mani, dovrei quantomeno risentire un po' del tuo peso in questo momento, ma non riesco a focalizzare l'attenzione su qualcosa che non sia i tuoi occhi, quindi la fatica passa automaticamente in secondo piano mentre mi accarezzi le guance.
«anche tu» mormori.
«e c'hai intenzione de aspettá tanto prima de baciamme?»A quella domanda non c'è risposta, o almeno non verbale, le tue labbra si posano immediatamente sulle mie e mi chiedo come io abbia fatto a stare senza tutto questo tempo. Muovo qualche passo finché la tua schiena non tocca il muro esterno di casa e solo in quel momento posso permettermi di alzare una mano portandola dietro la tua testa per dividerla dal muro.
