Se questo non è amore, di certo ci somiglia,
Perché pensiamo troppo, ma il cuore non si sbaglia.Stranamente oggi svegliarmi per passare la mattinata al bar non pesa come le altre volte nonostante abbia dormito comunque quattro ore o forse qualcosa di meno. Appena toccato il letto ho iniziato a pensare a quanto fosse assurdo il fatto che abbia parlato in modo tranquillo con Simone e, ancora di più, che gli abbia tenuto la mano come se lo facessimo da sempre.
Non c'è imbarazzo nemmeno quando vieni al bar con Virginia e ti siedi davanti a me, come sempre. Hai il viso stanco ma sorridi ed io non ce la faccio nemmeno a prenderti in giro quando mi guardi con quegli occhi enormi e diversi dal solito, sembra quasi che il muro stia crollando e dopo la conversazione avuta ieri sera non fatico a crederlo.
Prendi il solito caffè e ti allontani con tua nonna per prendere posto in spiaggia, sempre dove i miei occhi arrivano e dove tu sei libero di girarti a guardarmi di soppiatto credendo che io non ti noti.
Mi sfugge il perché, però, Simone.
Mi sfugge il perché di tante cose, perché sento il bisogno di averti sempre davanti agli occhi? Perché sento il bisogno di toccarti? Perché me lo permetti, Simone?
Continuo a pensarci anche mentre lavoro e l'attività di animazione inizia sulla riva e vederti camminare verso le canoe posizionate per una gara è decisamente l'ultima cosa che mi aspettavo da te. Ti giri verso di me mentre ti gratti il collo ed è così evidente che sei in imbarazzo che mi viene spontaneo chiedermi se siano stati tua nonna e tuo padre a convincerti a partecipare.
Sulle mie labbra si forma un ghigno ed alzi gli occhi al cielo dandomi di nuovo le spalle.
Per la seconda volta rimango sorpreso nel vedere che a raggiungerti per fare coppia non è tuo padre ma un ragazzo a cui stringi la mano per presentarti, in una manciata di secondi si aggiunge un altro "perché" alla lista, ovvero: perché mi interessa?
Il ragazzo biondo ti dice qualcosa e tu sorridi annuendo, io che un sorriso da parte tua me lo sono dovuto guadagnare ti guardo come se mi avessi fatto il torto più grande mentre ti infili il giubbotto di salvataggio e aiuti il ragazzo ad allacciare il suo.
«stronzo, antipatico e non lo sopporti, mi pare» la voce sarcastica di Chicca mi riporta dietro al bancone ma non ho intenzione di scostare lo sguardo da voi mentre le rispondo.
«ieri notte siamo stati in spiaggia insieme a parlare» Chicca non risponde, probabilmente perché a quella frase non c'è risposta. Mi schiarisco la voce mentre ti posizioni di fianco alla canoa e quel tizio ti posiziona una mano sulla spalla come se fosse un gesto necessario per la vostra prestazione. «so stato bene, Chí»
«e quindi?»
«e quindi chi cazzo è quello?»La risata di Chicca arriva in concomitanza con la vostra partenza e riesco solo a pensare che non c'è nulla di divertente per me, che ho sempre avuto un'idea ben definita fino al tuo arrivo e ora mi ritrovo a fissarti con la mascella serrata pensando di essermi fatto un'idea che non rispecchia la realtà.
«sta solo a fa n gioco Manuel»
Stai solo a fa n gioco, lo so, ma non riesco a levarmi dalla testa il fatto che vorrei esserci io su quella canoa con te.
Per buttare altro sale sulla ferita siete proprio voi due a vincere e tradizione vuole che il premio sia un caffè al bar. Ti sfili velocemente il giubbotto e cammini verso di me affiancato dal biondino mentre ridete per qualcosa sicuramente legato alla prestazione appena fatta, ti siedi sempre davanti a me ma impieghi qualche secondo prima di guardarmi mentre i miei occhi non si sono staccati da te nemmeno per un secondo.
«caffè?» chiedo, tu annuisci facendo cadere qualche goccia d'acqua dai tuoi capelli di cui seguo il tragitto lungo la spalla e il petto.
«ci saremmo ribaltati non fosse stato per te» il ragazzo vicino a te cattura la tua attenzione e ridacchi alzando le spalle.
«e saremmo arrivati ultimi non fosse stato per te» rispondi mentre io inizio a preparare i caffè.
«siamo un'ottima squadra, Simone»